Nella Bibbia le "forme di aggregazione sociale" - e i relativi "termini" che le contengono - sono molto importanti e assumono varie accezioni, da quelle più semplici, come il nucleo familiare (o anche le specie animali), le varie aggregazioni sociali ecc., a quelle più ampie e complesse come la configurazione dei popoli e addirittura degli imperi. Tutto questo fa parte della concezione biblica della "creazione", nella quale Dio ha posto gli esseri in forme sociali, da quelli inanimati a quelli animati, fino alla coppia umana. Ma nel tessuto biblico riscontriamo anche le aggregazioni malefiche, capaci di portare a scontri feroci e tragiche soluzioni, anche mortali, come la persecuzione dei profeti nell'AT e la morte di Gesù nel NT. Tuttavia, detto questo, occorre tenere conto poi della diversa mentalità che si riscontra nei testi biblici nella stessa terminologia, che può riscontrarsi rispetto ad altri contesti e culture.
Timoteo è uno dei collaboratori più fedeli ed importanti per Paolo. Dopo essere stato aggregato al team missionario in At 16,1-5, egli non cessa di accompagnare Paolo nelle tappe importanti del suo lavoro apostolico. Viene menzionato nei successivi capitoli degli Atti degli Apostoli come testimone dell'ingresso dei gentili nella chiesa. Preso atto delle varie difficoltà in cui vivono le comunità cristiane, Paolo lo manda affidandogli la responsabilità di risolvere la pesante situazione, i problemi che sorgono nelle comunità cristiane o almeno per far pervenire le raccomandazioni dell'Apostolo. Nel bilancio degli anni successivi, possiamo notare la crescita della sua responsabilità, tanto che Timoteo, giorno dopo giorno, riceve l'autorità, il rilievo e un ruolo importante all'interno delle comunità. Così, in vari momenti della sua vita, Timoteo cresce nella sua responsabilità e secondo le Lettere Pastorali diventa il successore dell'Apostolo.
La capacità di cogliere le più sottili sfumature di significato in realtà complesse distingue chi padroneggia un sistema linguistico da chi invece cerca di arrangiarsi. Poiché il nostro desiderio è di conoscere sempre più a fondo la "lingua di Dio" per poterne così vivere in modo autentico il messaggio, di fronte all'uso comune della formula "parola di Dio"diventa allora urgente coglierne il senso profondo nel suo aspetto polisemico e monosemico. In questo volume vorrei mostrare la ricchezza semantica di questa formulazione così come affiora dalla lettura di alcuni testi neotestamentari e veterotestamentari opportunamente scelti. Guidati da cinque concetti emersi dalle citazioni riportate di volta in volta a inizio capitolo studieremo l'espressione con il fine d'individuare tutte quelle nuances a essa sottese e quel senso unitario a cui queste ultime convergono trovandovi il loro vero e proprio valore.
La denominazione tipicamente cristiana di Dio come Padre nella Bibbia presenta un cammino lungo e articolato, che -come sempre- parte dalla semplice concezione della paternità terrena e famigliare, per poi dispiegarsi in un ampio ventaglio, che, dalla società umana, s'innalza fino al divino.
Il libro di P. Boschi completa una sua precedente opera, Il nome nella Bibbia, estendendo il tema fra i due Testamenti e mostrando l'importanza fondamentale per ogni uomo.
Si vuole individuare nella Bibbia la portata del valore del nome, cioè che cosa implica nel testo sacro il significato e la portata della denominazione data alle realtà umane, da parte dall'uomo, e, in qualche modo, da dio stesso.
Il nostro intento è di valorizzare il Messianismo con Messia, e non un generico Messianismo, più o meno senza Messia, come si è talvolta presentato, che implica una "salvezza in genere", presente o futura, certamente presente e determinante nella Bibbia, ma che non designa il carattere messianico in qualche modo personale, e, per noi cristiani, cristologico del testo sacro.
Siamo immersi nell'epoca della comunicazione delle parole e delle immagini attraverso canali mediatici d'ogni genere, dalla radio alla televisione, e inoltre da Internet nelle varie forme. Tutto questo porta ad un'informazione tempestiva e puntuale, che, accanto a vantaggi indubbi, determina anche smarrimenti, che da una mancata assimilazione cosciente porta non raramente a superficialità e manipolazioni. Si pone allora la necessità delle priorità, dell'essenzialità e della validità dei contenuti, che vengono proposti e divulgati. E questo vale soprattutto per la Bibbia, Parola di Dio. È quindi utile e necessario ricomporre il senso delle parole, nel loro contenuto reale e immediato e poi simbolico, nelle varie accezioni. In tal senso abbiamo pensato di riferire direttamente le parole stesse della Sacra Scrittura, nel loro "cammino" semantico e teologico, piuttosto che ricorrere a disquisizioni, spesso astratte e non aderenti al contesto reale, nel lungo e sublime percorso della rivelazione biblica. La Bibbia allora - come parola o scritto di Dio che cosa propone?
Il libro riguarda l'esame del testo di Is 66,5, interpretato sia nel suo contesto che nelle interpretazioni ebraiche e cristiane. Esso però si inserisce nell'ambito di un problema generale, ampliamente discusso, che riguarda i rapporti tra Ebrei e Cristiani, o più propriamente le convergenze e tensioni di Giudei e Cristiani, prima e dopo il sorgere dello stesso Cristianismo, derivato appunto dal Giudaismo.
Il terzo volume presenta fra Pierre Benoit, esegeta e professore all'Ecole biblique et archéologique française di Gerusalemme, precursore nella riflessione biblica sull'Ispirazione e sulla Chiesa.
Il testo vuole ricostruire temi e nessi del testo biblico, che si snodano dal tema dell'Esodo alla Pasqua, dall'alleanza sinaitica alla confluenza tipica del Nuovo o II Testamento, con il rito - sacramento eucaristico, centro pulsore e cuore del Cristianesimo. Il tutto è pervaso e dominato dal gran tema dell'Amore di Dio e della Carità, nella cui linea sono solo Dio esiste e governa il mondo e la storia, ma salva, redime e gratifica con l'amore di un Padre.