I versi di Antonio Tarallo sapranno accompagnare la mente e il cuore del lettore all'incontro con la manifestazione del Volto di Dio, non in un'idea astratta, ma nel volto personale e misericordioso di Cristo Crocifisso e Risorto.
Appartato e visionario, apostolo della speranza e cronista di private apocalissi, per la poesia italiana del secolo scorso Elio Fiore non ha solamente rappresentato un irripetibile e sorprendente caso letterario. La sua è stata semmai una presenza viva e coraggiosa, una testimonianza di instancabile fedeltà al mistero della parola e dell'esistenza. A ottant'anni dalla nascita dell'autore, questo volume curato dall'italianista Silvia Cavalli presenta l'intera produzione in versi di Fiore, riordinando in maniera sistematica le molte opere già edite e offrendo una ricca selezione di testi rari o del tutto inediti, a partire dalla raccolta Quaderno greco, che il poeta aveva licenziato poco prima della sua morte nell'estate del 2002. Insieme con l'attenzione di lettori esigenti (da Cesare Cavalleri ai cardinali Carlo Maria Martini e Gianfranco Ravasi, da Carlo Bo e Italo Alighiero Chiusano a Guido Ceronetti), Fiore ha saputo conquistare l'amicizia e la stima di numerosi poeti e artisti, in un lungo elenco che comprende tra gli altri i nomi di Sibilla Aleramo, Camillo Sbarbaro, Mario Luzi, Liliana Cavani, Rafael Alberti e, su tutti, Giuseppe Ungaretti, suo maestro riconosciuto. Ora questa voce, straordinaria per intensità di ispirazione e generosità del canto, torna a levarsi con nitida urgenza, in un libro destinato a costituire un punto fermo per la conoscenza e lo studio di questo autore.
"Come ci si prepara a morire?". La domanda frontale che ha segnato ogni poeta, dalle inquietudini di Gilgamesh alle folgorazioni di Ungaretti, stigmatizza anche questo poema di Roberto Gabellini, dedicato all'"ultima marcia" del tenente Charles Péguy, fulminato alla testa dei suoi soldati il 5 settembre 1914. Il ritmo incalzante, la felicità delle immagini, la nitidezza della scrittura, fanno rivivere gli snodi esistenziali e artistici dell'autore del Mistero della carità di Giovanna d'Arco, nonché la sua vocazione da "irregolare" e la sua fede "ritrovata". Ma dalle arcate dei versi di Gabellini riemerge anche "il mondo di ieri": l'invasione della Francia, le tradotte dei soldati, quei sogni di gloria presto affondati nei fanghi delle trincee e della "terra di nessuno". "L'ultima marcia del tenente Péguy" è senz'altro un'opera coraggiosa, uno scavo sul senso della vita e sul mistero del dolore, che può essere capovolto d'improvviso dalla forza spiazzante della Grazia. Il testo, frutto anche di un lavoro di ricerca su fonti francesi mai tradotte in italiano, viene a colmare la lacuna, nella bibliografia italiana, sulla partecipazione di Charles Péguy alla prima guerra mondiale e sulla sua morte.
Rivisitando l'intero Novecento italiano alla luce d'una severa coscienza critica, in questo volume Pasquale Maffeo indaga e documenta l'opera di poeti che nel secolo consegnarono esiti e sensi della loro ventura a carte pressappoco tutte lambite o strinate, e talora arroventate, dal fuoco che emana dal nome e dalla presenza di Dio. In quattordici capitoli di ricognizione e dodici di antologia, un'abbondante sessantina di autori - ciascuno con la propria voce, col proprio armamentario fantastico - si stagliano e collocano lungo i decenni in aree di appartenenza o anagrafica o esistenziale a disegnare una geografia di esperienze e percorsi nel fondo omologati dalla medesima tensione di ricerca, avvistamento, incontro e scontro, colloquio con l'Absconditus. In una lettura che nulla ha dato per acquisito, neppure ciò che corre nei bilanci novecenteschi sinora tentati. Esclusioni, annessioni e amputazioni di gloria sono qui ragionate e connotative (pp. 488).
Pasquale Maffeo è nato a Capaccio (Paestum) nel 1933. Poeta narratore e drammaturgo, ha pubblicato una ventina di libri. La produzione in versi è reperibile in sei raccolte; le più recenti sono: Nella rosa del mondo (1997), Dal deserto (1999) e Diciture (2006). In prosa ha dato tre volumi di racconti, quattro romanzi, biografie di Salvator Rosa, Giorgio La Pira e Federigo Tozzi, saggi su nostri scrittori del Novecento. Alcuni dei suoi nove testi teatrali sono stati rappresentati o radiotrasmessi in Italia e in Svizzera. Da segnalare sono altresଠle sue traduzioni dall'area inglese. Collabora alla testata di Avvenire.
«Una grande prova della poesia di oggi. Qualcosa di vasto, di preciso e di radicale ci arriva nella voce di Susan Stewart, una delle migliori della poesia contemporanea degli Stati Uniti. C'è una vitalità suprema, colta nelle vibrazioni profonde e minime dell'esistente, nella memoria e nelle sue cavità , e nello sguardo che non si sottrae alle ferite della storia. La rete dei suggerimenti che le vengono dall'arte e dalla filosofia e la misteriosa, mobilissima rete del vivente trovano nella voce della poesia una sempre nuova corrispondenza. A ridare, con inquietudine e forza, il senso stupito di una presenza umana nel tempo e nel mondo» (pp. 200).
Davide Rondoni
Poeta e critico, Susan Stewart è nata nel 1952 in Pennsylvania. In poesia ha pubblicato Yellow Stars and Ice (1981), The Hive (1987), The Forest (1995) e Columbarium (2003) per il quale ha avuto il National Book Critics Circle Award. E' autore di svariati libri di critica letteraria e d'arte, tra cui il recente Poetry and the Fate of the Senses (2002) per il quale le sono stati assegnati il Christian Gauss Award e il Truman Capote Award per la critica letteraria, rispettivamente nel 2003 e nel 2004... Ha inoltre tradotto l'Andromaca di Euripide con Wesley Smith e con Brunella Antomarini poesie e prose scelte del pittore di Scuola Romana Scipione. Susan Stewart è Annan Professor di inglese alla Princeton University dove insegna storia della poesia, estetica e filosofia della letteratura. Dal 2005 è Chancellor dell'Academy of American Poets e membro dell'American Academy of Arts and Sciences.
I quattro giovani poeti riuniti in questa antologia non costituiscono un ennesimo gruppo o movimento: ciascuno si presenta con la propria spiccata individualità , avallata da quattro illustri prefatori: Luigi Surdich presenta Paolo Donadoni; Giuliano Ladolfi introduce Riccardo Ielmini; Roberto Mussapi è garante di Alessandro Rivali; Alberto Bertoni cauziona Matteo Veronesi. Quattro poeti, quattro voci fuori dal coro che si affacciano alla ribalta con la perentorietà di un messaggio da comunicare anche a chi tuttora non sospetta la necessità della Poesia (pp. 88).