L'alimentazione, l'esercizio fisico, la resilienza dei nostri geni, il fatto che siamo magri, giovani o saggi: niente di tutto questo importa se non respiriamo in modo corretto. La colonna mancante della salute è il respiro. Tutto parte da lì. Non c'è niente di più essenziale per la nostra vita che respirare: prendere aria e lasciarla uscire, per venticinquemila volte al giorno. Sembrerebbe banale eppure gli esseri umani, come specie, hanno perso la capacità di respirare correttamente, compromettendo così la propria salute. Per avere un'idea di come la respirazione sia considerata dalla medicina moderna, pensate all'ultima visita a cui vi siete sottoposti. Molto probabilmente il medico vi avrà misurato la pressione, la frequenza cardiaca e la temperatura, ma è facile che non vi abbia mai controllato la frequenza respiratoria e l'equilibrio tra ossigeno e anidride carbonica nel flusso sanguigno. Il giornalista scientifico James Nestor ha viaggiato per il mondo per capire cosa sia andato storto in questo approccio e, dopo minuziose ricerche, ha trovato delle risposte sorprendenti: e non le ha trovate, come ci si aspetterebbe, soltanto nei laboratori di pneumologia... Malattie come asma, ansia, disturbo da deficit di attenzione, psoriasi potrebbero essere alleviate o fatte regredire semplicemente cambiando il modo in cui inspiriamo ed espiriamo. Sì, la respirazione ci permette di agire sul sistema nervoso, controllare la risposta immunitaria, ripristinare la nostra salute e ci aiuterà a vivere più a lungo. Cambiare il modo in cui respiriamo ci aiuterà anche a migliorare le nostre prestazioni sportive. Dopo aver conosciuto polmonauti che hanno usato la respirazione per raddrizzare colonne vertebrali scoliotiche, smussare disturbi cronici e riscaldarsi a temperature sotto lo zero capiremo che niente di tutto ciò dovrebbe essere possibile, eppure, come vedrete, lo è.
Fino a quando le aziende saranno istituite per concentrarsi esclusivamente sulla massimizzazione del reddito finanziario per pochi, la nostra economia sarà bloccata in un'idea di crescita infinita e in una conseguente disuguaglianza strutturale. In questi ultimi anni, però, si stanno finalmente sperimentando nuove forme di imprese che Marjorie Kelly definisce "rigenerative", aziende che tra i loro obiettivi si pongono anche quello di creare le condizioni sufficienti per garantire l'esistenza delle generazioni a venire. Come in una sorta di diario di viaggio, l'autrice ci guida alla conoscenza di numerose realtà esemplari, imprese di diverse parti del mondo che costituiscono dei modelli alternativi: un impianto eolico gestito da una comunità nel Massachusetts, una cooperativa di aragoste nel Maine, la John Lewis Partnership in Gran Bretagna, ossia la più grande azienda di proprietà dei suoi stessi dipendenti, la Novo Nordisk in Danimarca gestita da una fondazione non-profit, un caseificio di proprietà di un agricoltore nel Wisconsin e molte altre...
A occhio nudo vediamo solo una minima parte della realtà che ci circonda. Le nostre capacità naturali sono nettamente inferiori rispetto ai raggi X che scrutano attraverso la pelle, ai microscopi in grado di distinguere, ad esempio, le principali componenti del sangue, ai sistemi di sorveglianza ad alta tecnologia gestiti tramite l'intelligenza artificiale. O rispetto a quelle degli animali che possono vedere gli infrarossi, gli ultravioletti, o addirittura a 360 gradi: queste creature vivono nello stesso mondo in cui viviamo noi, ma hanno accesso a qualcosa di molto diverso quando si guardano intorno. In questo saggio, che Naomi Klein ha definito "caleidoscopico" per la ricchezza e la varietà delle ricerche che affronta, Ziya Tong illumina diversi aspetti dell'individualità e della società da prospettive nuove. Espone prima di tutto i limiti delle nostre capacità visive, mostrandoci come la scienza e la tecnica hanno potuto permetterci di superarli, nel tempo, grazie a una strumentazione sempre più avanzata. Poi, illustra i punti ciechi "collettivi", evidenziando quanto poco sappiamo sulla provenienza del cibo o dell'energia o sulla destinazione finale dei nostri rifiuti, procurandoci più di qualche shock con la descrizione dei processi dell'industria alimentare... Infine, si sofferma su quei modi di pensare il mondo che sembrano naturali o inevitabili, ma che sì rivelano solo concezioni ereditate, tramandate di generazione in generazione.
