Si dice fosse stato Numa Pompilio, all'alba della storia, a dettare alle matrone di Roma l'obbligo del silenzio, imponendo loro di non prendere la parola, in assenza dei mariti, neppure per le cose necessarie. A questa regola obbedisce anche la letteratura dei Romani, nella quale le voci femminili sono sempre filtrate dagli autori, rigorosamente uomini, cui è riservato in esclusiva il privilegio della scrittura. Nel ripercorrere le tappe di quella straordinaria esperienza culturale, il libro mette invece al centro le donne e ne fa le protagoniste di un racconto spesso sorprendente, in ogni caso diverso, che vede testi da sempre familiari svelare aspetti inediti e lasciar affiorare sfumature destinate altrimenti a rimanere nascoste. Capitolo dopo capitolo, viene così tracciata la mappa di un'avventura intellettuale aperta a chiunque voglia guardare con occhi nuovi a una vicenda letteraria che ha segnato in modo indelebile la cultura dei millenni successivi.
Quando diciamo "Ulisse" il pensiero va naturalmente a Omero. Ma in realtà è all'Ulisse dantesco che inconsciamente ci riferiamo, all'uomo-simbolo che per «seguir virtute e canoscenza» osò sfidare i limiti dell'umano sapere per andare oltre, dove nessuno mai aveva osato spingersi. Questa lettura di Maria Grazia Ciani vuole ricondurre Ulisse a Omero e al solo racconto omerico, a quell'Odissea dove, nonostante le divergenze e alcune incoerenze della narrazione, l'ossatura è forte, l'intenzione del poeta ferma: narrare la storia di un reduce della guerra di Troia e il lento riappropriarsi del suo mondo e della sua identità. Si dà credito soltanto alla profezia di Tiresia, a Ulisse, uomo legato alla terra, che volge le spalle al mare, che pianta il remo nel suolo e lo abbandona per sempre, a un Ulisse che muore a Itaca, in età avanzata, ricco e felice. Tutto ciò che è stato scritto dopo Omero fino a Nikos Kazantzakis in realtà non gli appartiene.
Molti testi appartenenti al canone letterario italiano sono in forma di preghiera. Versi di Dante e Petrarca, del petrarchismo rinascimentale, di Tasso e del Barocco, le salmodie di Campanella, gli inni sacri di Manzoni, poesie di donne, mistiche o no, sono preghiere, come lo sono alcune liriche di Ungaretti, Caproni, Giudici, oltre che di Merini. Nonostante l'importanza che essi rivestono e benché la devozione abbia occupato nella vita del singolo e della collettività un posto assai considerevole, non è mai stata tentata una definizione e una ricognizione sistematica della preghiera in poesia per l'Italia. Il volume, tralasciando il punto di vista confessionale, spirituale o religioso, e focalizzandosi su singoli periodi, autori o generi di particolare rilievo, esamina la tensione che sorge tra l'espressione religiosa e quella poetica. Più che ricostruire una storia letteraria sub specie orationis, si interroga sulla possibile esistenza di un filo che tenga insieme questi componimenti, una forma di intertestualità che permetta di unirli in un discorso critico rigoroso, evidenziando la forza del linguaggio e della poesia anche nella manifestazione della fede. Ne risulta un dialogo intenso con l'alterità, che si riverbera anche e soprattutto come conoscenza di sé e della propria umanità.
Nel luglio del 1323 papa Giovanni XXII canonizza Tommaso d'Aquino in una solenne cerimonia ad Avignone; ma il teologo domenicano era stato già "beatificato" alcuni anni prima nei versi del Paradiso di Dante. Nel suo viaggio ultraterreno, infatti, il poeta aveva incontrato l'anima di Tommaso mentre ascendeva fra i cieli del terzo regno. Nei canti del Cielo del Sole, dove si trovano le anime degli spiriti sapienti, egli intrattiene con l'Aquinate una lunga conversazione che acquista una valenza dottrinale e si fa indagine speculativa su un tema centrale nella sua riflessione: la nozione di sapienza. Il Tommaso d'Aquino che si trova nel Paradiso è così una figura complessa, frutto non solo della costruzione letteraria ma anche della pratica filosofica dantesca e si inquadra nell'articolata storia della ricezione dell'eredità intellettuale dell'Aquinate. Il volume indaga il modo in cui Dante Alighieri, nella sua opera, "incontra" Tommaso d'Aquino, delineando il contesto filosofico e teologico di un dialogo che nell'economia della Commedia e dei suoi contenuti assume anche un valore politico. Perché la discussione sulla sapienza, che attraversa i canti 10-13 del Paradiso, investe anche l'ideale del "re sapiente" impersonato da Salomone e prende i tratti di un'acuta e durissima critica dell'ideologia politica della corte del re di Napoli Roberto d'Angiò.
