Quanti sono gli uomini a servizio della giustizia che si prestano per salvare la vita agli altri rischiando - a volte perdendo - la propria? Poliziotti, agenti di scorta, carabinieri, vigili del fuoco, militari. Uomini che, senza cercare alcun protagonismo, rischiano quotidianamente la propria pelle. Sono loro, è vero, a scegliere di svolgere quel mestiere, talvolta per necessità. Ma questo non toglie il fatto che siano eroi. Vestono divise diverse ma hanno uno scopo comune: preservare la vita altrui, anche a costo di sacrificare la propria. Questo libro racconta la storia di alcuni di loro, della loro identità reale di protagonisti della cruda cronaca che li costringe a scontrarsi contro le ingiustizie, i disperati, i malviventi.
SIETE SORPRESI DEL LAZIO-GATE? TROVATE PAZZESCO O SQUALLIDO BATMAN FIORITO? BENE, IN LIBRERIA L’AUTO-BIOGRAFIA DI PAOLO GUZZANTI CHE, TRA TANTI EPISODI DA URLO, SCODELLA IL RETROSCENA DEL CELEBRE “A’ FRA’ CHE TE SERVE” – 2- “A’ GUZ¬ZA’” SPIEGÒ, “TE DEVI PRIMA DE TUTTO METTE IN TESTA CHE QUA AVEMO RUBBATO TUTTI. AVEMO DATO SORDI ILLEGALI A TUTTI. AVEMO FORAGGIATO LE CORRENTI, L’OMMINI POLITICI, AVEMO SEMPRE E GRAZI’A DIO FATTO COME CAZZO CE PARE. HAI CAPITO, GUZZA’? TUTTI, AVEMO RUBBATO. DAR PRIMO ALL’URTIMO. ER PIÙ PULITO CIÀ LA ROGNA” – 3- ECCO, ALLORA, VEDI UN SEGRETARIO, UN CAPOCOR¬RENTE E JE CHIEDI: “AOH, A’ COSO, COME TE CHIAMI, CHE TE SERVE? DU’ MIJONI? CINQUE? VENTI? E CHE PROBLE¬MA C’È? ECCO L’ASSEGNO. A’ FRA’ CHE TE SERVE? DIMMELO CHE T’ARISORVO ER PROBBLEMA…”
Pasquale Marconi (Vetto d'Enza 1898 - Castelnovo ne' Monti 1972) fu una delle personalità più importanti della montagna reggiana. Questo libro ne ripercorre la vita: dal seminario alla prigionia in Germania dopo Caporetto, dalla facoltà di Medicina alla fondazione del primo ospedale a Castelnovo ne' Monti, dalle difficoltà per il suo manifesto antifascismo alla Resistenza, fino all'attività politica e alla Costituente. Con ampi cenni alla storia del Novecento italiano, che si intreccia con quella dell'Appennino reggiano. La vita di un uomo, un medico, che ai nostri occhi di contemporanei appare come un romanzo.
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino visti da vicino, raccontati da chi, per anni, ancor prima che diventassero i magistrati antimafia che tutti conosciamo, ha vissuto al loro fianco momenti indimenticabili. Colleghi, investigatori e collaboratori ma anche amici veri, che - diversamente da quanto fatto da chi in questi vent'anni si è vantato della loro amicizia fino ad ora non avevano mai raccontato nulla di quel rapporto così intimo che hanno conservato nei loro cuori. Ed ecco, dunque, Giovanni Falcone con la sua mania per le collezioni di papere e penne stilografiche, con le sue battute di ironia demenziale, con la guerra delle molliche a tavola, ma anche con i suoi amori tormentati e le sue lacrime davanti ai drammi di alcuni dei collaboratori di giustizia che avevano deciso di parlare con lui. Ed ecco Paolo Borsellino, uomo all'antica, dall'umanità travolgente, rilassarsi con la sua piccola barca di vetroresina o a cavallo di una bicicletta, a pesca grossa durante il soggiorno da "recluso" all'Asinara o "in fuga" dalla scorta per una passeggiata notturna a Mondello con l'amico più stretto. È il racconto del volto inedito di due uomini che, sotto l'immenso peso dell'ansia e delle responsabilità della missione che li ha portati insieme fino alla morte, sapevano anche sorridere e divertirsi. Ed è il racconto di una grande amicizia fra due uomini diversi eppure uguali: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Sceso da Bologna a Roma all'inizio degli anni Sessanta per suonare il clarinetto in un rinomato gruppo jazz, Lucio Dalla segue una traiettoria musicale in apparenza priva di logica: convinto da Gino Paoli a presentarsi come cantante, si butta nella mischia della canzonetta rimbalzando tra festival e Cantagiri, fino a trovare la strada giusta con "4/3/1943" e "Piazza Grande". Dopo i primi successi inverte la rotta, puntando sulla canzone politica insieme al poeta Roberto Roversi: sono gli anni dei