Quali ideologie si celano dietro le moderne battaglie per i diritti individuali? Il prof. Umberto Spiniello, attraverso un linguaggio semplice e ben documentato, affronta temi attualissimi quali l'aborto, il divorzio, le unioni civili, l'eutanasia, considerati spesso dall'opinione pubblica come segno del progresso dei tempi, ma che presentano gravi ripercussioni etiche. Ponendo a confronto questi moderni "diritti" con il Magistero della Chiesa, e vagliando le ripercussioni di queste "conquiste di civiltà" attraverso indagini sociologiche e studi scientifici, si palesa una violenta offensiva ideologica contro l'Occidente cristiano. I popoli occidentali affondano le proprie radici nella cultura giudaico cristiana e nel sistema di valori morali ad essa ispirato perciò le moderne battaglie condotte per affermare supposti diritti individuali, che di civile hanno ben poco, presentano invece i connotati di una rivoluzione antropologia avversa ai principi cristiani. Le ideologie ispiratrici di tali diritti affermano, più o meno esplicitamente, il ripudio dei cardini identitari ed etici in cui si riconoscono i popoli occidentali, ma l'uomo, privato della propria identità culturale, smarrisce il senso ultimo della esistenza.
"Una delle disgrazie del nostro paese, negli ultimi sessant'anni, è stata proprio di non avere avuto veri nemici. Avere un nemico è importante non solo per definire la nostra identità ma anche per procurarci un ostacolo rispetto al quale misurare il nostro sistema di valori e mostrare, nell'affrontarlo, il valore nostro. Pertanto, quando il nemico non ci sia, occorre costruirlo." La situazione mondiale del nostro tempo, segnata dall'aumento di forme di razzismo e da una feroce contrapposizione politica, rivela quanto sia opportuno, e inevitabile, conoscere i meccanismi che portano gli uomini a individuare sempre nuovi avversari. Umberto Eco, in questo intervento civile di straordinaria attualità, riflette sul nostro bisogno di avere, sempre e comunque, un nemico da attaccare: dalle invettive degli oratori antichi al culto medievale per l'integritas, una brillante divagazione letteraria che attraversa l'Iliade e i romanzi di James Bond, la caccia alle streghe, la propaganda bellica del passato e i populismi del presente.
«La prima cosa che mi viene da pensare quando sto per entrare in scena è che anche quella sera mi capiterà di dire cose importanti, profonde, a volte spiritose, a volte drammatiche, raramente banali. E questo è un privilegio enorme. Sottrarre due ore del nostro tempo all’ovvietà delle parole quotidiane per dire parole scritte da altri è una cosa impagabile. Che ladro è l’attore, e nello stesso tempo che benefattore!»
Un grande attore italiano racconta la propria storia: gli incontri indimenticabili, i colpi di fortuna, le delusioni, le difficoltà che precedono i grandi successi. Sul palco come nella vita.
“Eliminare il razzismo non vuol dire mostrare e convincersi che gli Altri non sono diversi da noi, ma comprendere e accettare la loro diversità.”
Dopo Il fascismo eterno, una nuova illuminante riflessione civile, contro ogni pregiudizio e intolleranza.
«Una società non è davvero democratica finché non si sposta decisamente verso la voglia di capire.» È a questo desiderio che Umberto Veronesi si è ispirato nella sua ricerca, nel suo lavoro quotidiano di medico e nella sua vita. Da qui è partito per cercare di comprendere un mondo sempre più complesso e più sfuggente, ma anche capace di offrire grandi opportunità a patto di saperle vagliare in modo critico, libero, responsabile. Alla base di tutto sta il nostro diritto di essere umani - donne o uomini, sani o malati, stranieri o cittadini. Un diritto che si esercita nell'arte dell'ascolto, nel confronto con gli altri, nella passione per la scienza e per la conoscenza, nel rispetto profondo della dignità di ciascuno. Che parli della sua «medicina della persona» o delle ultime frontiere della bioetica, dell'inutilità del dolore o del lusso della salute, della miseria della guerra o del miracolo della pace, Veronesi mostra nei pensieri raccolti in questo libro un'empatia e un acume che sono la traccia della sua essenza più profonda: quella del vero umanista, che vive a fondo la propria realtà senza mai smettere di immaginare un futuro migliore.
“Ritengo sia possibile indicare una lista di caratteristiche tipiche di quello che vorrei chiamare l’‘Ur-Fascismo’, o il ‘fascismo eterno’. L’Ur-Fascismo è ancora intorno a noi, talvolta in abiti civili. Sarebbe così confortevole, per noi, se qualcuno si affacciasse sulla scena del mondo e dicesse: ‘Voglio riaprire Auschwitz, voglio che le camicie nere sfilino ancora in parata sulle piazze italiane!’ Ahimè, la vita non è così facile. L’Ur-Fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle sue nuove forme – ogni giorno, in ogni parte del mondo.” - Umberto Eco
"Sulle spalle dei giganti" rappresenta per i lettori di Eco un evento festoso. Lontano dalle aule universitarie, dai congressi accademici, dalle cerimonie onorarie, Eco scrive questi testi, nel corso di tre lustri, per intrattenere gli spettatori (che ogni volta per lui accorrono a frotte) della Milanesiana, il festival ideato e diretto da Elisabetta Sgarbi. Testi che il più delle volte traggono spunto dal tema stesso che ogni anno la Milanesiana si dà, per poi scorrere lungo rivoli di un repertorio che attinge alla filosofia quanto alla letteratura, all'estetica, all'etica e ai mass media. Come dire: la quintessenza dell'universo echiano, raccontato con un linguaggio affabile, intriso di ironia, talora giocoso, affilato quando necessario. Le radici della nostra civiltà, i canoni mutevoli della bellezza, il falso che si invera e modifica il corso della storia, l'ossessione del complotto, gli eroi emblematici della grande narrativa, le forme dell'arte, aforismi e parodie sono alcuni degli spunti di attrazione di un libro arricchito dalle immagini che l'autore usava proiettare nel corso del suo dire.
