Siamo esseri mortali oppure, innanzitutto, esseri natali? Il nascere va riscattato da un pericoloso oblio che rischia di portarci alla dimenticanza di quella promessa e di quel debito vitali che attraversano ogni esistenza. Esplorare il nascere significa fare memoria di un dono al di là di una presunta autosufficienza, riconoscere il senso e la responsabilità del nostro nome. Nascere è la filigrana che ci lega al corpo di nostra madre e, allo stesso tempo, è un verbo al futuro anteriore perché dà inizio a un cammino ininterrotto che semina novità e speranza.
Marco ci racconta tre esorcismi tradizionali (Mc 1, 21-28; 5, 1-20; 9, 14-29).
In essi, demoni hanno molto da dire su Gesù, una caratteristica che contrasta con il tono misterioso generale dell'opera, dove i diversi personaggi (e il lettore) fanno fatica a comprendere le azioni e le parole del Maestro. Si tratta di un gioco di conoscenza e ignoranza, potenziato dalle ingiunzioni al silenzio da parte del protagonista. Con lo strumento della linguistica di Alain Rabatel, è possibile discernere il metodo comunicativo dell'autore del vangelo marciano, elencare le sue strategie per stabilire una teologia su Gesù, la fede e il discepolato. Il vangelo di Marco è dunque un'opera attuale, per quanto esplora le possibilità dello stesso linguaggio scritto. Marco riesce a stabilire questo felice paradosso: proprio tramite la sua presentazione dei demoni, si approfondisce l'esperienza di credere nel Figlio di Dio.
La convivialità potrebbe essere un motivo teologico del dittico lucano? La ricchezza del vocabolario legato al cibo; l'abbondanza di scene di mensa (implicite ed esplicite) in Luca ed Atti; la pregnanza delle tredici scene di convivialità esplicita in rapporto al messaggio di Gesù ai discepoli, ai farisei e alle folle da un lato e di Luca ai suoi lettori dall'altro; e la peculiarità del simposio lucano (L 14,1-24) grazie sia ai temi del ribaltamento, della beatitudine, e del regno di Dio che emergono dal testo, sia alla tecnica narrativa della mise en abyme, sembrano confermarlo. È nel corso dei pasti festivi che Gesù annuncia le sue scelte fondamentali e la loro fondatezza. Quello che cerchiamo di dimostrare è che il motivo teologico della convivialità sia un fil rouge dell'opera lucana, capace di nutrirci in una molteplicità di prospettive: quella umana dell'incontro, anche e soprattutto tra diversi: quella sociale, nel seme del ribaltamento, cioè del capovolgimento di personaggi e situazioni proposto da Gesù; quella escatologica del Regno di Dio che si mostra nella beatitudine di coloro Signore.
"Battesimo, eucaristia, matrimoni misti, culto a Dio e ai santi: temi su cui riflettere per una fede che realizzi una vita davvero cristiana."
Sembra antiquato parlare di senso di colpa oggi, in un contesto culturale come quello occidentale sempre più centrato sull'individualismo, che ha relegato l'esperienza della colpevolezza a una dimensione soggettiva, considerandola, non poche volte, un nocivo fardello emotivo di cui sbarazzarsi. Da qui la necessità di ritornare su questo delicato tema proponendo una riflessione cristiana che, partendo dall’esperienza antropologica e psicologica della colpa, approdi a quella teologico-morale, in cui sentimento di colpevolezza, coscienza di peccato e perdono risanante di Dio Padre buono risultano momenti inscindibili nel cammino di conversione.
La vocazione missionaria compete dall'origine a tutta la Chiesa, rappresentata non solo dai Dodici (cfr. Mt 28,19-20) ma anche da altri discepoli, inviati allo stesso modo ad evangelizzare (cfr. Lc 10,1). Tota Ecclesia è missionaria (cfr. AG 35) e perciò chiamata a divenire sempre più un "popolo missionario", nella diversa articolazione dei suoi soggetti: cristiani laici, religiosi, pastori. La ricerca vuole proporre una conversione missionaria di tutto il Popolo di Dio in quanto discepolo-missionario, alla luce della visione evangelizzatrice dei sacramenti dell'iniziazione cristiana. Il volume, quindi, "recepisce in un discorso rigorosamente ecclesiologico l'insegnamento dottrinale e pastorale di papa Francesco sul "santo popolo fedele di Dio", come primo soggetto missionario dell'annuncio evangelico" (dalla Prefazione del card. Luis F. Ladaria) e individua nella fraternità universale il fondamento e il fine del processo sinodale.
