"Salvare la memoria vuol dire mettere ordine nella propria vita, anche per scoprire che l'ordine è impossibile. Inutile dunque? Non credo, perché raccontando tanti anni dello spettacolo italiano resta prova di un tempo difficile e aspro, dove però c'era spazio per la speranza. Uno spazio che si è molto ristretto. Togliere respiro allo spettacolo vuol dire levare lo specchio alla società e renderci tutti ciechi rispetto a noi stessi. Tocca ai giovani riaprire gli occhi, questo libro è per loro, che siano meglio di noi e ricomincino a combattere. Che dio ve la mandi buona!" (Giovanni Arnone)
Quali sono gli indici dello stile "moderno" nel cinema e nell'audiovisivo? Quali sono i contesti critici che su questo stile hanno lavorato e quali ne sono le implicazioni più profonde sul piano teorico? È utile oggi interrogare le pratiche del cinema internazionale e delle sue estensioni (dall'elettronica al digitale, fino alle forme ipertestuali e interattive legate a Internet e al Web) con gli strumenti che una teoria dello stile moderno può offrire? Coniugando insieme teoria del cinema e analisi testuale, questo libro intende contribuire a rispondere a queste domande e a costruire modelli interpretativi adeguati alla dimensione planetaria e comunicativa del cinema contemporaneo.
Con "Visual Pleasure and Narrative Cinema" (1975) Laura Mulvey non solo ha dato avvio alla Feminist Film Theory, ma si è assicurata un posto in prima fila nel pantheon della teoria moderna del cinema. Questo contributo, al tempo stesso militante e teoricamente sofisticato, è probabilmente l'intervento più citato degli ultimi decenni negli studi di lingua inglese. Il volume raccoglie una serie di saggi sulle diverse aree di ricerca in cui si è mossa Mulvey per dar conto dell'evoluzione dei suoi percorsi interpretativi. Se da un lato gli interessi iniziali sono rimasti, l'interpretazione psicoanalitica, la teoria dell'immagine, le dinamiche del piacere e della spettatorialità, l'analisi del film hollywoodiano classico, con il tempo altre aree di ricerca sono emerse o si sono consolidate. Negli ultimi anni, infatti, la studiosa inglese ha riflettuto in particolare sul cinema moderno, da Welles e Rossellini a Kiarostami, e sul nuovo statuto del cinema e della spettatorialità nel mutato panorama mediale.
Nel 2008 il Cardinale Dionigi Tettamanzi, allora Arcivescovo di Milano, arricchì la Biblioteca Ambrosiana, prossima a compiere quattro secoli di storia, dell'Accademia Ambrosiana. Essa nacque - con le sue sette Classi di ricerca: Studi Borromaici, Studi Ambrosiani, Slavistica, Italianistica, Studi del Vicino e dell'Estremo Oriente, Studi Greci e Latini - per promuovere in modo coordinato e sistematico ricerche e pubblicazioni di carattere scientifico originate dal confronto, dal dialogo e dallo scambio a livello internazionale tra gli studiosi delle discipline in essa coltivate. Nel 2009 iniziò le sue attività la Classe di Slavistica, il cui campo di studio è appunto - quello della Slavistica intesa in senso ampio, ovvero senza privilegiare un filone "nazionale", bensì mantenendo la possibilità di indagare nello spazio (Oriente e Occidente slavo) e nel tempo (Medioevo ed Evo moderno). Specifico della Classe è poi il riferimento alla Biblioteca Ambrosiana, vista non solo come "deposito" di materiali di ambito slavistico, ma piuttosto come "sistema culturale integrato": essa stessa, infatti, con il trascorrere degli anni è divenuta "generatrice di storia", nella continua ricerca di un equilibrio tra la propria identità ambrosiana (in senso locale, ecclesiale, patristico e letterario) e l'apertura alle culture non latine che volle a lei connaturata il suo Fondatore, Federico Borromeo; e si propone oggi come luogo di studio e punto di incontro tra gli studiosi...
Cosa succede nel corpo-mente dello spettatore a teatro? Cosa ci dicono le neuroscienze cognitive a proposito dell'esperienza spettatoriale? Com'è possibile, oggi, indagare quei meccanismi cognitivi che rendono unica l'esperienza dello spettatore teatrale rispetto a tutte le altre esperienze della nostra quotidianità? Queste sono solo alcune delle domande che il libro tenta di esplorare tramite un approccio multidisciplinare che, partendo dagli studi teatrali, attraversa le neuroscienze, la psicologia cognitiva, le scienze dei sistemi complessi e la fenomenologia per poi tornare verso quel polo della relazione teatrale così importante e così poco studiato: lo spettatore.
Le cronache della conquista del Perù e le opere successive che vi si riconnettono non hanno mai cessato di essere oggetto di studio e di riflessione. Questo libro, prendendo in esame una serie di temi importanti della storia andina, dal mito dell'Eldorado al dibattito sull'evangelizzazione di popoli considerati pagani, dalla considerazione della storia orale degli indios all'inclusione delle vicende americane nelle storie europee, dalla scoperta di nuovi documenti riguardanti l'incontro tra Pizarro e Atahualpa alla formazione di un'identità creola nel Settecento, ripercorre la storia peruviana tra XVI e XVIII secolo, mettendo in evidenza le specificità e l'estrema rilevanza delle tematiche trattate attraverso i secoli anche nell'attuale dibattito storiografico.
In un paese in cui si effettuano milioni di ore di intercettazione, in cui ogni giorno i quotidiani pubblicano articoli su casi eclatanti scoperti grazie ad esse; in un paese in cui le intercettazioni si effettuano nelle cliniche e nei più alti livelli istituzionali, negli asili, nelle scuole e nelle università, nelle chiese e nelle caserme, nei giornali e nei media, in breve in tutti gli strati della società civile, istituzionale economica e finanziaria; in questo paese non esiste ancora una figura professionale, un protocollo e una metodologia scientificamente accettata riguardo la trascrizione delle intercettazioni e riguardo gli incarichi affidati dalle Procure e dai Tribunali per assolvere a tale compito. Questo volume, frutto di una esperienza educativa con non vedenti, con la collaborazione di esperti nei diversi settori, vuole essere il primo passo verso la creazione di un percorso didattico interdisciplinare finalizzato alla formazione della figura professionale di perito trascrittore in ambito forense. Il volume è arricchito da un CD-ROM contenente i testi in formato compatibile con il software Screen Reader per non vedenti.
Eccellente tecnica di longevità e allo stesso tempo squisita arte di combattimento, il taijiquan, - letteralmente, pugilato del principio supremo miscela lo straordinario sapere della filosofia taoista alle origini della civiltà cinese con l'esperienza militare maturata in secoli di guerre combattute senza armi da fuoco. Elaborato nel XVII secolo in un remoto villaggio della Cina centrale, negli ultimi decenni ha conosciuto un'impetuosa diffusione in tutto il mondo. In un contesto di sviluppo ancora intenso che talvolta si allontana troppo dalla tradizionale trasmissione dell'arte con scadimento della qualità dell'insegnamento, questo volume aspira a essere uno strumento di riferimento per i praticanti italiani, ma non solo, grazie al ricco corredo di immagini dettagliate. Gli esercizi fondamentali e le forme illustrate (Laojia yilu e forma 19) appartengono al vasto repertorio della famiglia Chen di Chenjiagou - località dichiarata dal governo cinese luogo di nascita del taijiquan - ma anche i praticanti di altri stili potranno trovarvi ampi motivi di interesse. Gli autori si augurano di offrire uno strumento agile ma rigoroso che rafforzi la gioia di praticare questa inestimabile disciplina.