Con questo libro, il suo più personale sino a oggi, Oliver Sacks apre le porte della grande casa edoardiana di Londra in cui viveva un ragazzino timido e introverso con la passione per la chimica: di fronte al multiforme e al caotico, all'incomprensibile e al crudele, la purezza del metallo ha per il piccolo Oliver un valore simbolico, quasi la materializzazione di "idee chiare e distinte" e di un ordine stabile. Il tramite naturale verso questo mondo fantastico è Dave, zio Tungsteno, quello che fabbricava le lampadine. Guidati dai filamenti di luce, seguiamo l'evoluzione di quel ragazzino curioso e appassionato: e sarà come ricapitolare alcune tappe essenziali nella storia della scienza.
Individuata una meta possibile, l'isola di Papua (Nuova Guinea), Osborne parte per un viaggio che sarà diverso da qualsiasi altro, e più di qualsiasi altro sgangherato e divertente. Comincerà con un'esplorazione di altrove molto contaminati (la Dubai che gli sceicchi stanno trasformando in un immenso parco a tema, le Andamane semidistrutte dallo tsunami e in procinto di essere ricostruite come le nuove Maldive, la Thailandia vista attraverso l'enorme città della salute e del fitness dove l'autore trascorre due surreali settimane) e si concluderà in un'immensa isola tra cieli verdi, fiumi fucsia e vulcani attivi, dove, si ritroverà nudo, cosparso di grasso suino e felice nel pieno di un'orgia tribale.
Nessuno può sottrarsi allo charme di Myra Henshawe: né gli "amici artisti", né gli "amici ricchi", che subiscono rassegnati il suo sarcasmo fulmineo. Adorabile e imperiosa, Myra sembra avere proprio tutto. Anche un marito devoto, il quale non può scordare che Myra, per sposarlo, ha rinunciato a un'immensa fortuna. Ma crepe sottili percorrono la superficie di questa perfezione. Solo l'occhio incantato e perspicace di una ragazzina riesce a scorgerle; ed è come se nella casa degli Henshawwe, dove regnano spensieratezza e buone maniere, penetrasse uno spiffero gelido, suscitando un misterioso terrore.
Sarà perché è l'indomani del giorno dei Morti o perché mancano due anni alla pensione, ma il commissario preferirebbe starsene a chiaccherare nel suo ufficio con una vecchia conoscenza, Grégoire Brau. E invece gli tocca occuparsi dell'assasinio del direttore di un biscottificio prossimo al fallimento, in una casa che in passato è stata lussuosa e dove ora ogni cosa è sporca e rotta e Maigret prova subito una "sensazione di irrealtà". Inoltre, la famiglia, ripiegata su se stessa, si chiude subito in un silenzio ostile, opponendo all'indagine un muro di omertà.
Siamo tra Mississippi e Missouri, nel pieno della Grande Depressione e del proibizionismo. Una casa "buia, desolata e meditabonda" persa tra boschetti di cedri e prati inselvatichiti, nasconde una distilleria clandestina gestita da una banda di magnaccia e sbandati. Qui un pomeriggio, con un accompagnatore già ubriaco, irrompe come un'aliena Temple Drake, studentessa diciassettenne "non più proprio bambina, non ancora donna". "Dritta come una freccia nel vestitino succinto", il cappellino spinto all'indietro a sprigionare "quel che di licenzioso", Temple innescherà un tragico domino di perversione e di morte. Momento fatale sarà l'incontro tra i suoi occhi "tutti pupilla" e quelli, simili a "due grumi di gomma", del capobanda Popeye, dal volto perennemente contratto nella smorfia supplice di chi si accende una sigaretta dietro l'altra - un volto corrotto che porta incisa la perdita dell'innocenza di un intero Paese. Dopo aver freddato un suo scagnozzo e deflorato la ragazza tra le mura sventrate del fienile, Popeye riuscirà a segregarla in un bordello di Memphis e a far incolpare del delitto uno dei suoi uomini; ma un beffardo contrappasso si abbatterà su di lui, lasciando il lettore scosso e attonito perché "forse è nell'istante in cui ci rendiamo conto, in cui ammettiamo che nel male vi è un disegno logico, è allora che moriamo".
