Il libro redatto in memoria di Aldo Natale Terrin prende in esame una delle sue ultime fatiche su una materia altamente sensibile esplorata dalle neuroscienze e riguarda il rapporto tra coscienza e cognitivismo, con attenzione particolare all’intelligenza artificiale. Su questo fronte, in cui l’uomo si sente esaltato e insieme minacciato, si gioca il versante epistemologicamente più rilevante che riguarda anche la sopravvivenza delle religioni. Roberto Tagliaferri e Giorgio Bonaccorso, discepoli e colleghi di Terrin, dialogano e si confrontano su questa frontiera, che rappresenta un problema incandescente nell’attuale dibattito culturale.
Informazioni sugli autori
Roberto Tagliaferri, teologo interessato ai fenomeni culturali che destabilizzano l’Occidente e il cristianesimo, tenta di interfacciare i punti critici che agitano la Chiesa e il mondo contemporaneo alle prese con la complessità e con la fine del paradigma riduzionistico etnocentrico del positivismo. Ha al suo attivo una vastissima produzione scientifica, con diversi contributi e numerosi volumi pubblicati negli ultimi due decenni.
Giorgio Bonaccorso, docente all’Ilp di Padova, ha esplorato problematiche attinenti alla performance rituale. I suoi interessi spaziano dalla linguistica alla fenomenologia alle neuroscienze, con particolare attenzione al superamento del dualismo classico all’insegna della “mente incorporata”.
Aldo Natale Terrin è stato storico e fenomenologo delle religioni di fama internazionale, che ha saputo ibridare diverse competenze accademiche attorno al sacro e alla performance rituale, diventando un riferimento all’Ilp di Padova per una scienza liturgica fondata pastoralmente.
Caro Salutis Cardor, celebre frase di Tertulliano (De resurrectione mortuorum, VIII, 6-7), scelta come motto e insegna dell'Istituto di Liturgia Pastorale "Santa Giustina, delinea in stile lapidario e con rara efficacia la funzione della carne di Cristo e nostra nel mistero della salvezza e nella liturgia. La collana, curata dall'Istituto e articolata in tre sezioni (Contributi, Studi, Sussidi), intende offrire a studiosi, operatori liturgici e al pubblico la ricchezza di pensiero e il fervore di stimoli propri di una chiesa che celebra e vive in maniera cosciente il suo mistero.
Parlare di liturgia e segreto può destare sorpresa e sospetto, soprattutto in un contesto culturale che, pur ossessionato dalla privacy, rendere tutto di dominio pubblico. Eppure la religione ricorre a i linguaggi "non comunicativi", in cui il segreto è parte decisiva della di religiosa. Esso custodisce o spazio dell'ineffabile, dell'altrove, si declina con dispositivi specifici come il silenzio, i luoghi di soglia, le interruzioni del flusso ordinario delle cose. Da un lato, il segreto impedisce la presunzione di una totale trasparenza dei riti rispetto al mistero di Dio,; dall'altro, ricorda l'inaccessiblità dell'esperienza rituale se non per partecipazione diretta. La questione del segreto rituale, vista sotto diverse angolature, può essere decisiva anche per l'attuale prassi celebrativa.
