Arturo Toscanini incarna l'archetipo del direttore d'orchestra: perfezionista, irruenti, instancabile. Nel 1935, Paul Stefan, acclamato critico musicale, dedica al Maestro questo ritratto, scritto con rigore e passione, e qui riproposto con un'introduzione di Stefan Zweig.
Uno dei più importanti scienziati francesi del Novecento rilegge la teoria dell'evoluzione alla luce della fisica moderna, per dimostrare che una visione logica e razionale della Natura conduce all'idea di Dio. Per quanto rigorose e geniali, le spiegazioni esclusivamente materialistiche dell'Universo non riescono infatti a dare ragione di tutta la complessa ricchezza dell'essere umano. Attraverso una riflessione articolata e penetrante, du Noüy asserisce che la presenza e il significato della vita dell'uomo sulla Terra non possono essere il prodotto di una casualità cieca e meccanica, e che è necessario trascendere la pura realtà fisica verso il suo fondamento divino. In tal modo, diventa possibile ricostruire quel legame tra spiritualità e scienza che, fin dalle origini, ha guidato l'uomo nella ricerca del senso dell'esistenza.
Che cos'è il viaggio? Una presa di coscienza dell'altro, un'alterità che c'interpella e ci costringe al confronto, un'esperienza che non è possibile senza una frattura, un distacco da noi stessi. Viaggiare non è mai stato così facile come oggi, eppure raramente ci s'interroga sul suo valore e sul suo significato. Il viaggio è diventato una metafora abusata, la funzione essenziale del nostro essere sempre in rete. Spesso si riduce a un semplice spostamento, a una dislocazione dei consumi, e può indicare tanto una vacanza organizzata quanto i viaggi dei migranti. In questo libro, il filosofo Franco Riva studia la fenomenologia del viaggiare e cerca di riportare al loro senso profondo le parole che la accompagnano: ospitalità, incontro, meraviglia, responsabilità, libertà... Riva guarda al viaggio nella vita privata, nelle dinamiche globali, nelle sue declinazioni esistenziali e letterarie. Al centro della sua analisi c'è una necessità urgente e profonda, quella di ricreare, prima di tutto dentro di noi, quello spazio aperto che permette al viaggio e alla vita di continuare a intrecciarsi l'uno con l'altra.
Tra l'autunno 1814 e la primavera 1815, Vienna divenne il teatro dell'incontro tra i potenti d'Europa, uniti nel tentativo di costruire una pace stabile dopo il trauma della rivoluzione francese e delle guerre napoleoniche. Mai il gioco della diplomazia era stato esercitato su così larga scala, e nelle stanze del castello di Schönbrunn venne inaugurata una nuova era nella storia del continente. Harold Nicolson racconta il Congresso di Vienna con l'acume del diplomatico e l'eleganza dello scrittore, abile tanto nella ricostruzione dello scontro tra i diversi interessi nazionali quanto nella descrizione psicologica dei protagonisti. Un classico della letteratura storica che, estendendo il suo sguardo all'analisi delle conseguenze dell'evento, si rivela anche una riflessione critica e attualissima sulla difficile via della pace.
Nel luglio del 1943, pochi giorni prima della caduta di Mussolini, un gruppo di professionisti e intellettuali cattolici si ritrovò nel Monastero di Camaldoli, con l'obiettivo di raccogliere idee comuni per la rinascita del Paese. Il documento, elaborato nel 1943-1944 e pubblicato nel 1945, alla vigilia della Liberazione, caratterizzerà in modo decisivo la nostra Costituzione e le riforme di De Gasperi. L'ispiratore dell'operazione fu Giovanni Battista Montini (il futuro Papa Paolo VI), all'epoca nella Segreteria di Stato vaticana; mentre Sergio Paronetto (scomparso nel marzo del 1945) ne fu il protagonista dimenticato. Accanto al testo originale del Codice di Camaldoli, il libro ricostruisce il clima culturale e politico di quegli anni, ed è arricchito dai commenti di Fausto Bertinotti, Paolo Savona e Valerio Castronovo. Leggere oggi queste pagine vuol dire ripercorrere il periodo più intenso e creativo della nostra Repubblica, affinché possa servire da bussola nella politica del presente che, prima di fare, dovrebbe ricostruire le indispensabili capacità di pensiero, di elaborazione e di coesione per proiettarci nel futuro.