Uno degli economisti di punta del panorama italiano e internazionale scende in campo per chiedere al mercato di essere non solamente un produttore di ricchezza, e di assicurare una crescita sostenibile, ma anche di porsi al servizio di uno sviluppo umano integrale, contro tutte le forme di disuguaglianza.
Il testo, pubblicato a metà degli anni ’50 sulla rivista “Woman’s Home Companion”, porta la firma della madre del movimento ambientalista Rachel Carson, che con il suo “Primavera silenziosa” nei primi anni ’60 del secolo scorso, focalizzò l’opinione pubblica, sull’impatto della chimica sulla salute e sulle ripercussioni a lungo termine di scelte fatte dai governi.
Prima di “Primavera silenziosa” però la Carson, scrisse questo piccolo saggio che rimase, purtroppo, incompiuto. Nel testo, racconta con estrema naturalezza e in maniera molto empatica le escursioni, le passeggiate, le avventure nelle foreste e nei campi, osservando la natura, gli animali, le piante, esperienze fatte durante l’estate con il nipotino Roger di tre anni appena.
L’incontro di Francesco d’Assisi con il lupo di Gubbio narrato nei Fioretti – in cui Francesco ammansisce un lupo feroce che spaventava la città – è uno degli episodi più famosi della vita del Santo, sicuramente uno di quei momenti emblematici che hanno formato il nostro immaginario collettivo insieme alla predica agli uccelli. Oggi più che mai, questi due racconti toccano profondamente la nostra sensibilità, così attenta alle tematiche ecologiche. Non a caso san Francesco è un modello attualissimo per la sua speciale capacità nel ristabilire rapporti equilibrati e integrati tra l’uomo e la natura. Questa lettura, però, mette in luce solo un aspetto del significato metaforico della vicenda del lupo di Gubbio, il cui messaggio invece è essenzialmente politico: non si tratta, infatti, di avere pietà del lupo in quanto tale, ma in quanto escluso dalla città. A questo proposito, la storia solleva domande difficili e cruciali: come integrare il diverso e l’escluso all’interno dei rapporti cittadini? È possibile e giusto effettuare una tale operazione o l’unica soluzione a questo conflitto è la scelta oppositiva guidata dalla violenza? Con grande competenza e sensibilità, tenendo ben presente l’urgenza delle questioni legate all’integrazione che agitano il nostro tempo, Pietro Maranesi rilegge la parabola di Francesco e il lupo evidenziando la necessità di un ruolo nuovo, quello del mediatore politico, una figura capace di far superare al gruppo sociale le tensioni che normalmente nascono all’arrivo del “diverso”, e sia in grado non solo di gestire le paure, in modo che non sfocino nella violenza, ma addirittura di trasformare quella novità in opportunità di vita a vantaggio della comunità intera.
San Francesco non solo si è impegnato in prima persona a favore della pace e della riconciliazione, ma ha anche adottato atteggiamenti e strategie politiche che possono essere assolutamente valide ancora oggi per chiunque voglia impegnarsi a favore di una società inclusiva.
Pietro Maranesi, frate cappuccino, è rettore dell’Istituto superiore di Scienze religiose di Assisi e docente di Teologia dogmatica e Francescanesimo all’Istituto teologico di Assisi. È autore di varie pubblicazioni tra le quali Facere Misericordiam (Porziuncola, 2007), Francesco di Assisi e i Frati Minori (Cittadella, 2012), La clausura di Chiara d’Assisi (Porziuncola, 2018), La verità di Nicodemo (Cittadella, 2019).