Il tema esistenziale della malattia mortale è tornato d’attualità nel tempo del Covid19. Dopo decenni di vita sicura, indenni da pericoli gravi per l’ombrello tecnologico che impediva gravi epidemie, è arrivato il redde rationem. La vita oggi non è così come ce la siamo raccontata per decenni; è esposta a pericoli e a rischi non previsti e fuori controllo. D’un colpo i nostri sistemi tecnologici, economici e sociali hanno mostrato la loro fragilità. Sono bastati due mesi di reclusione per mandare in frantumi intere filiere di mercato con lo spettro del fallimento per le imprese, della disoccupazione e della povertà. Soprattutto è successo, in modo strisciante, qualcosa che ha minato in radice la nostra umanità. Grande strategia dei virologi a braccetto con i politici, che hanno nascosto la loro impotenza dietro i dogmi della scienza. La sovraesposizione della biomedicina ha prodotto un fenomeno difficilmente prevedibile fino a poco tempo fa: la reazione di parte della popolazione contro la scienza. Anche la Chiesa nell’occasione ha mostrato le sue difficoltà, lasciando che interi ambiti vitali fossero totalmente nelle mani della scienza. La Chiesa dovrebbe interrogarsi su alcuni fondamentali che sono venuti meno, come l’interruzione del culto nel Giorno del Signore, l’abdicazione alla sua missione di consolare gli afflitti e di seppellire i morti, l’acquiescenza alla scienza biomedica.
Informazioni sull'autore
Roberto Tagliaferri, teologo interessato ai fenomeni culturali che destabilizzano l’Occidente e il cristianesimo, tenta di interfacciare i punti critici che agitano la Chiesa e il mondo contemporaneo alle prese con la complessità e con la fine del paradigma riduzionistico etnocentrico del positivismo. Ha al suo attivo una vastissima produzione scientifica, con diversi contributi e numerosi volumi pubblicati negli ultimi due decenni.
Il "fattore A", ovvero la variabile antropologica nei sacramenti, è diventato un elemento centrale nella teologia, dopo che il Vaticano II ha riequilibrato lo sbilanciamento dell'ex opere operato di Trento in una sinergia umano-divina. Se il sacramento rispetta il mistero dell'Incarnazione, bisognerà tenere entrambe le nature evitando la sovrapposizione. Così l'efficacia del sacramento concerne anche l'opera umana, che deve essere indagata sul suolo proprio per concorrere alla manifestazione del mistero.
In questo libro si vorrebbe riannodare alcuni fili, che corrono dalla problematica dei "segni dei tempi" al metodo pastorale del Vaticano II, per ribadire una svolta mai del tutto metabolizzata dalla Chiesa per la sua capacità, di destrutturare il comodo mondo garantito dall'alto.
L. Sartori scrisse: "Gaudium et spes è frutto del concilio, ma inevitabilmente acerbo,
Prematuro. Nel senso che attinge al senso della chiesa contemporanea di dover aprire un corso nuovo, di cambiare metodo, lasciando alle spalle gran parte dell'impianto ereditato dal medioevo per ciò che riguarda i rapporti con l'umanità; senza poter ancora individuare con chiarezza l'impianto futuro" .
In questo senso l'ispirazione conciliare è un'innovazione destabilizzante. Il doppio vincolo della fedeltà a Dio e all'uomo segnala un doppio percorso da intersecare, Dio non ha parlato solo nei tempi antichi e in Gesù Cristo ma parla anche oggi. La sua voce è legata ai "segni dei tempi", cioè agli eventi che ci sconcertano e in cui si avverte qualcosa che ci resiste e ci spinge oltre.
In una conversazione estemporanea in aereo, tornando dal Brasile, Papa Francesco invitò la teologia a farsi carico di un nuovo modo di intendere il carisma al femminile nella vita della Chiesa. Questo libro intende dare un piccolo contributo ad un dibattito aperto, che non può essere disatteso. La Chiesa del Terzo Millennio troverebbe grande giovamento da un ministero al femminile che esplori i sentimenti profondi dello Spirito interiore.
Il ministero della “altra Maria” sarebbe una sorta di rivelazione in atto dell’azione dello Spirito nelle coscienze credenti, che ha bisogno di essere comunicata agli uomini nella Chiesa e fuori dalla Chiesa. La dimensione istituzionale del ministero ordinato al maschile ha finito per privilegiare la versione petrina al maschile con potere assoluto. Bisogna riequilibrare il sistema ecclesiale con una prospettiva al femminile della fede. È urgente ritrovare tra i tempi i rischi dello “altrove” e del “di più”, che hanno sempre alimentato i sogni dell’avventura umana su questa terra. “La fede al femminile”, ovvero come vivere poeticamente il nostro pellegrinaggio con un paradigma sovversivo legato ai sentimenti e non solo alle istituzioni.