dischi densi e difficili, apprezzati dal pubblico "impegnato" ma lontani dalle vendite milionarie. Poi, Lucio comincia a scriversi da solo le sue canzoni, e diventa il Lucio Dalla che tutta l'Italia conosce e ama: un cantante capace nel corso degli anni di passare con la stessa naturalezza da "L'anno che verrà" a Caruso e di scippare il tormentone "Attenti al lupo" all'amico Ron per farne un successo enorme. Ma Lucio Dalla è stato anche regista teatrale, showman televisivo, attore cinematografico e personaggio pubblico che si è schierato a sinistra senza mai rinunciare alla fede cattolica. Entrare in contraddizione con se stesso non è mai stato un problema; restare immobile sì. La sua scomparsa, avvenuta il primo marzo 2012, è probabilmente solo un incidente di percorso: è possibile che Dalla stia allestendo un musical milionario da qualche parte. O che stia suonando il clarinetto in compagnia di un jazzista in qualche bettola malmessa. Prefazione di Emiliano Liuzzi
Alzare gli occhi al cielo e osservare le stelle, interrogarsi sulla materia, il tempo e lo spazio, indagare il cosmo e il suo mistero - insomma, parlare con Margherita Hack - non è solo intrattenersi in un'amabile conversazione sull'astronomia ma, soprattutto, ricollocare la nostra posizione nel mondo: non solo in senso fisico, ma anche in rapporto al ruolo dell'uomo nell'universo. Tutto ciò significa, pertanto, osare un'interpretazione ulteriore per compiere qualche passo in più nella nostra dimensione umana. Una dimensione che - come si leggerà in questo volume - ha una relazione talmente diretta con la finitezza e il dato materiale di cui slamo tutti composti, da costringerci a una vera e propria opera di modestia: presupposto per affacciarci al "conosci te stesso" di socratica memoria con qualche elemento di presunzione in meno e, forse, un po' di consapevolezza in più.
Chi non ricorda le Lezioni americane di Italo Calvino? Chi non ricorda i suoi richiami alla chiarezza, alla leggerezza, alla rapidità, all'esattezza, alla visibilità, alla molteplicità? In un certo senso, le riflessioni di Furio Colombo contenute in questo libro sono le sue lezioni americane: una composta lectio di intelligenza dell'Italia attraverso lo spettro dell'esempio americano. Furio Colombo fa parte di quella borghesia illuminata che ciascuno vorrebbe tirare per la giacchetta, ma ognuno avverte inalienabile alle proprie categorie. Il suo percorso procede all'insegna di un marchio torinese che ne fa un maitre à penser difficilmente riconducibile a una specifica area ideologica e altrettanto poco indicabile come pensatore trasversale. Nessuna trasversalità, infatti, nel suo rivestire incarichi di volta in volta vicini all'area liberale di un Sartori o di un Montanelli oppure, viceversa, al centrosinistra di matrice antiberlusconiana. Piuttosto una linearità intesa a tener fermi i paletti di quella che qui chiamiamo, senza indugi - poiché a questo allude, in definitiva, la sua lectio - civiltà.
Il 5 ottobre del 2011, a cinquantasei anni, Steve Jobs se ne è andato. La notizia, comunicata da Apple, ha fatto istantaneamente il giro del mondo. Perché Jobs non era solo il volto principale di una delle più grandi aziende del pianeta, ma l'uomo che con le sue idee e il suo spirito commerciale ha rivoluzionato tanti aspetti della nostra quotidianità e del nostro rapporto con la tecnologia. Questo libro è più di una biografia: è un viaggio dentro una rivoluzione, quella rivoluzione informatica che ha permesso all'umanità di fare un passo avanti. Steve Jobs ne è stato l'interprete più noto e più carismatico; ma questa è una storia affollata di inventori, pionieri, sognatori hippie e nerd smanettoni. È l'epopea di una regione, la Silicon Valley, da cui si è sprigionata l'onda creativa che ha cambiato il mondo. Questo libro è più di una ricostruzione storica: è l'approfondimento del testamento lasciato da Steve Jobs nel 2005 agli studenti di Stanford. Una riflessione sulla vita e la morte, un insegnamento da tenere a mente per vivere al meglio ogni singolo giorno e, magari, lasciare il segno nella storia.