In questo libro Timothy Morton, filosofo, sostiene che tutte le forme di vita sono tra loro collegate in una rete vasta e fittamente intrecciata. Nessun essere vivente, nella sua singola sostanza, può esistere come indipendente e isolato: l'interconnessione tra individui riguarda tutte le manifestazioni della vita in modo davvero fondante. La comprensione di questa interconnessione è ciò che Morton chiama "pensiero ecologico" e, in questo saggio, ne indaga le profonde implicazioni filosofiche, politiche ed estetiche. "Pensare in modo ecologico può essere abbastanza diverso dalle nostre supposizioni. Non ha a che fare solo con le scienze dell'ecologia. Pensare in modo ecologico ha a che fare con l'arte, la filosofia, la letteratura, la musica e la cultura. Ha molto più a che fare con il settore degli studi umanistici delle moderne università che con le scienze naturali, ma ha anche a che fare con le fabbriche, i trasporti, l'architettura e l'economia. L'ecologia racchiude tutti i modi immaginabili in cui si può vivere insieme. Ha profonde implicazioni con la coesistenza. Gli esseri umani hanno bisogno l'uno dell'altro tanto quanto hanno bisogno dell'ambiente. Gli esseri umani sono l'uno l'ambiente dell'altro. Pensare in modo ecologico non riguarda semplicemente cose non umane. L'ecologia ha a che fare con me e con te."
Succede ogni estate, a fine giugno. Inizia il tempo dei bottafichi, i fioroni. Il momento più bello dell'anno: un'esplosione di sapori, profumi, calore. I bottafichi sono una passione quasi ossessiva per Carminù, che tutte le mattine, finita la scuola, lotta contro quelle 'strunze' delle 'grisce' - le ghiandaie - per aggiudicarsi i frutti migliori. Insieme a lui Mario e Vittorio, i suoi inseparabili amici d'infanzia. Li unisce un legame purissimo, fatto di corse in giro per la campagna a rubare frutta e uova, di partite a calcio, di segreti condivisi. Sono compari, si sono cioè scambiati a vicenda un garofano rosso in segno di eterna amicizia. Un'estate felice e spensierata sembra attendere Carminù, le cui notti sono, però, tormentate da un incubo. Un incubo che ha vissuto realmente anni prima, quando suo padre era partito per la Germania, e che ora non vuole rivivere più. In quei giorni, Carminù comincia a frequentare il novantenne 'nuni' Argenti, ritornato a Spillace dopo una vita da emigrato. Quest'uomo solitario, intriso di malinconia e sapienza, darà a Carminù le chiavi per decifrare un mondo che, a quell'età, si va facendo sempre più ingarbugliato e gli racconterà perché il tanto amato fico è l'albero della fortuna. In una Calabria dal sapore agrodolce, tra la pasta al forno e le polpette dell'adorata mamma, i capelli biondi di Rosalba, l'ammirazione sconfinata per un padre con cui condivide gli stessi occhi, "così profondi che si mangiano il mondo", Carminù si prepara ad affrontare le grandi prove che io porteranno verso l'età adulta.
Sull’acqua racconta con grande intensità l’epopea delle acque di Milano che, dopo decenni di prelievo forzato industriale, giacciono nel sottosuolo della città cariche di mistero, di memoria e di promesse.
Un testo allo stesso tempo poetico e filosofico sul tema universale e importantissimo dell’acqua, l’elemento cardine della vita dell’individuo e delle società che ha saputo costruire, ora sotto la reale, pungente minaccia di inquinamento ambientale, dispersione e voraci interessi economici.
Scrive Michele Serra: “L’idea di una presenza risalente non è meno affascinante di quella di una presenza che incombe dall’alto; se i popoli antichi temevano che il cielo potesse precipitare ho immaginato per noi moderni l’evenienza che l’acqua risalga dalle profondità per richiamarci alla nostra debolezza così come ai nostri doveri [...] Inutile sottolineare che non si tratta solo di una suggestione poetica. Sono i mutamenti climatici a indicare nel livello delle acque [...] uno dei grandi problemi futuri dell’umanità, e nella gestione delle acque un’emergenza evidente [...] L’emergere contiene una rivelazione, qualcosa che avevamo dimenticato, che avevamo trascurato [...]. Sull’acqua è anche una inconfessata preghiera. Che l’acqua non ci manchi mai. E che mantenga il suo livello all’altezza della nostra sopravvivenza, non sopra né sotto.”
L'autore
Michele Serra (Roma 1954), scrittore, giornalista tra i più brillanti e versatili del nostro panorama, è autore di numerosi libri, alcuni di grande successo. Scrive su “la Repubblica”, “L’Espresso”, “Vanity Fair”. Scrive per il teatro e ha scritto per la televisione. Ha fondato e diretto il settimanale satirico “Cuore”.