Informazioni sull'autore
Roberto Tagliaferri, teologo, insegna all’Istituto di Liturgia Pastorale di Santa Giustina a Padova e si interessa di problemi epistemologici ed estetici attorno alla galassia del rito, fenomeno tanto universale quanto difficile da decriptare nelle sue molteplici valenze. All’attivo ha numerose pubblicazioni sui temi scottanti della cultura in generale e, in particolare, della pastorale della Chiesa.
Il volume intende mettere a fuoco il metodo pastorale proprio della liturgia, nel contesto della svolta pastorale promossa dal Concilio Vaticano II. Riconoscere la forma specifica della pragmatica rituale è essenziale non solo per evitare riduzionismi, ma anche per scoprire il grande contributo che essa può dare oggi alla vita di fede, nel quadro di una pastorale organica.
Una riflessione sul destino della Chiesa nel terzo Millennio, che è di fronte ad un bivio pericoloso: o sparisce inghiottita dalla secolarizzazione occidentale, o reagisce ai fondamentalismi che la minacciano, opponendo un altro fondamentalismo cristiano. La terza opzione più difficile della "fragile anticipazione del Regno" è l'oggetto di questo libro.
La tempesta prodotta da Nietzsche attraverso «uno scatenamento totale di tutte le capacità simboliche» non poteva passare inosservata. L'Occidente, che ha scommesso sui "maestri del sospetto" per la sua emancipazione, non ha ancora trovato la risposta al folle della "morte di Dio" e soprattutto alla domanda: con cosa lo sostituiremo? Il destino di Nietzsche fu legato al suo annuncio: «Conosco la mia sorte. Un giorno sarà legato al mio nome il ricordo di qualcosa di enorme - una crisi, quale mai si era vista sulla terra, la più profonda collisione della coscienza, una decisione evocata contro tutto ciò che finora è stato creduto, preteso, consacrato. Io non sono un uomo, sono dinamite». L'Occidente vive questo spasmo e con lui anche il cristianesimo alle prese con la sua crisi di identità fra cielo e terra. L'alternativa di Nietzsche "il Crocifisso o Dioniso" è una provocazione ancora irrisolta, che si tenta di eludere ma che continua a lacerare le coscienze di tutti.
Nel terzo Millennio si sta consumando una terza svolta epocale nella storia del cristianesimo e una nuova risposta pastorale assume il carattere di urgenza. La prima svolta in epoca apostolica è stata la rinnovata coscienza della cattolicità per cui il Vangelo riguardava non solo gli Ebrei ma anche i pagani; la seconda è stata la torsione dall'escatologia imminente all'escatologia rimandata in cui, tra i tempi, la cristianità ecclesiale ha tentato di gestire la Gerusalemme della Terra con i criteri della Gerusalemme del Cielo. La terza svolta è in atto oggi, dopo il Vaticano II, e non riguarda solo la Chiesa ma anche il mondo laico secolarizzato, entrambi alle prese con la crisi della loro identità e con le altre culture che premono ai confini. Il libro tenta di dirimere il rapporto tra le principali pratiche laico-ecclesiali (la morale, il diritto, la religione, l'estetica artistica), mettendo in evidenza le loro interferenze. In questo "conflitto di pratiche", il rito può riservare sorprese positive per un'accettazione pubblica di valori condivisi. Nella crisi dell'Occidente, con le divisioni tra credenti e non credenti, tra occidentali e islamici, che tradiscono lo smarrimento di una deframmentazione senza fine di valori, memorie, autorità, credenze, il rito può davvero rivelarsi come una risorsa dimenticata da riproporre per pragmatiche condivise?