La notte del 24 aprile 1915 iniziava l'orrendo sterminio del popolo armeno nei territori dell'Impero ottomano. In un solo mese, più di mille intellettuali (giornalisti, scrittori, poeti, politici) furono deportati verso l'interno dell'Anatolia e massacrati. A costoro si unirono altre centinaia di migliaia di persone uccise con ferocia inaudita. Alla fine gli armeni cristiani "martirizzati" furono circa un milione e mezzo. A distanza di cento anni da quel genocidio parlano da Yerevan gli ultimi sopravvissuti di una tragedia che ancora oggi la Turchia si rifiuta di riconoscere. Oltre alle eccezionali e uniche testimonianze, il libro descrive il terrificante passato facendo i dovuti parallelismi con quanto accade ora in Medio Oriente, in cui il governo di Ankara, ancora oggi, persegue una politica brutale e finanzia movimenti come l'Isis. E così gli eccidi di ieri sono attualizzati dalla incredibile disinvoltura dei vertici dello stato turco che finanziano e foraggiano, sotto gli occhi di tutti, i tagliatori di teste, compresi quelli che massacrano gli armeni di Aleppo e della Siria. Un libro che occorre leggere per non dimenticare e, soprattutto, per non ripetere gli stessi errori.
Per l'ispettore Machuca niente di quello che sta avvenendo a Città del Messico ha senso. Un killer spietato si diverte a uccidere delle povere ballerine, abbandonando poi i loro miseri resti in una raffineria dismessa. Nello stesso tempo qualcuno va in giro per il quartiere di Tepito, regno dei narcos, a distruggere gli altari dedicati al culto della Santa Muerte. Come se non bastasse, all'improvviso entra in scena la giovane detective spagnola Daniela Ackerman, incaricata di ritrovare un quadro dipinto nel 1940 dalla celebre artista Frida Kahlo, dedicato al suo amore segreto, il leader della rivoluzione russa, Lev Trotsky. Situazioni tutte apparentemente senza alcun nesso tra loro. Eppure, scavando a fondo, Machuca, aiutato in questo dall'affascinante investigatrice e dal giornalista Freddy Ramírez, si accorgerà che la storia è molto più complessa di quanto possa immaginare e che, alla fine, un elemento comune lega tra loro le diverse vicende. Tra personaggi ambigui, trafficanti di droga, uomini di Chiesa invischiati in loschi affari, sullo sfondo di una città perennemente in debito di legalità, tra passato e presente, il disilluso Machuca dovrà trovare, e in fretta, una soluzione.
Quali sono le origini dell'Europa e chi sono i suoi padri fondatori? Che cosa s'intende per Europa Giudaico-Cristiana e quali sono le cause della decadenza europea? Quali sono i fondamenti dell'illuminismo e della cultura razionalista e quali conseguenze ha avuto la rivoluzione del '68 sulla crisi dell'Occidente? Come nasce e che cos'è il relativismo e qual è la sua forza pervasiva e di dominio sull'essere umano? Quali sono le sue conseguenze antropologiche? Come si è sviluppata la cultura del disincanto totale, come l'ha chiamata Benedetto XVI? Si tratta di una crisi economica, come si afferma da più parti, o di una crisi di principi? Rispetto alla crisi dell'Occidente, quale ruolo può giocare l'Islam? Che differenza c'è tra il Dio dell'Islam e quello dei cattolici? Attraverso un'esposizione agile, semplice e di taglio divulgativo, questo libro intende rispondere a queste e a molte altre domande, che interrogano la coscienza dell'uomo contemporaneo. È in gioco, con la frantumazione dell'Europa cristiana, il concetto stesso di persona umana, così com'è stato conosciuto da millenni a questa parte. Il rischio è quello di distruggere un'identità che, se non s'interviene, sarà soppiantata da altre culture, estranee alla storia dell'Europa. Quali possono essere i rimedi? Che cosa significa riandare alle origini? Perché torna di attualità il monachesimo benedettino? Quale può essere, in questo contesto, il compito dei cattolici?
Può una religione diventare fonte di odio e di morte? Esiste, tra le varie fedi della terra, una più propensa rispetto ad altre a connotarsi in maniera fondamentalista? In questo saggio di facile e veloce lettura, l'autore prende in esame le più grandi religioni del pianeta interpretandole dal punto di vista psicologico per comprendere quali siano i meccanismi di trasformazione e come un messaggio, che dovrebbe essere di pace e amore, possa deviare dal suo cammino e produrre effetti a volte devastanti. Basandosi sulle vicende internazionali degli ultimi decenni, prendendo spunto dalle lunghe interviste con esponenti di diversa matrice religiosa, l'autore ricostruisce un quadro lineare ed esaustivo, arrivando alla conclusione che nessuna fede, di per sé, è fondamentalista. Sono gli uomini che vi aderiscono a determinarne sempre, per i più svariati motivi, le derive che conducono a massacri, guerre, attentati, discriminazioni, persecuzioni. Christian Zanon, in modo lucido e senza pregiudizi, delimita gli ambiti in cui si coltiva l'humus di questo grave problema che affligge l'umanità.
