"Come sopravvivere agli italiani" è una guida per stranieri (e per quegli italiani che ogni tanto si sentono stranieri nel proprio Paese) e ci insegna a sopravvivere al paradosso italico: gli italiani sono affascinati da se stessi, ma nel contempo si parlano male addosso, attività che è ormai uno sport nazionale ("Italiano io? Italiano sarà lei!"). Una guida divertente e impietosa che mostra, o smaschera, bizzarrie e ossessioni dei nostri connazionali. E conclude che in fondo sopravvivere agli italiani è possibile. Ma è possibile anche sopravvivere bene? Sì, perché l'Italia è uno Stato. Mentale.
Verlaine nasce poeta ma, nonostante questo aspetto predominante della creazione letteraria, fin dagli inizi della sua carriera si è rivolto anche alla prosa. "Histoires comme ça" è una raccolta di novelle che verrà pubblicata soltanto nelle opere postume del 1903: si tratta di racconti che si sviluppano sul filo dell'autobiografia e della fiction, popolati da personaggi reali, ma anche provenienti dal mondo delle favole e della tradizione letteraria precedente. In questi scritti Verlaine dimostra non soltanto di sapersi muovere all'interno dello spazio testuale della novella, ma anche di riuscire a inserire questi racconti in una cornice solida e coerente.
Il Diavolo non è un'invenzione del Cristianesimo: esiste in tutte le tradizioni e sotto tutti i cieli, dal momento in cui il linguaggio schiuse all'uomo le porte del Sacro. Con l'età moderna la sua presenza diviene soprattutto uno stato della coscienza, un'avventura individuale. Questa "biografia" racconta il Diavolo nella maniera più imparziale (origini, nascita, aspetto fisico, studi, amori, metamorfosi e opere), seguendo le tracce del suo operato nella tradizione, nel mito, nella storia e nella letteratura fantastica. Ovunque nel mondo, e da sempre, il Diavolo ordisce trappole e incantesimi, protagonista assoluto della lunga disputa tra Caos e Ordine, del difficile accordo tra conoscenza e amore.
Come sognavano gli antichi? Come sognano le civiltà extraeuropee? E poi: come vengono interpretati i sogni prima dell'avvento di Freud e Jung? Passiamo un terzo della nostra vita a dormire: e lo facciamo sognando. Eppure non esiste ad oggi alcuna tesi oggettiva né una posizione condivisa sull'interpretazione dello stato onirico. Partendo dalla scienza occidentale, il libro giunge a tracciare un excursus delle tradizioni culturali, storiche e religiose che hanno fatto del sogno una componente fondamentale della natura umana. Tra Tibet e Cina, Grecia e Mesopotamia, Islamismo e Induismo, si ripercorre la vita dei popoli dal punto di vista dell'esperienza onirica. L'autrice è psicologa e si occupa di counseling individuale e di consulenza d'impresa.
La vita di Dostoevskij è «un’opera d’arte, una tragedia, un destino». Per Stefan Zweig, nella biografia dei geni non solo possiamo scoprire la radice dei loro capolavori, ma anche la chiave per interpretarli e comprenderli. In questo libro, il saggio letterario e il ritratto psicologico s’intrecciano, si rispecchiano e si fondono l’uno nell’altro. Analizzando minuziosamente il volto segnato del grande scrittore russo, Zweig ne elenca le tragedie, le passioni e i rovesci, cerca con parole appassionate di rendere la grandezza spaventosa dell’opera e la sua spietata rivolta contro il destino. Mostra come Dostoevskij riuscisse a vivere fino in fondo anche le sofferenze più atroci, quelle dalle quali gli altri escono schiantati, e trarne ragione di vita e di scrittura. La povertà, l’epilessia, la deportazione in Siberia sono per lui la strada che scende nelle profondità dell’animo umano e lo eleva verso l’assoluto. E così il crimine e il vizio sono vissuti sia come caduta sia come missione. Il martirio e il peccato sono allora il nutrimento di un’arte che rifiuta ogni limite, attraversata da dualismi irrisolvibili e feroci: l’anelito alla fratellanza e il nichilismo, un sarcastico materialismo e il bisogno di Dio. La trascinante lettura di Zweig diventa così una riflessione sui confini e gli abissi della creazione attraverso l’opera di uno scrittore che si era imposto di esplorarli anche a costo della sua stessa vita.
Questo libro avrebbe potuto chiamarsi "Il libro nero del Pd", ma forse avrebbe dato l'impressione di un brogliaccio qualunquista e antipolitico, come ce ne sono tanti. È invece un appassionato e amaro racconto di errori, di occasioni mancate, di false partenze che hanno caratterizzato la parabola e la crisi politica del partito. È un ragionamento che lascia poco spazio a illusioni e delusioni: il mancato ricambio di leader e dirigenti e l'assenza di prospettiva per le voci nuove hanno fatto risaltare ancora di più un clima interno torvo e velenoso. Il vivace dibattito dei cittadini e degli iscritti sul web è rimasto del tutto inascoltato. Lo Statuto del Partito democratico conta 11.225 parole, settecento più della Costituzione italiana. Sono state prodotte migliaia di pagine di documenti, programmi, statuti, manifesti, codici, regolamenti, carte dei valori e della cittadinanza alternativamente inutili o inapplicati. Una sovrastruttura normativa per coprire un vuoto di identità, organizzazione, coerenza, credibilità. La continua faida fra dirigenti Ds e Margherita, una guerra per bande, ha mostrato chiaramente che i militanti e i cittadini sono affezionati all'unità del partito molto più dei "colonnelli". A cosa porterà tutto questo? Alcune figure nuove stanno emergendo, e chiedono a gran voce una completa trasformazione: per constatarlo basta scorrere le pagine finali di questo libro. (Prefazione di Edmondo Berselli)