Una risposta alla sfida educativa consiste nell'aumentare la competenza fraterna.
A partire da alcuni estratti di un‚Äôopera del mistico egiziano øAbd al-WahhƒÅb al-≈†a ørƒÅnƒ´ (m. 1565), qui tradotti per la prima volta in lingua occidentale, questo libro vuol far emergere la novit√† dell‚Äôapporto musulmano al tema dell‚Äôospitalit√† e della visita reciproca. Fornendo alcune chiavi di lettura e introducendo i principali concetti che muovono la fede e la coscienza del virtuoso vivere musulmano, l‚Äôautrice suggerisce uno sguardo positivo sui valori che caratterizzano ancora oggi la vita dei fedeli e che possono diventare luogo fecondo di un incontro fra credenti. In appendice propone quattro workshops per il dialogo islamo-cristiano, con lo scopo di stimolare il desiderio di conoscenza e approdare al terreno fecondo della reciproca ospitalit√†.
Informazioni sull'autore
Marta Arosio, religiosa della Congregazione delle Missionarie dell‚ÄôImmacolata ‚Äì PIME, ottiene il Magistero in Scienze Religiose a Milano (2013). Nel 2014 parte per l‚ÄôAlgeria dove trascorre quattro anni a stretto contatto con la popolazione locale. Nel 2021 consegue la Licenza presso il Pontificio Istituto di Studi Arabi e Islamistica (PISAI) di Roma con una tesi dal titolo: Il dialogo dell‚Äôospitalit√†. Riflessioni a partire dall‚Äôopera LawƒÅqi·∏• al-anwƒÅr al-qudsiyya fƒ´ bayƒÅn al- øuh≈´d al-mu·∏•ammadiyya di øAbd al-WahhƒÅb al-≈†a ørƒÅnƒ´. Ha curato per la casa editrice Glossa il libro di Christian de Cherg√©, L‚Äôinvincibile speranza (Milano, 2018).
Il libro redatto in memoria di Aldo Natale Terrin prende in esame una delle sue ultime fatiche su una materia altamente sensibile esplorata dalle neuroscienze e riguarda il rapporto tra coscienza e cognitivismo, con attenzione particolare all’intelligenza artificiale. Su questo fronte, in cui l’uomo si sente esaltato e insieme minacciato, si gioca il versante epistemologicamente più rilevante che riguarda anche la sopravvivenza delle religioni. Roberto Tagliaferri e Giorgio Bonaccorso, discepoli e colleghi di Terrin, dialogano e si confrontano su questa frontiera, che rappresenta un problema incandescente nell’attuale dibattito culturale.
Informazioni sugli autori
Roberto Tagliaferri, teologo interessato ai fenomeni culturali che destabilizzano l’Occidente e il cristianesimo, tenta di interfacciare i punti critici che agitano la Chiesa e il mondo contemporaneo alle prese con la complessità e con la fine del paradigma riduzionistico etnocentrico del positivismo. Ha al suo attivo una vastissima produzione scientifica, con diversi contributi e numerosi volumi pubblicati negli ultimi due decenni.
Giorgio Bonaccorso, docente all’Ilp di Padova, ha esplorato problematiche attinenti alla performance rituale. I suoi interessi spaziano dalla linguistica alla fenomenologia alle neuroscienze, con particolare attenzione al superamento del dualismo classico all’insegna della “mente incorporata”.
Aldo Natale Terrin è stato storico e fenomenologo delle religioni di fama internazionale, che ha saputo ibridare diverse competenze accademiche attorno al sacro e alla performance rituale, diventando un riferimento all’Ilp di Padova per una scienza liturgica fondata pastoralmente.
