Un dato emergente dell'attualità politica del continente europeo: l'aumento dei piccoli Stati sulla carta geografica continentale, il proliferare di istanze autonomistiche e indipendentistiche, una crescente esigenza di sussidiarietà nei rapporti fra lo Stato, i corpi intermedi della società e il singolo cittadino. Questo volume, grazie al concorso di più voci, autorevoli e provenienti da più Stati europei, intende indagare questo fenomeno per cercare di rispondere alla domanda: si tratta di un segno della crisi della politica contemporanea o costituisce una risposta in positivo a questa stessa crisi?
In questa originale opera il concetto di ideologia tripartita, postulata da Georges Dumézil, viene applicato ai miti dell'Asia Orientale, basandosi principalmente sulle ricerche svolte dal professor Yoshida Atsuhik, che iniziò i suoi studi in Francia proprio sotto la guida di Dumézil. Avvalendosi del metodo comparativo, viene portato alla luce l'inequivocabile carattere trifunzionale delle tradizioni mitiche dello shinto giapponese primitivo e di altri popoli altaici. Si disveleranno così corrispondenze sorprendentemente numerose e puntuali, testimonianza di profonde influenze del mondo indoeuropeo sull'Asia orientale risalenti a ben prima dell'introduzione del buddhismo, che gettano una nuova luce sui rapporti intercorrenti in epoche remote tra i vari popoli dell'Eurasia.
Relegate spesso al mondo dell'infanzia, le fiabe rievocano da sempre l'immagine della nonna e dei bambini davanti al focolare durante le fredde e lunghe notti d'inverno. Le fiabe popolari non nascono dalla fantasia di un autore, noto o anonimo che sia, ma sono il frutto di una lunga serie di storie raccontate e ripetute nel corso degli anni, variegate in mille piccole sfumature. Affondano le loro radici profonde nel fertile terreno di miti e leggende. La raccolta di fiabe dei fratelli Grimm è forse l'esempio più eccellente. Perché si usa la bacchetta magica per produrre un incantesimo o lanciare un maleficio? Chi sono le fate che si presentano alla culla di Rosaspina, la bella addormentata? Molte saranno le domande che sorgeranno nel corso della lettura di questo saggio che si propone di rintracciare e approfondire le origini di personaggi, situazioni ed episodi entrando nel mondo variopinto ed affascinante delle mitologie di matrice indoeuropea, con particolare attenzione a quelle appartenenti ai popoli che un tempo abitavano le terre germaniche: Celti e Germani, che si sono poi spinti verso Ovest e verso Nord creando le meravigliose culture irlandesi, gallesi e nordiche. Si scoprirà così che nulla è raccontato per caso, ma che il piccolo particolare a cui non prestiamo attenzione è in realtà un riflesso di antiche leggende e miti indelebili nelle culture di questi popoli.
Un viaggio alla scoperta del significato filosofico dell'universo fantastico, delle creature fatate e dell'immaginario umano. Un viaggio che, simile a un'escursione montana, parte dalle cime fitte di leggende dei marchigiani Monti Sibillini per attraversare gli incanti dell'Isola d'Irlanda e giungere nella Terra di Mezzo narrata ne "Il Signore degli Anelli". Nel prendere in esame il vasto bagaglio leggendario dei Monti Sibillini, e comparandolo con la tradizione fiabesca irlandese e l'universo tolkeniano, l'autore ci conduce verso il senso filosofico che soggiace alle tradizioni popolari e alla cultura fantasy. Così, le storie di fate tramandate nei Monti Sibillini da opere come il "Guerrin Meschino", si mescolano alle leggende dell'Irlanda occidentale raccolte e studiate da William Butler Yeats e ai personaggi creati da Tolkien, per aprire una porta magica su quel mondo "invisibile agli occhi" che costituisce la parte più profonda e più misteriosa della psiche umana.
Questo libro costituisce una novità nel panorama degli studi storici essenzialmente per tre ragioni. La rivoluzione milanese scoppiata il 20 aprile 1814 a poche settimane dalla disfatta di Bonaparte segnò l'ascesa di una classe politica lombarda la cui lotta contro il dispotismo napoleonico, lungi dall'ispirarsi all'ideale "risorgimentale" di uno Stato italiano comprendente l'intera penisola, tese in via primaria alla formazione di uno Stato cisalpino limitato a una parte della valle padana. In secondo luogo, lo studio dei principali provvedimenti approvati dai lombardi nel breve periodo in cui furono al governo. Le misure riguardanti l'espulsione dei "forestieri" dalla pubblica amministrazione rivestono un notevole interesse perché, segnando una netta discontinuità rispetto al regime napoleonico che aveva aperto la carriera impiegatizia a tanti giovani italiani ed europei, lasciano trasparire una politica ben determinata a fondare uno Stato lombardo in cui la gestione della cosa pubblica fosse riservata ai lombardi. In terzo luogo la novità di questo studio investe l'analisi rigorosamente politologica del linciaggio di cui fu vittima il ministro delle finanze Giuseppe Prina: la giustizia di piazza fu la reazione violenta dei cittadini nei confronti di uno Stato, come quello napoleonico, il cui livello d'imposizione fiscale era salito vertiginosamente gravando sulle classi produttive.