Elia ha 17 anni, è brillante, è bello, tutti gli vogliono bene, a scuola primeggia, è conteso dalle ragazze. Ma è infelice, ha scoperto con troppo ritardo di essere stato abbandonato dai suoi genitori biologici e di essere stato adottato. Vuole scoprire a tutti i costi il mistero delle sue origini e così, con Ettore, investigatore privato e suo maestro di karate, decide di intraprendere un viaggio alla ricerca della sua identità. Destinazione Rio, Brasile. Su una lunga sequenza di brani musicali, in silenzi carichi di saudade, le vite dei protagonisti si mischiano, si contaminano, si fondono, si intrecciano. "La vita, amico, è l'arte dell'incontro", ci ricorda Vinícius de Moraes. Incontrarsi per ritrovarsi. Forse perché il viaggio più importante della vita è quello che facciamo dentro noi stessi.
Un romanzo che intreccia la storia di dieci donne del popolo vissute oltre settant'anni fa in un borgo toscano. Sono donne che l'autore ha voluto far risorgere. I loro mariti - operai, carbonai, fabbri, stagnini, fornai, muratori stanno in secondo piano, perché sono le donne che vivono l'intera giornata nelle case del borgo. Erano case? Era vita, quella? "Non chiamatele case" - vengono a raccontarci - "sono quelle dei Casalini, sopra le balze, appiccicate le une accanto alle altre, le une rette dalle altre. E ditelo voi se è stata vita, la nostra". Sono loro - Lina, Melita, Corrada, Sofia, Marianna e tante altre - a fare la storia del borgo, con i loro patimenti, le loro illusioni, le loro speranze attese e troppo spesso negate. L'autore le ha fatte risorgere, ma sono loro stesse che dicono alle donne di oggi: "Anche noi siamo parte integrante della vostra storia. Siamo le donne dalle lacrime asciutte: quelle che piangevano dentro".
Il cuore di Anna non e' chiuso da sbarre e lucchetti, non si ripiega su se stesso in una tragica solitudine. si rifugia nelle poche cose che le sono rimaste e che le danno sicurezza. Un'incrollabile forza, uno spirito che si e' piegato ma non spezzato, una donna che ricomincia anche dai propri errori e va avanti con fierezza perche' non si accontentera' piu' di mezze misure nella sua vita, anche a costo di restare sola. Poi d'un tratto qualcosa riprende a vivere, come la pianta che rinasce dalla devastazione di un incendio. La voglia di vivere e il desiderio di ritrovare l'antica linfa che scorreva nelle vene e la piacevole sensazione di sentire il cuore che batte, da' inizio ad una nuova vita, ad un nuovo sogno e ad una nuova speranza che riaccende una luce ormai fioca. Una vita spezzata riprende il viatico che la porta alla possibile scoperta della bellezza e della gioia.
Quattro amici, ex compagni di liceo, un lutto improvviso e il caso, che dopo vent'anni li fa ritrovare costringendoli a un impietoso bilancio delle loro vite. Sergio Belardinelli costruisce nel suo primo romanzo una delicata trama psicologica in cui i personaggi si muovono leggeri, tra momenti di smarrimento e slanci positivi, inquietudini e solitudine, speranze e ironia. L'amicizia, l'amore, i rapporti familiari, le occasioni mancate, i silenzi e le parole non dette, sono i temi delineati dall'autore. Nello spazio di tre giorni, i quattro amici si ritroveranno, in un cortocircuito di emozioni, a ripercorrere teneramente vecchi ricordi, riscoprire turbamenti e ferite mai cancellate, ma soprattutto avranno modo di scorgere la strada per una rinascita e maturare una nuova consapevolezza di sé. Belardinelli indaga tra le pieghe dell'animo umano per scoprire la natura contraddittoria dei sentimenti e il senso profondo dei legami affettivi.