Sulle ceneri e gli orrori della guerra della Bosnia il reporter Jan ritorna con i ricordi al periodo dell'adolescenza, interrogandosi sui motivi della sua presenza in quella terra martoriata, insanguinata da massacri e terrificanti atti di crudeltà. Nella mente ha il sorriso di Youssuf e gli occhi della figlia Safiyya, che ha lasciato in Italia prima di partire come cronista. Sono stati loro, immigrati dal Marocco, con l'esempio e l'amicizia, a insegnargli i valori della tolleranza, del rispetto, della comprensione. E, tornato dai Balcani, abbandonato lo scenario truculento di Sarajevo, Jan deciderà di dare una svolta alla sua vita e convincere Safiyya a seguirlo nel villaggio di Nevè Shalom, dove arabi e israeliani, cristiani e musulmani, vivono in perfetta armonia. Sarà questo il banco di prova per saggiare il loro sogno, quello di una terra in cui ogni essere umano è uguale, dove non si muore perché si appartiene alla fede sbagliata o si possiede un colore di pelle diverso. Qui Safiyya incontrerà anche l'amore, Yoshua, un uomo dal passato misterioso, con il quale inizierà un difficile percorso.
Dopo la “Primavera araba” una ventata di falso ottimismo ha percorso il Medio Oriente e il Maghreb. Ma i regimi dispostici rovesciati hanno lasciato il campo libero a movimenti che nulla hanno a che fare con la democrazia: al-Qaida, salafiti, terroristi di ogni genere si sono accaparrati spazio e potere. Il caso della Siria è emblematico. Qui, da due anni, si combatte una guerra che vuole rovesciare Assad. Arabia Saudita, Qatar, Stati Uniti ed Europa però non sembrano rendersi conto che il legittimo governo siriano è l’unico in grado di garantire equità, pace e protezione al popolo. Ma cosa accade realmente in Siria? Quali sono le dinamiche di un conflitto che pare avviarsi sempre più verso una guerra civile? Chi ne trarrà vantaggio? E a danno di chi? E come interpretare la toccante vicenda della deputata siriana cristiana Maria Sadeeh, ampiamente trattata nel libro, alla quale la miope politica di casa nostra ha impedito di esprimere il suo legittimo punto di vista? Un saggio che si legge come un reportage, che analizza in modo preciso gli antefatti e gli sviluppi di una vicenda che i mass media occidentali, supportati dalle testate giornalistiche del Golfo Persico, mistificano e trasmettono in modo distorto.
Il pontefice Paolo VI, che portò a compimento 1 intuizione giovannea di un nuovo Concilio per la Chiesa universale, il 15 dicembre 1965 affermò: «II Concilio non è un vento effimero e passeggero, come tanti eventi sono nella cronaca della Chiesa e del mondo; è un evento che prolunga i suoi effetti ben oltre il periodo della sua effettiva celebrazione. Deve durare, deve farsi sentire, deve influire sulla vita della Chiesa». L´apporto dei vescovi sardi all´assise conciliare del Vaticano II (1962-1965) si articola in due volumi: il primo raccoglie le fonti; il secondo offrirà uno studio specifico di natura storico-teologico-pastorale sui singoli contributi offerti dai venti presuli isolani (o che in seguito avrebbero lavorato nella Chiesa sarda) durante le quattro sessioni conciliari.
Il presente libro riunisce le fonti in lingua latina e offre una visione omogenea su ambito regionale circa l´apporto offerto dalla Chiesa sarda attraverso cinque dimensioni: fase antepreparatoria (Consilia et vota del 1959); discorsi tenuti in Aula; scritti inviati alla Commissione Centrale sugli argomenti che, di volta in volta, venivano affrontati; sottoscrizioni a interventi proposti in Aula da altri vescovi; lettera collettiva dell´episcopato del febbraio 1962 sul Concilio.
La pubblicazione delle fonti risulta originale in quanto costituisce, insieme a una simile edizione sui vescovi pugliesi edita nel 2007, una novità su ambito nazionale per quanto riguarda una conferenza episcopale regionale. La riflessione dei presuli sardi al Vaticano II non fu né originale né innovativa: essa era simile a quella del restante episcopato italiano che non era abituato a lavorare collegialmente ed era sottoposto a un severo controllo della Curia Romana. Questa esperienza segnò profondamente l´episcopato isolano: i vescovi si lasciarono plasmare dalle idee nuove che affioravano gradualmente, divenendo quasi discepoli dei nuovi maestri dell´ecclesiologia conciliare; inoltre, divennero i primi divulgatori del rinnovamento conciliare aprendo un capitolo nuovo nella storia della Chiesa isolana.
Infine, la presente opera intende offrire agli studiosi uno strumento di lavoro per verificare, a cinquant´anni dalla sua inaugurazione, quanto quell´evento abbia inciso sul tessuto ecclesiale delle diocesi della Sardegna e, nel contempo, stimolare studi interdisciplinari.
Sono gli anni turbolenti dell'avventura napoleonica che rimescola le carte politiche di un intero continente. I Savoia, cacciati dal Piemonte, si rifugiano in Sardegna, nella capitale del regno ricevuto nel 1720. E qui, a Cagliari, una mattina del1812, vede la luce Maria Cristina di Savoia. Figura speciale di donna - ritenuta in odore di santità già in vita -, la sua vicenda terrena è ripercorsa con dovizia di particolari, tratti da fonti e documenti contemporanei, in un racconto storico affascinante che fa ampio riferimento al suo epistolario e alle testimonianze di chi l'ha conosciuta. Maria Cristina, divenuta poi regina delle Due Sicilie, moglie di Ferdinando II e madre di Francesco II, è considerata infatti esempio di "perfezione" nella "normalità della vita" poiché con le sue virtù, con la sua pietà e il soccorso che sempre ha devoluto verso i deboli, si è ben presto conquistata presso i suoi sudditi l'appellativo di "reginella santa".