La palpitante testimonianza di un progetto ambizioso e straordinario di due realtà apparentemente distanti: il Policlinico di Pavia e la Casa Circondariale. La storia di due mondi che si incontrano per aprire nuovi spazi d'intesa solidale per la costruzione d'un futuro migliore.
Il libro documenta la ricchezza che negli anni si è consolidata ed approfondita rispetto a quella esperienza di accoglienza così complessa ma 'possibile' che è l'affido familiare; per le famiglie che l'hanno sperimentato esso è sicuramente un'occasione per educarsi a vivere con gratitudine la propria paternità o maternità ed è un gesto che non rimane circoscritto dentro le mura di casa ma esprime ed indica un bene per tutti.
La presenza di nuove soggettività nei luoghi della cura, i pazienti immigrati, pone i servizi socio-sanitari di fronte al difficile compito di rispondere ai bisogni di persone provenienti da universi culturali e linguistici plurimi e differenziati.
e' opinione condivisa considerare la "distanza culturale" una variabile significativa per comprendere le complesse dinamiche di inclusione e di partecipazione dell'immigrato nei luoghi della cura e, più in generale, nel paese di accoglienza.
Chi si accinge ad entrare in un rapporto terapeutico con i pazienti provenienti da altre culture, "depositari di una alterità" rispetto alla quale occorre riuscire a trovare strumenti di meditazione terapeutica e comunicativa, è chiamato ad apprendere un nuovo habitus professionale e nuovi stili di assistenza, capaci di promuovere una nuova cultura educativa della mediazione nei luoghi della cura.
La disabilita' e' il tema centrale di questo volume che si compone di due parti. L'una scritta da Bellieni in una forma romanzata straordinariamente avvincente e fantasiosa; l'altra scritta da Berliri e' frutto della sua lunga esperienza con i disabili. La disabilita' considerata come una condizione in cui la persona colpita e le persone che si rapportano con essa vivono un'esperienza unica di amore e di speranza.
Questo libro nasce dall'esigenza di offrire alle famiglie adottive uno strumento di lavoro perche' l'esperienza in cui si sono avventurate possa essere sostenuta.