Nel testamento di don Primo Mazzolari si trova una dichiarazione: «Ho inteso rimanere in ogni circostanza sacerdote». Il sentirsi prete in tutte le evenienze di vita fu una connotazione essenziale della sua personalità. Fu anche scrittore, poeta, uomo politico…, ma prima di tutto sacerdote. Era il parroco, autentico punto di riferimento per i suoi parrocchiani e per tutti i parrocchiani d’elezione che, in ogni parte d’Italia, a lui si ispiravano. Nel presente libro si è voluto centrare l’attenzione su Mazzolari sacerdote, dalla personalità ricca e complessa, poliedrica. Affascinato dal mistero di Dio e carico di amore per i fratelli, egli prodigò le sue attenzioni pastorali per i vicini e per i «lontani», categoria di persone, questa, che divenne il cuore del suo apostolato: tutti, comunque, abbracciava nel cuore sacerdotale e guidava con fiducia all’incontro con il Cristo amico, fratello, compagno di viaggio.
«Questo libro di Francesco Zanotti su don Oreste merita di essere letto. Con affreschi di vita quotidiana e aneddoti entra nel cuore di questo sacerdote con la tonaca consumata che nella ferialità si è donato ai più poveri. Un grazie perché facendo conoscere don Oreste l’umanità cresce in bontà. Dall’A alla Z, un alfabeto d’amore per questo infaticabile apostolo della carità» (dalla prefazione).
Chi era don Benzi?
Don Oreste Benzi nasce il 7 settembre 1925 a San Clemente (RN), un paesino nell'entroterra collinare romagnolo a 20 Km da Rimini, da una povera famiglia di operai, settimo di 9 figli. All'età di 12 anni entra in seminario a Rimini e viene ordinato sacerdote il 29 giugno 1949. Fin da allora è grande il suo interesse per gli adolescenti e i giovani, per proporre “un incontro simpatico con Cristo”. Dopo il 1950 inizia a lavorare con alcuni giovani che decidono di impegnare le proprie vacanze nell'animazione dei soggiorni montani per adolescenti in difficoltà. Nel 1968 dà vita all'associazione “Comunità Papa Giovanni XXIII”, di cui rimane Responsabile Generale fino alla morte, il 2 novembre del 2007. Ai funerali partecipano più di diecimila persone.
Chi era Giuseppe Coletta? Un uomo amante dei bambini, marito, padre, carabiniere… Uno dei 19 morti di Nasiriyah. Un eroe? E Margherita Coletta? Una donna di fede, moglie, madre, compagna di una vittima di Nasiriyah. Una santa? «Eppure, così come Giuseppe non è un eroe, lei non è una santa. Entrambi, Giuseppe e Margherita, hanno trovato una risposta alla guerra che non è mai subordinata ad essa. Entrambi riescono in un’opera straordinaria: dalla guerra e dalla morte traggono motivo di pace e di nuova solidarietà. Dalla
guerra – ci dicono – si può uscire migliori, si può trovare la ragione per fare del bene. Ecco questo non lo sapevo e neppure lo immaginavo. E questo mi sembra davvero un miracolo» (Ritanna Armeni). Nasiriyah è abisso, Nasiriyah è inferno, Nasiriyah è letame. Ma dallo strazio di Nasiriyah, incredibilmente, sono nati dei fiori. Le pagine di questo libro ne conservano intatto il profumo.
La Congregazione delle Scuole di Carità, comunemente nota come “Istituto Cavanis”, nasce dall'intuizione e dal cuore di due fratelli veneziani, Marco e Antonio Cavanis, all'inizio dell'800. Nel 1803 danno inizio alla prima scuola gratuita per il popolo e da allora in poi la loro vita sarà caratterizzata da una lunga, faticosa azione di promozione cristiana e culturale dei giovani. La Congregazione da circa trent'anni è presente anche in Brasile, Ecuador, Colombia, Bolivia, Filippine, Romania e Congo con attività apostoliche parrocchiali e di assistenza ai ceti più poveri.
Nel 150° anniversario della morte di Antonio Cavanis, e in vista della “fase romana” del processo di canonizzazione, viene stampato questo agile profilo sulla vita e l’opera dei due fratelli, corredato da un inserto con immagini in bianco/nero. È un testo agiografico semplice, con una finalità vocazionale.
L’antologia non ha la pretesa di ricostruire la ricca dottrina e la profonda spiritualità di Marcello Zago, ma di offrire alcuni spunti di riflessione sui temi che più gli erano congeniali, che permangono di una viva attualità e che domandano ancora di ispirare la nostra vita cristiana. Il desiderio e la speranza è quella di contribuire a far conoscere la figura e il pensiero di questo grande missionario e teologo. Segretario del Segretariato vaticano per il dialogo con i non cristiani e della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, amico stimatissimo di Giovanni Paolo II, rimase però sempre umile e nascosto pur avendo ancora molto da donare a tutta la Chiesa.
Prefazione di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di S.Egidio.
