Ripensare il modo con cui - in un contesto rinnovato e dai contorni fragili - si possono individuare modalità proprie per comunicare la fede: è il tema centrale della riflessione dell’Autore.
Poiché trasmettere la parola di Dio nella società di oggi è un’enorme sfida, coloro che sono chiamati a questo devono «formarsi», per essere persone di relazione e di comunicazione, capaci di incarnarsi nelle situazioni che vivono, competenti nell’utilizzo del linguaggio il più espressivo possibile che traduca la complessità del messaggio in tutte le sue sfumature. «Formarsi» ai differenti livelli con una formazione propriamente catechetica, una formazione comunicativa e una formazione spirituale.
L’ultimo capitolo del libro affronta l’attività catechetica rivolta all’universo giovanile contemporaneo, ai cosiddetti nativi digitali, attivi sui social network e sui blog, abituati a chattare e a interagire via webcam. Nello specifico, l’Autore richiama due consolidate esperienze catechetiche e formative: l’Azione Cattolica dei Ragazzi (ACR) e lo scautismo.
«... È necessario conoscere bene che cosa Gesù ha annunciato; con che stile personale ha incontrato i suoi interlocutori; e con quali mezzi espressivi ha tradotto il contenuto del suo messaggio in un linguaggio adeguato agli ascoltatori». (dall’Introduzione)
Autori
Luciano Paolucci Bedini, sacerdote dell’arcidiocesi di Ancona-Osimo, licenziato in Teologia pastorale e Catechetica all’Università Salesiana di Roma. Per lunghi anni è stato direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, regionale e anche assistente ecclesiastico regionale dell’Agesci Marche. Attualmente è Rettore del Pontificio Seminario regionale marchigiano «Pio XI», direttore del Centro regionale Vocazioni delle Marche e docente di Teologia pastorale e catechetica presso l’Istituto Teologico Marchigiano e l’ISSR di Ancona.
Da sempre l'arte rappresenta una via privilegiata di apertura alla trascendenza. Il cinema, ultimo nato fra le arti nonché arte della modernità, è divenuto un testimone privilegiato sia del dramma dell'uomo senza religione, sia dell'apertura postmoderna al fenomeno religioso. Questa guida intende offrire uno sguardo ampio e ragionato sul fatto religioso nel cinema, attraverso l'analisi di oltre sessanta film, con introduzioni e commenti sui temi più profondi e sentiti di ogni tempo: l'esperienza del limite e l'apertura alla trascendenza; la scoperta e la sfida del credere; la richiesta di senso; il dolore, la colpa, la morte; la vita presente e quella futura. Un saggio di orientamento, facile da consultare, utile come sussidio di lavoro e come compagno nel viaggio verso Dio.
"L'ultima immagine che conservo di Giuseppe De Carli è del marzo 2010. Vulcanico, entusiasta come sempre, una raffica di idee. Non riusciva a stare fermo un attimo su quella poltrona. Ci aveva convocato nel suo studio di Borgo Sant'Angelo, voleva coinvolgere i colleghi del Tg2 nel progetto di uno speciale su Papa Wojtyla che fu trasmesso poi il 18 maggio 2010. Fu l'ultima sua produzione, morì due mesi dopo. Era già malato, un segreto che per pudore conservava per sé. Anche noi ignoravamo la gravità del male, e nulla nei suoi modi e nel suo volto lo faceva presagire. Lo intricava come tutte le cose nuove e un po' audaci l'idea di ollaborare con giornalisti di una testata diversa e storicamente 'competitiva' rispetto al suo Tg1, in cui aveva profuso tante energie prima di impegnarsi come responsabile della struttura Rai Vaticano. Collaborazione inedita, già sperimentata giusto un anno prima, in occasione del viaggio di Benedetto XVI in Terra Santa (maggio 2009). Indimenticabile la telecronaca che facemmo insieme della preghiera del Papa sul Monte Nebo in Giordania. E la Messa a Nazareth, sul Monte del precipizio, sveglia alle tre e mezza della notte. Lui felice come un bambino, mai un lamento per i disagi (...). E poi il commento in diretta dell'evento, la solita professionalità, pagine e pagine di appunti preparati con pignoleria su ogni aspetto storico e liturgico della Messa in Galilea."
Quali sono le parole che più di altre aprono imponenti sipari nel mondo della comunicazione? Le Autrici del volumetto ne hanno focalizzate dieci, scegliendole tra le più conosciute, le più problematiche, le più ambivalenti. Le hanno rese un ponte per entrare in modo consapevole e critico nel mondo della comunicazione digitale, per capirne i meccanismi, per scegliere chi essere e come essere in rete, per imparare a costruire "uno stare in rete" sensato, positivo e cristiano.
Le dieci parole scelte sono: social, loggare, spam, share, taggare, cookie, fake, selfie, like, virale. Per ognuna di queste parole le Autrici affrontano quattro prospettive: 1. parola alla parola (definizione del significato proprio del termine); 2. parola della rete (il suo senso nell'uso quotidiano in rete); 3. la parola e la vita (le sfide su cui giocarsi); 4. una Parola di vita (possibili input tratti dalla parola di Dio).