Il volume traccia la storia della letteratura italiana dai suoi albori sino alla fine del XIV secolo. Pur nella necessaria sintesi, nessun elemento significativo del panorama letterario italiano del Medioevo è stato trascurato, in un racconto storico che non perde mai il contatto con la concretezza dei testi, fatti spesso oggetto di analisi ravvicinata. Anche se concepito come strumento volto a soddisfare le esigenze degli studenti universitari, il testo, in questa terza edizione completamente rivista e aggiornata in base alle più recenti acquisizioni degli studi specialistici, è adatto anche a un pubblico più ampio che sia interessato a una informazione di base.
Se avete in mano questo libro vuol dire che siete tra coloro che Gadda lo hanno solo sentito nominare ("l'Ingegnere della letteratura", "il Joyce italiano"), ma finora non lo hanno mai letto ("Gadda è troppo difficile", "Gadda bisogna tradurlo"). Oppure fate parte, come gli autori di questa impresa, della categoria degli "adepti", ovvero di coloro che in un certo momento della vita hanno incontrato un libro di Gadda e, dopo lo smarrimento iniziale, hanno deciso che non lo avrebbero posato finché non ne avessero capito almeno una pagina. Perché leggere Gadda è un'avventura: un esercizio di conoscenza, un viaggio nella lingua italiana, un corso pratico di ironia. A volte si ride irrefrenabilmente, fino alle lacrime, altre volte è un riso amaro, sarcastico. Questo Gaddabolario, scritto dagli "adepti" per chi non lo è ancora, raccoglie e spiega duecentodiciannove parole gaddiane - un numero da cabala "ingravallesca": via Merulana 219 è il centro in cui convergono tutti i delitti del Pasticciaccio - da abracadabrante a Zoluzzo. Uno strumento indispensabile per addentrarsi, di parola in parola, nei labirinti dell'Ingegnere e perdersi nel piacere della sua incomparabile prosa.
Il volume è la prima traduzione italiana dell'epistolario amoroso in versi inserito nel Vis e R?min di Fakhr al-Din Gorg?ni (XI secolo), un poema persiano che s'imporrà come modello nella letteratura autoctona e forse influenzerà anche il ciclo di Tristano, con il quale l'opera ha non poche affinità tematiche e strutturali. Si tratta di dieci lettere (dah-n?mé) appassionate della bella Vis al principe R?min, incentrate su infedeltà e crudeltà in amore, cui seguono le risposte dell'amato. Questo epistolario - in distici a rime baciate - costituisce un affascinante trattato d'amore che riflette le concezioni e i rituali cortesi del medioevo persiano. La curatrice nell'introduzione si sofferma su vari aspetti di questa celebre storia d'amore e descrive il ricco e multiforme sviluppo del genere epistolare in versi nella letteratura persiana.
Primo Levi ha spesso sottolineato la sua curiosità per la linguistica, che l'ha accompagnato fin dall'infanzia e dall'adolescenza, quando già si interessava alla grammatica latina e all'etimologia. Ma la sua vocazione sarebbe rimasta, forse, a un livello modesto e disinteressato se non avesse dovuto affrontare l'esperienza terrificante, ma anche straordinariamente fortificante, di Auschwitz. Il valore delle lingue per la vita o la morte nel Lager, il caos babelico e l'ordine, l'uso di Dante e dei classici per salvarsi, raccontare, ripensare la sopravvivenza, il rigore nella scelta delle parole e l'attenzione alle parlate del suo mondo di ebreo piemontese, il rinnovamento del proprio linguaggio nell'Italia degli anni 1960-70 sono solo alcuni dei temi di questo libro, che ripercorre l'opera di Levi e le importanti pagine da lui dedicate, in modo insieme "libertino" e competente, all'uso di lingue, parole e segni.