In una società in continua trasformazione, dove i ruoli tendono a mutare velocemente, l'amore è un sentimento che rischia di essere considerato sempre uguale. In realtà è una dimensione complessa dell'animo umano, difficile da decifrare e attraversato da continui cambi di identità, che determinano di volta in volta un modo diverso di amare. Per questo, diventa necessaria la "manutenzione" costante della propria vita sentimentale, che non significa essere sempre all'altezza delle sfide che ci troviamo davanti, ma essere in grado di conservare e proteggere il nostro amore, come se si trattasse di una pianta rara e bisognosa di cure. Per seguire e comprenderne le mutazioni, Umberta Telfener, esperta psicologa e psicoterapeuta, ne ripercorre le principali fasi: dall'amore patriarcale all'esaltazione del legame di coppia romantico, dalle paure emotive del postmoderno all'attualità incerta e paradossale dell'ipermoderno. Fasi in cui il lettore potrà riconoscere se stesso e scoprire la natura della sua relazione, capirne quali sono le conseguenze emotive e come muta il linguaggio dei sentimenti a seconda delle età. Ricco di spunti suggestivi - i film da vedere o i giochi di coppia che possono migliorare la nostra vita amorosa - "La manutenzione dell'amore" è un viaggio nell'anima del più nobile dei sentimenti, con un invito esplicito: anche nell'amore, comprendere chi siamo è il primo passo verso l'armonia.
Nel 1937 Simone Weil decide di visitare l'Italia, perché, come scrive ai suoi genitori, "quando si è veramente sognato di fare una certa cosa, poi bisogna farla: è la mia morale". Per la giovane filosofa il viaggio è una tregua, che segue le dure esperienze del lavoro in fabbrica e della Guerra Civile spagnola, ma anche ispirazione di alcune fondamentali intuizioni: la nozione di forza come chiave interpretativa della storia dell'Occidente, l'interesse per la filosofia e la tragedia greca, di cui traduce numerosi brani per l'amico Jean Posternak, la riflessione sulla bellezza come elemento di mediazione tra realtà umana e realtà divina. Accompagnando analisi e ricostruzioni narrative alle lettere di Simone Weil, questo libro ci aiuta a comprendere in che modo il breve soggiorno in Italia si sia rivelato uno snodo fondamentale nella sua vita e nell'evoluzione del suo pensiero.
Desiderius Lenz è stato il teorico e fondatore della Scuola d'arte di Beuron, abbazia benedettina nel cuore della Foresta Nera. La sua estetica si basa sulla definizione rigorosa delle proporzioni ideali: partendo dalla sezione aurea, Lenz ritrova le misure perfette, il "canone" della figura umana, che diventa il principio costruttivo per ogni altra forma. Singolare connubio di spiritualità e numerologia, questa mistica geometrica ha rappresentato, nell'arte a cavallo tra Diciannovesimo e Ventesimo secolo, un punto d'incontro fra tendenze anacronistiche e slanci d'avanguardia. Già ospite alla Secessione di Vienna, la Scuola di Beuron ha realizzato negli anni splendidi lavori di decorazione architettonica in vari edifici sacri sparsi per il mondo, compresa l'Italia (nel convento di Montecassino, dove ha lasciato alcune delle sue opere più importanti). "Canone divino" raccoglie le riflessioni di Lenz, unite alle testimonianze di commentatori illustri (Maurice Denis, Giovanni Battista Montini, Hubert Krins), per comprendere a fondo il significato di un fenomeno artistico eccezionale.