La figura di don Leandro è presentata con obiettività e complessità. Il suo rapporto con la Chiesa è stato dolorosamente conflittuale. Lombardo non ha alcuna finalità apologetica, ma offre semplicemente dei dati che possono aiutare a comprendere il personaggio. C’è molta cautela intorno a questo prete, che è stato un eccellente professore di Teologia morale, conosciuto in tutta Italia, che poi ha deciso di lasciarsi la cattedra alle spalle per realizzare comunità di recupero per tossicodipendenti ed emarginati. Gli voltarono tutti le spalle: la gente aveva paura di vivere gomito a gomito con ragazzi border-line. Lui divenne, suo malgrado, un rivoluzionario: fu vicino ai divorziati e agli omosessuali, scandalo per la stessa curia locale: i punti più delicati sono quelli relativi alla morale sessuale e familiare, rapporti prematrimoniali, aborto, divorzio, omosessualità. Don Leandro vedeva negli ultimi il volto di Gesù; il motto della sua vita è stato «La pietra scartata è divenuta testata d’angolo».
Il libro – ricco di citazioni dalle opere di Illich – si propone come un’opera di primo contatto con la figura e il pensiero di Illich, ma anche come un saggio critico di approfondimento, per la capacità di cogliere nessi e contatti tra l’opera del pensatore con quella di altri filosofi, teologi e politici, contemporanei e non.
- Nel settembre 2006 ricorrerà l’80° anniversario della nascita di Illich. Su di lui non esistono finora biografie complete o studi divulgativi. Le sue opere – pubblicate negli anni 70 e 80 da grandi editori come Mondadori – sono in corso di ripubblicazione presso l’editore Boroli.
Prefazione di Claudio Martini, presidente della Regione Toscana
Un libro che non celebra ma racconta ciò che è stata la scelta di Marcello Candia imprenditore milanese che negli anni ’70 decide di vendere la sua azienda e partire in Brasile ad aiutare i lebbrosi. Con il suo consueto stile fine e poetico Giorgio Torelli cerca di scandagliare le motivazioni di una scelta così radicale, prova a capire chi era l’uomo e il cristiano. E per fare questo attinge dai suoi ricordi diretti: il loro primo incontro, lo svolgersi di un’amicizia sempre più coinvolgente negli anni, il soggiorno nell’ospedale fondato a Macapà. E poi l’oggi: come continua ciò che il seme di quella scelta ha generato? Come cresce, cosa insegna a noi e cosa annuncia al mondo. Chi sono le persone compiono nuovamente quella scelta?
Il libro racconta la figura e l’opera di don Luigi Di Liegro (1928-1997), fondatore e anima della Caritas diocesana romana, sempre in prima linea a fianco degli ultimi. Un sacerdote conosciuto da molti, ammirato e anche osteggiato come capita spesso a chi con semplicità e determinazione mette in pratica il Vangelo. Un carteggio, per lo più inedito, e molte testimonianze di chi ha lavorato con lui (a partire da quella di Maurice Bignami, ex-comandante di “Prima Linea”, pluriomicida, che lavorò molti anni nell’ostello Caritas alla stazione Termini, voluto da don Luigi).
Sergio Quinzio (1927-1996), saggista e teologo, si è dedicato per anni allo studio approfondito della Bibbia e alla riflessione sui fondamentali temi cristiani, soprattutto in rapporto alle origini ebraiche e agli esiti moderni della fede.
Articolato in due parti - il primo capitolo ricostruisce il percorso biografico di Quinzio; gli altri tre esaminano invece i temi fondamentali della sua riflessione religiosa - questo saggio si propone come un "invito alla lettura", grazie alla ricostruzione biografica (fondamentale per comprendere le opere cruciali di Quinzio) e l’analisi dei temi fondamentali.
Un testo critico di approfondimento, per la capacità di cogliere i nessi presenti nell’opera di un pensatore non sistematico ed evidenziare i punti di prestito e di contatto di Quinzio con altri filosofi, teologi e letterati, contemporanei e non.
Vincenzo Savio, recentemente scomparso dopo una lunga malattia, nasce a Osio Sotto, in provincia di Bergamo, il 6 aprile 1944. Il primo incarico da sacerdote è a Savona, poi sarà parroco a Livorno, poi Firenze e Alassio. Nel dicembre 2000 viene nominato Vescovo di Belluno-Feltre. Questo libro vuole raccontare la sua storia più recente, tracciare un profilo e indicare una figura esemplare per l’atteggiamento avuto nel vivere la malattia, la fede come gioia e testimonianza altissima per chiunque, e sono in tanti, l’abbia incontrato, magari solo avvicinato. Il racconto è in prima persona, come se fosse lo stesso Vincenzo Savio a parlare, appassionato e pieno di humor. Umberto Folena ci dà i ritmi e gli accenti caratterizzanti la vivace personalità del vescovo. Anche chi non lo ha conosciuto riesce a cogliere da questo racconto la statura dell’uomo e dell’uomo di Chiesa.
Lino Maupas, frate francescano, nacque a Spalato, in Dalmazia, il 30 agosto 1866. Si tratta di una figura molto nota a Parma, dove i suoi sandali, custoditi nella basilica cittadina, sono oggetto di continuo pellegrinaggio. La sua è stata una vita spesa, fino alla precoce scomparsa, per tutti i diseredati e i bisognosi, primi fra tutti i detenuti a cui Padre Lino dedicò buona parte della sua attività di pastore di anime. Morì a Parma, il 14 maggio 1924 presso il pastificio Barilla, mentre chiedeva l'assunzione di un giovane bisognoso.