Crisi delle ideologie, crisi dei partiti, individualismo sfrenato... Questo è l'ambiente - ben noto - in cui ci muoviamo: una società liquida, dove non sempre è facile trovare una stella polare (anche se è facile trovare tante stelle e stellette). Di questa società troviamo qui i volti più familiari: le maschere della politica, le ossessioni mediatiche di visibilità che tutti (o quasi) sembriamo condividere, la vita simbiotica coi nostri telefonini, la mala educazione. E naturalmente molto altro, che Umberto Eco ha raccontato regolarmente nelle sue Bustine di Minerva. È una società, la società liquida, in cui il non senso sembra talora prendere il sopravvento sulla razionalità, con irripetibili effetti comici certo, ma con conseguenze non propriamente rassicuranti. Confusione, sconnessione, profluvi di parole, spesso troppo tangenti ai luoghi comuni. "Pape Satàn, pape Satàn aleppe", diceva Dante nell'"Inferno"(VII, 1), tra meraviglia, dolore, ira, minaccia, e forse ironia.
Organizzati secondo una logica tematica, questi saggi, apparsi su quotidiani e riviste tra il 1973 e il 1976, ripropongono Eco come semiologo del quotidiano, attento e curioso critico del costume e del linguaggio dei mezzi di comunicazione di massa. Eco riferisce quanto avviene alla periferia dell'impero americano, cioè nei paesi dell'area mediterranea, analizzando in modo apparentemente divagante gli slogan pubblicitari, le conversazioni della gente in treno, il discorso di Paolo VI sulla pillola, le invettive di Fanfani contro la pornografia. Tanti brevi racconti di un'Italia in trasformazione, ma ancora un po' bigotta e provinciale.
Rispettare i bisogni irrinunciabili dell'essere umano: non soffrire, essere informato, mantenere la dignità. Per Umberto Veronesi è questo il punto di partenza per rifondare la medicina del futuro. Una convinzione che si dispiega con lucidità e limpidezza nelle pagine del suo libro dove affronta i nodi cruciali del rapporto tra scienza, politica e religione, mettendo a fuoco gli aspetti principali di quella che appare come una vera e propria "rivoluzione etica". Una riflessione intrecciata a ricordi e aneddoti che hanno cambiato la visione del mondo e della scienza di un grande medico.
Gli scritti di questo libro sono apparsi tra inizio 2000 e fine 2005, negli anni dell'11 settembre, delle guerre in Afghanistan e in Iraq, dell'instaurazione in Italia di un regime di populismo mediatico. Leggendoli ci si accorge che sin dalla fine dello scorso millennio si sono verificati drammatici passi all'indietro. Dopo la caduta del Muro di Berlino si erano dovuti riesumare gli atlanti del 1914, e da tempo le nostre famiglie ospitavano di nuovo servi di colore, come in "Via col vento". A poco a poco col videoregistratore si è passati dalla televisione al cinematografo, con Internet e le pay-tv Meucci l'ha avuta vinta su Marconi (telegrafia con i fili) e ora l'i-Pod ha reinventato la radio. Terminata la Guerra Fredda, abbiamo avuto con Afghanistan e Iraq il ritorno della Guerra Calda; riesumando il Grande Gioco kiplinghiano, si è tornati allo scontro tra Islam e Cristianità, compresi gli Assassini suicidi del Veglio della Montagna, e al grido di "mamma li turchi!" È risorto il fantasma del Pericolo Giallo, è stata riaperta la polemica antidarwiniana del XIX secolo, abbiamo di nuovo l'antisemitismo e i fascisti (per quanto molto post, ma alcuni sono ancora gli stessi) al governo, si è riaperto il contenzioso post-cavouriano tra Chiesa e Stato. Sembra quasi che la Storia, affannata per i balzi fatti nei due millenni precedenti, si riavvoltoli su se stessa, marciando velocemente a passo di gambero!
"Come viaggiare con un salmone" è un libro di istruzioni. Istruzioni sui generis, date da un maestro d'eccezione come Umberto Eco per situazioni molto particolari: come imparare a fare vacanze intelligenti, come sopravvivere alla burocrazia, come evitare malattie contagiose, come mangiare in aereo, come viaggiare con un salmone al seguito (se te lo regalano e non vuoi rinunciare alla leccornia), come evitare il carnevale, come non cedere all'ossessione della visibilità, e molto altro. Un libro che ci guida nella selva delle nostre giornate, nella consapevolezza che la vita corre per lo più tra piccole cose, incontri fortuiti, piccoli problemi, e non tra dilemmi amletici e interrogativi sull'essere, che occupano solo una piccolissima porzione del nostro tempo, pur essendo l'unica cosa che conta.