La storia della danzatrice che sale al soglio imperiale ha stimolato, nei secoli, la fantasia del popolo e ha consegnato Teodora di Bisanzio a una dubbia immortalità. Una vita sospesa tra diceria e leggenda, basata soprattutto sul libello di Procopio contro la famiglia imperiale, che non rende giustizia alla complessità di questa protagonista del mondo tardoantico. Pubblicata nel 1904, la biografia di Charles Diehl racconta una Teodora diversa. Autocrate e mistica, astuta seduttrice e paladina della religione, solidale con le altre donne e pronta all'intrigo, la sposa di Giustiniano ebbe un ruolo decisivo nella politica dell'Impero Romano d'Oriente. Dall'intreccio delle fonti, bilanciando aneddoto e rigorosa ricostruzione sociale, emerge una donna misteriosa, "strano miscuglio di bene e di male", che dopo aver segnato la sua epoca continua a esercitare il suo fascino ambiguo.
Storia di uno scontro mortale dove la posta in gioco è la libertà di pensiero, questo libro non è solo un vivido affresco della Ginevra calvinista del Sedicesimo secolo. Nella visione di Zweig - che scrive nel 1936, in pieno consolidamento del regime nazista -, il teologo Sebastian Castellio e il riformatore Giovanni Calvino rappresentano due modi opposti di vivere la fede e gli ideali: da una parte la difesa della tolleranza e della dignità umana, dall'altra il fanatismo che incarna un potere dispotico. Cominciata sull'interpretazione delle Scritture, la sfida esplode con la condanna al rogo per eresia del medico e umanista Michele Serveto, quando Castellio prende apertamente posizione contro le persecuzioni religiose. Ha inizio così una battaglia condotta con le parole e a rischio della vita, attraverso la quale Castellio supera i confini della sua epoca per diventare un eroe, necessario e attuale, del pensiero aperto, dialogico e non violento.
Un detective colto, un po' malinconico, fine psicologo e abile nel districarsi tra i misteri di un'Italia su cui pesa la cappa del Regime fascista: il commissario De Vincenzi ha poco a che spartire con i protagonisti della narrativa poliziesca inglese o americana. Eppure, nel rispetto delle regole del genere, l'eroe di Augusto, De Angelis riesce sempre a venire a capo dei casi che gli vengono assegnati. Nel primo romanzo di questa raccolta, "La barchetta di cristallo", De Vincenzi si trova, a indagare tra l'aristocrazia e i bassifondi della sua Milano, sulle tracce di un apparentemente banale soprammobile cinese. "Il mistero di Cinecittà" vede invece il poliziotto prendere servizio a Roma, dove dovrà seguire la scia di sangue di un assassino seriale. Da queste inchieste - cocktail perfetti di noir, commedia e disincantato realismo - sono stati tratti due episodi della seconda serie televisiva del 1977 interpretata da Paolo Stoppa.
A metà strada tra il personal essay e l'esposizione accademica, il volume racconta le diverse e curiose storie di dispositivi e macchinari, telegrafi e tastiere, simboli e caratteri che hanno in qualche modo contribuito alla creazione della posta elettronica. Su tutto svetta lei, la chiocciola informatica, con una vicenda che inizia dal Medioevo, per poi intrecciarsi con una singolare testimonianza leonardesca: quella del precocissimo esempio, inventato a fini giocosi, di una A inscritta in una O. La storia che segue è una sorprendente epopea di tastiere e sequenze di caratteri: episodi di una "guerra", combattuta a colpi di prototipi e brevetti, che avrebbe portato all'affermazione planetaria della tastiera QWERTY, all'invenzione della carta carbone e a quella di un rudimentale modello di macchina da scrivere, dietro cui si cela un tenero gesto d'amore. I diversi filoni narrativi convergono verso quell'unico segno, timbrato a fuoco sulla nostra seconda pelle: tutto, è il caso di dirlo, ruota attorno ad @.