Di fronte a una società che continuamente distorce l'uso e il significato del gioco, utilizzandolo prevalentemente per addormentare le coscienze, occorre riscoprirne e amplificarne il valore sano che stimola, fa crescere e aiuta a esprimere il proprio essere unico e originale. È necessario riscoprire un'attività ludica disinteressata, semplice, gratuita e genuina, capace di portare ogni persona a una buona relazione con il mondo, a sperimentare il valore della vita, a incontrare e a stare con gli altri, a gestire le proprie emozioni, a fronteggiare le situazioni di conflitto, a scoprire nuovi percorsi di autonomia, a saggiare il senso della possibilità e della novità.
Le note, le riflessioni e igiochi qui raccolti vogliono seguire il percorso di chi ha scelto di assumere quotidianamente responsabilità educative, nella direzione di un gioco e di un giocare all'insegna dello suiluppo e della crescita.
Il gioco nasce con la vita ed è un'attività profondamente umana? Per il bambino il gioco è l'esperienza vitale in cui può manifestare la sua personalità, rivelando abilità e limiti, pregi e difetti, difficoltà nelle relazioni. Nel gioco egli scarica tensioni e conflitti, liberando la sua aggressività? Nel gioco si esprime il mondo interiore della persona, anche i suoi bisogni e desideri. Queste parole introducono a La piccola grammatica del gioco, il manuale ordinato di idee cui attingere nei momenti di vuoto creativo, uno strumento per inventare infiniti giochi e svelarne tutti i segreti. Vademecum degli educatori e degli animatori, La piccola grammatica del gioco dà al lettore una visione del mondo in cui, come per il bambino, il gioco è un modo di essere, e non un'attività o un'abilità tecnica. Se è vero che i laboratori di tecniche di animazione sono una benedizione per l'educatore, che può acquisire abilità nuove, queste non bastano per imparare l'arte del gioco. Perché proprio di arte si tratta, la stessa che si richiede a un adulto quando varca la soglia del magico e complesso mondo dei bambini.