Dante Lattes, maestro di molte generazioni, ha inciso profondamente sul pensiero ebraico del novecento, mantenendo inalterato, nel tempo il valore etico e profetico della sua visione del mondo e della realtà umana. Il volume ne propone idee e analisi, riprendendo quanto emerge dai suoi scritti, dalle sue lezioni, dalle sue scelte di vita. L'Autore, Amos Luzzatto, lo fa con la sensibilità di un testimone, la delicatezza di un conoscitore diretto della sua figura, il rigore dello studioso del suo pensiero e del suo modo, tradizionale e innovativo nel contempo, di interpretare e presentare l'ebraismo. Il testo, secondo le caratteristiche della collana, presenta il aggio di Luzzatto, facendolo seguire da alcuni scritti, tra i più significativi, dello stesso Lattes.
Il popolo ebraico è sopravvissuto per oltre 3000 anni, mantenendo una propria identità culturale. A differenza di altri popoli come il cinese e il giapponese, che hanno mantenuto una propria identità non solo culturale ma anche territoriale per periodi di tempo altrettanto lunghi, il popolo ebraico ha trascorso oltre i due terzi della sua esistenza lontano dalla terra di origine, la Palestina. La capacità di sopravvivenza in culture e ambienti molto differenti da quelli di origine è spesso chiamato il "miracolo degli ebrei". Obiettivo di questo lavoro è esaminare i fattori che hanno influito su tale miracolo. La nostra ipotesi è che una serie di aspetti che hanno caratterizzato la storia del popolo ebraico, come la loro persistenza in alcune nazioni e la loro scomparsa in altre, la dinamica demografica, la struttura occupazionale e l'antisemitismo, sono il risultato della interrelazione fra le caratteristiche culturali della minoranza ebraica ed i fattori legati all'ambiente esterno.
La domanda che Ben Gurion poneva nella sua lettera ai cinquanta intellettuali del mondo ebraico - che lui stesso definì "I saggi di Israele", che vivevano sia nella Diaspora che in Israele ed erano rappresentativi delle maggiori correnti di pensiero dell'ebraismo del tempo - era in verità molto specifica e faceva riferimento a una categoria marginale, ma obbligava chi avrebbe risposto a mettere in gioco concetti molto più ampli, come il problema dei confini sociali dell'ebraismo. Chi è incluso? Chi è escluso? Come si diventa ebrei e come si smette di esserlo? La domanda era esplicita: chi e cosa è un ebreo.