Il libro di Onians vuole avvicinarci alle radici del nostro essere. E la via che propone è quella dell'indagine lessicale: l'analisi delle parole, per lo più greche e latine, con cui è stato dato nome alla vita, allo spirito, all'anima, al corpo, alla sorte fin dagli inizi di quella civiltà composita, sfaccettata, innovatrice che, a un certo punto (tardo) della sua storia, fu chiamata "europea". Quest'opera è un compagno indispensabile per quanti vogliono sapere di che cosa stanno parlando quando parlano di se stessi.
Destrieri meccanici in volo per i cieli dell'Oriente e splendide principesse insidiate da perfidi vecchiacci, principi intrepidi e sovrani ora crudeli ora gabbati. Harem in cui regine fedifraghe, ancelle e schiavi-amanti intrecciano giochi d'amore che costeranno la vita a troppe innocenti. Bazar dai profumi di spezie in cui si aggirano ladroni in vesti di mercanti, astute schiave agili nella danza e dal pugnale facile, giovani ingenui e belli. Età di lettura: da 5 anni.
Hermann, un russo di ascendenze tedesche che vive a Berlino, durante un viaggio d'affari a Praga si imbatte in un vagabondo la cui fisionomia gli sembra del tutto identica alla sua. Irrequieto, insoddisfatto dell'insulsa routine, Hermann concepisce un piano criminale: stipulata un'ingente assicurazione sulla vita, induce il barbone a uno scambio di abiti, dopodiché lo uccide. In attesa di incassare l'assicurazione con l'aiuto della moglie, rimane nascosto in un villaggio dei Pirenei, dove tuttavia si rende conto che il suo piano perfetto è miseramente fallito.
Da una parte una madre asserragliata dalla solitudine, chiusa fra quattro mura che emanano freddo e infelicità, in una casa di campagna dove nulla pare funzioni. Dall'altra una figlia dalla vita scombinata, che sente ogni settimana il dovere, angoscioso e astioso, di visitare la vecchia madre. E che ora vuole risolvere i suoi crucci trovandole una badante. Ma la madre resiste. Il conflitto, al tempo stesso lacerante e orribilmente comico, culmina in una festa per anziani, sgangherata e grottesca, finché tutto si raggela in un'istantanea di vero dramma.
All'inizio di questo romanzo Duddy Kravitz ha 15 anni, ma si rade due volte al giorno nella speranza di farsi crescere il più in fretta possibile la barba. La sua vita non è facile, nel ghetto ebraico di Montreal, e la profezia del nonno ("un uomo senza terra non è nulla") incombe sul suo futuro come una condanna. O un invito a non arretrare di fronte a nulla pur di raggiungere lo scopo. Ed è in questo senso che Duddy la interpreta, costruendosi passo dopo passo una carriera di cialtrone, bugiardo, baro, libertino - in altre parole di sognatore professionista, visto che il suo ultimo approdo, che gli garantirà denaro e gloria, sarà il cinema.
Due lunghi racconti in cui Flaiano rappresenta la crisi dell'individuo, sullo sfondo di una Roma sempre più desolata. In "Una e una notte", Graziano, giornalista in crisi, inviato sul luogo in cui è atterrato un disco volante, scoprirà quanto sia vana l'illusione che un evento straordinario possa mutare la propria vita e si convincerà che il suo disagio non ha via d'uscita. Anche Adriano, il protagonista dai forti tratti autobiografici della seconda storia, è un intellettuale in crisi. I suoi inquieti pellegrinaggi lo portano ad incontrare l'amico regista al lavoro (Federico Fellini) o sulle spiagge di Fregene dove incontra i semplici pescatori.
La vita di Lermontov, breve, intensa, influenzata dal modello byroniano, si riflette in componimenti dominati da eroi solitari, da esclusi e proscritti alla costante ricerca di un riscatto. I poemi e le liriche qui raccolti delineano un panorama della sua opera dal 1828 al 1841, l'anno della morte, privilegiando i vertici della sua produzione poetica.