«La ricerca studia una delle dimensioni della Chiesa messe in evidenza dall’ecclesiologia conciliare. Tra queste, particolare enfasi è posta sulla dimensione escatologica della Chiesa, finalmente recuperata all’ecclesiologia, specialmente nei capitoli I, II, VII e VIII di Lumen Gentium. Il presente studio «si applica a questa riscoperta, a partire dal binomio Chiesa-Regno di Dio, indicata da don Mario Gullo come il punto sorgivo da cui nasce questa riscoperta. Si tratta di un argomento originale, peraltro poco studiato nella letteratura teologica post-conciliare, nonostante l’evidente interesse che poteva rivestire per la ricerca» (dalla Prefazione di don Dario Vitali).
La novità più evidente che rischiara il volume, e che costituisce anche il guadagno più significativo della ricerca, è la declinazione del tema in prospettiva ecclesiale e non individuale: non sono anzitutto i singoli a dover entrare nel Regno con una vita in linea con le condizioni fissate per ottenere la felicità eterna, ma è la Chiesa stessa ad essere in cammino verso il Regno, chiamata già qui ed ora, in forza di tale orientamento escatologico, ad essere figura e anticipazione di quel Regno che attende, che persegue e anche affretta quando la sua vita è misurata sulla radicalità di esso.
Informazioni sull'autore
Mario Gullo, presbitero della Diocesi di Acireale (Ct), ha conseguito il Dottorato in Teologia dogmatica nella Pontificia Università Gregoriana di Roma e si è laureato in Filosofia all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata con una ricerca sulle vie della conoscenza di Dio in Edith Stein. Ha pubblicato diversi volumi e articoli di carattere teologico e spirituale. Attualmente è docente di Teologia dogmatica presso lo Studio Teologico “San Paolo” di Catania e parroco.
Il libro affronta i fondamenti teologici e liturgici legati ai promotori del Movimento liturgico e, con una puntuale analisi testuale, delinea i percorsi dei grandi autori che attraversano i passaggi teoretici ed esperienziali di una fede celebrata “per ritus et preces”, come evidenziato nelle opere di Odo Casel, Romano Guardini, Salvatore Marsili e Cipriano Vagaggini. Attraverso l’indagine attenta e sensibile dei processi rituali, il lettore potrà riconoscere l’attenzione all’uomo liturgico rispettato nella fisiologia del suo rapporto naturale con il divino e la profonda connessione tra la persona credente e il Dio del tempo liturgico, riconosciuto con il pensiero, abitato dalla fede e celebrato nella storia con i gesti e i riti.
Questa ricerca – grazie alle opere dei liturgisti – chiarisce che la liturgia è esperienza della salvezza operata da Cristo nel suo mistero di redenzione, concreta realizzazione di comunione con il Salvatore. L’uomo è al contempo storicizzato, pensante, credente e celebrante secondo il suo cuore e modellato dall’impatto salvifico con la grazia preveniente, dinanzi alla quale si pone con un volto, le mani, la voce e la parola.
Informazioni sull'autore
Davide Garganese, presbitero della Diocesi di Conversano-Monopoli, ha conseguito la Licenza e il Dottorato in Sacra Liturgia presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo (Roma). Attualmente è direttore dell’Ufficio liturgico diocesano, parroco della parrocchia di Sant’Antonio di Padova in Monopoli e insegnante di Religione cattolica.
Fermarsi è un rito impegnativo ma necessario. Fermarsi significa portare davvero a compimento un’opera, un momento di vita, un’esperienza. Spesso prigionieri di tante illusioni di potere, siamo incapaci di gustare, di contemplare, resi saturi, anziché nutriti dalla realtà.
Il comando biblico del sabato è una custodia che Dio stesso chiede a ogni creatura perché viva il dono di esistere, la benedizione del limite. Fermarsi per custodire le relazioni, il tempo, i legami. Fermarsi è un dono e un compito per ogni persona, per abitare con responsabilità la terra, per costruire comunità.
Informazioni sugli autori
Giorgio Bozza, presbitero diocesano, insegna Teologia morale nell’ISSR di Padova, in quello di Treviso e nella Facoltà Teologica del Triveneto. Recentemente ha pubblicato Un autogrill per la politica. Dizionario minimo per un tempo di crisi (2020).
Mariachiara Vighesso, religiosa, è responsabile della formazione e del discernimento vocazionale dell’Istituto Discepole del Vangelo. Ha pubblicato, insieme ad Antonella Fraccaro, il volume Charles de Foucauld e la forza dei legami (2022).