Vite di Balzac è una biografia, un viaggio nella mente di Honoré de Balzac attraverso lo studio di nove dei suoi più grandi personaggi seguiti, osservati, analizzati nei diversi romanzi in cui fanno la loro apparizione. Brooks individua nel capitalista Gobseck, nell'aspirante scrittore Lucien de Rubempré, nell'ambizioso Rastignac, nella storia del desiderio risvegliato e represso di Henriette de Mortsauf, nel polimorfo Jacques Collin - alias Vautrin -, nelle fortificazioni sociali create da Antoinette de Langeais alcune delle figure capaci di rivelare e illuminare da una prospettiva originale la biografia, l'epoca e l'opera di uno dei più grandi autori della letteratura mondiale. Con l'affondare le mani nelle realtà politiche, economiche, familiari, psicologiche, Balzac, più di chiunque altro, ha inventato il romanzo ottocentesco, ma sono stati soprattutto i suoi personaggi - imprenditori, banchieri, inventori, industriali, poeti, artisti, bohémien di entrambi i sessi, giornalisti, aristocratici, politici, medici, musicisti, detective, attori e attrici, usurai, contadini, professori, prostitute - che gli hanno permesso di dare vita alle forze dinamiche di un'epoca da cui è scaturita la nostra.
Scrivere una biografia di Dante è una sfida che molti hanno già affrontato. Mentre i documenti d'archivio relativi alla sua vita sono pochi e spesso di difficile interpretazione, la sua produzione letteraria contiene così tante informazioni di carattere personale che si potrebbe essere tentati di leggerla come un'autobiografia. Sarebbe tuttavia fuori luogo farlo. In un'originale inchiesta a quattro mani, in cui documenti e opere sono esaminati distintamente ma posti in costante dialogo, Elisa Brilli e Giuliano Milani ricostruiscono l'itinerario di un uomo che ha assistito ai grandi sconvolgimenti del suo tempo, attraversando contesti politici e culturali diversi ma interconnessi (comunale, signorile, imperiale), e insieme quello di un autore che ha tentato a più riprese di dare un senso alla sua vita attraverso la scrittura, inventando nuove forme di racconto di sé dai contenuti sempre mutevoli.
Quali immagini ha visto Dante? Su quali di esse si è soffermato a pensare? Che ruolo hanno avuto nella scrittura della Commedia? In questo volume, Laura Pasquini ci guida come in un ideale viaggio (Firenze, Roma, Padova, Ravenna, Venezia) attraverso le opere che hanno agito sulla principale creazione dantesca. Mosaici, affreschi, sculture, di cui Dante non parla direttamente, ma che di certo hanno catturato la sua attenzione, finendo per concorrere in vario modo alla costruzione dell'immagine poetica. Talvolta presenza emersa dalla memoria, talvolta riconoscibile spunto figurativo consapevolmente amplificato. Ne risulta un libro fitto di richiami testuali e di prospettive inedite su quello che dovette essere l'immaginario dell'Alighieri; un libro ricco di suggestioni e di scoperte affascinanti (in particolare sul suo soggiorno romano in occasione del Giubileo del 1300) corredato di un denso e prezioso apparato iconografico.
A sette secoli dalla sua morte Dante sorprende ancora per l'originalità e la complessità della sua opera, né cessa di attirare lettori e studiosi. Le sue opere, che si affermano e rimangono come straordinari unica nella nostra tradizione culturale, rifondono in una dimensione al tempo stesso autobiografica e universale certezze e contraddizioni dell'uomo medievale. Ma la ragione prima del fascino e della perdurante attualità dell'invenzione dantesca sta nella sua prodigiosa capacità di trascendere tale alterità e imporsi nella coscienza del lettore di ogni tempo. Scritti da alcuni dei massimi specialisti nell'ambito della filologia e della critica dantesca, i saggi compresi nel volume presentano sia una lettura incisiva e autorevole di ognuna delle opere di Dante, dalle Rime alla Commedia, sia un attraversamento critico delle principali questioni e delle tradizioni culturali che ne sono a fondamento. Nell'insieme il volume disegna quindi, e rende accessibile a tutti i lettori, un quadro ampio e rigoroso dei migliori risultati degli attuali studi danteschi.