Questa non è una normale biografia, ma nemmeno una semplice guida geografica. È entrambe le cose: una sorta di "pedinamento storico" sulle tracce di Indro Montanelli, un'inedita caccia all'uomo condotta attraversando i decenni e i continenti. I luoghi di Indro Montanelli tracciano il cammino della nostra storia recente. È un lungo viaggio a ritroso, alla scoperta di vicende dimenticate e antiche foto ingiallite. Roma, Milano, Firenze e Parigi, ma anche Fucecchio, New York e Addis Abeba: ogni luogo ha la sua storia, e questo libro ce le racconta tutte.
"Ci è stato detto che L* poteva essere, nell'ordine: ipovedente, sorda, autistica, affetta da lesione cerebrale, da malformazione cerebrale, affetta da reflusso gastroesofageo ma per il resto perfettamente sana, affetta da malattia metabolica, da sindrome genetica, da agnosia visiva. A parte la piccola malformazione del lobo temporale destro, probabilmente responsabile dell'epilessia, nessuna di queste affermazioni ha trovato conferma nelle indagini eseguite. Eppure sono tutte un po' vere. L* non è cieca, ma non si guarda intorno come un bambino normale e credo che non abbia mai visto quanto è bella la neve o certi tramonti o alcune espressioni di suo fratello. Non è sorda ma non sente come gli altri, non ride quando si fa una battuta e sembra non sentire la magnificenza di una sinfonia di Beethoven. Non avendo mai avuto una vera diagnosi, le risposte alle nostre numerose e pressanti domande sono arrivate da sole, col tempo, vivendo e aspettando. Vivrà? Crescerà? Parlerà? Camminerà? Correrà? Capirà?". Una storia vera. Il libro è il racconto di un duro percorso di accettazione alla ricerca di una diagnosi che non arriva mai. Ma è anche una testimonianza in cui l'autrice mette a nudo la propria disperazione e l'amore per la propria famiglia, e il modo in cui questi due sentimenti si fondono continuamente, generando un senso di ribellione interiore che solo il tempo potrà smussare. Helen Tricks è uno pseudonimo. L'autrice è una libera professionista e, prima di tutto, una madre.
Un lungo viaggio negli ultimi 57 giorni di vita di Paolo Borsellino. La sua corsa contro il tempo per individuare gli assassini di Giovanni Falcone. La consapevolezza del giudice della “trattativa” in corso tra mafia e Stato e la sua lotta incondizionata per opporvisi.
«Io accetto, ho sempre accettato più che il rischio […] le conseguenze del lavoro che faccio, del luogo dove lo faccio e vorrei dire anche di come lo faccio. Lo accetto perché ho scelto a un certo punto della mia vita di farlo e potrei dire che sapevo fin dall’inizio che dovevo correre questi pericoli». Paolo Borsellino
I leghisti, che spesso non sanno l'italiano, pretendono che gli immigrati parlino come Alessandro Manzoni. Dal diploma per corrispondenza alla laurea mai ottenuta, dall'incontro con l'autonomista Bruno Salvadori alla creazione della Lega Lombarda prima e Lega Nord poi, dal matrimonio fallito agli slogan politici sui figli e la famiglia, dal federalismo alla secessione passando per la devolution, dai media padani alla rincorsa ai posti in Rai, dalle cooperative padane al flop della Credieuronord, dagli slogan contro “il familismo amorale” alla candidatura del figlio Renzo. Umberto Bossi, condannato per illecito finanziamento pubblico ai partiti durante Tangentopoli è il più “romano” dei padani. Una vita sbarcando il lunario e illudendo con promesse mirabolanti i suoi elettori, ma all'atto pratico non ha ottenuto null'altro che poltrone e posti di potere e sottopotere.