Sono i falsi e i falsari il fulcro intorno a cui ruotano in questo libro le coinvolgenti e spiazzanti conversazioni di Federico Zeri, un grande storico dell'arte nel quale il rigore del filologo ha sempre convissuto felicemente con lo spirito erratico di un conoscitore senza pari. La sua è un'intelligenza cui nulla è estraneo perché tutto - dalla cucina alla moda, dall'arredamento al folclore - è espressione artistica. Incontreremo quindi in queste pagine Leonardo da Vinci e i fratelli van Eyck, Caravaggio e Rubens, ma anche il restauro e le differenze fra arte occidentale e arte russa, la natura morta e i grandi artisti del Novecento. Nell'officina affabulatoria di Zeri, par di toccare con mano, quasi sentire, gli odori dei colori, le tecniche, i pigmenti, i trattamenti cui venivano sottoposte le opere perché acquisissero la patina antica. Ma i falsari, anche i migliori (per i quali Zeri non nasconde la propria ammirazione), nonostante la loro abilità cadono sempre sullo stile, che è inimitabile e non può essere riprodotto. Come ci insegna Zeri, è impossibile immergersi nel passato al punto da poter replicare esattamente l'autentica sensibilità che gli corrisponde.
IL LIBRO
Il volume raccoglie diversi articoli che Federico Zeri pubblicò sul quotidiano La Stampa tra il 1990 e il 1998, con l'aggiunta di quattro lezioni sostanzialmente inedite. La «memoria» del titolo fa riferimento a persone ed eventi che il grande storico dell'arte ebbe modo di conoscere da vicino nel corso di un’esistenza ricca di incontri (e scontri), di curiosità e passioni. Città, istituzioni e ambienti offrono lo spunto per divagazioni anche bizzarre, in ogni caso espressione di una cultura onnivora, senza pregiudizi e preclusioni. Lo «sguardo» è invece quello dello Zeri critico d’arte, lettore acutissimo di quadri e sculture, recensore di mostre, polemista vivace, osservatore (e non di rado censore) di musei e fondazioni.
Accanto a pagine su Tiziano, Veronese e Caravaggio si trovano escursioni severe o divertite intorno a restauri, oggetti, atteggiamenti e dimore di ogni tempo e luogo, dove, per esempio, mobili, abiti e gastronomia sono spie importantissime per «leggere» il gusto e i sapori di un'epoca. La memoria e lo sguardo di un occhio così attento esprimono al meglio la curiosità di un'intelligenza febbrile nelle pagine dedicate all'agonia e alla fine di Roma antica, che sono un monumento di sapienza e di sintesi, oppure in quelle conclusive sulla città e l'arte, pronunciate pochi giorni prima della scomparsa, che si possono considerare una sorta di testamento intellettuale: un viaggio ricco di suggestioni lungo gli interessi e gli itinerari di una vita.
L'AUTORE
Federico Zeri (1921-1998) è unanimemente considerato uno dei più grandi storici dell’arte italiani. Autore di decine di fondamentali saggi, in edizione TEA sono apparsi Il cannocchiale del critico (1993) e Due dipinti, la filologia e un nome. Il maestro delle Tavole Barberini (1995).
Dal "Compianto sul Cristo morto" di Giotto al "Tondo Doni" di Michelangelo, dalla "Vocazione di san Matteo" di Caravaggio alla "Danza" di Matisse, dallo "Sposalizio della Vergine" di Perugino alle "Muse inquietanti" di De Chirico, Federico Zeri spiega, con tono affabile e diretto, l'origine, il significato e l'influenza di quasi cinquanta capolavori della storia dell'arte dal Trecento al Novecento. Sono, in un certo senso, "ritratti" di un quadro e dell'artista che lo dipinse.
L'operosa ricerca e l'insaziabile curiosità di Federico Zeri si muovono liberamente nel tempo e nello spazio, dai grandi temi dell'arte ai più minuti o stravaganti aspetti della comunicazione visiva, ravvicinati dalla capacità dell'autore di coinvolgere il lettore e di trascinarlo. Pagine nate in occasioni e tempi diversi acquistano così un'intima unità, animate sempre dalla straordinaria erudiziene, dal costante senso della storia, dalla lucidità interpretativa e dalla puntigliosa foga polemica del grande maestro. I cui intenti, sin dal titolo, risultano palesi: l'"orto" che egli coltiva non è chiuso, non è quell'hortus conclusus che indica l'intimità dei segreti pensieri o il geloso campo di un lavoro intellettuale; bensì è aperto, a disposizione del pubblico e insieme luogo da cui si può indagare in qualsiasi direzione. Il ricco corredo iconografico consente inoltre un puntuale riscontro visivo delle affermazioni dell'autore e fa di questo libro un prezioso strumento per la lettura dell'opera d'arte.