In questo classico scritto, il teologo evangelico Vittorio Subilia non propone all’uomo moderno apologie confessionali o soluzioni religiose o ecclesiastiche, bensì la «ricerca critica, tormentata eppure fiduciosa, dell’essenza del messaggio cristiano», punto di riferimento per orientare diversamente la vita, esercitare una funzione valutativa rispetto a tutte le sue concezioni e trasformarlo in soggetto libero dai poteri del mondo.
«Può ancora avere senso proporre un problema confessionale in un’epoca di crisi e di trapasso, non di generazioni, ma di civiltà, in cui si avverte l’impressione diffusa che i fondamenti stessi della vita, accettati da tradizioni millenarie, vacillino? L’unica conclusione coerente che si potrebbe trarre a lume di logica è che il libro che ci accingiamo a scrivere non debba essere scritto. La questione sta esattamente in questi termini? Oppure il discorso protestante non è per caso un discorso che non ha niente a che fare con un’apologia del protestantesimo ma va al di là di tutte le incarnazioni storiche di cristianesimo, compresa quella protestante? Se questi punti interrogativi possono essere ribaltati in affermazioni, le pagine che seguono potranno avere una loro utilità, forse una loro necessità».
Vittorio Subilia
Come si coniuga la promessa di una vita in pienezza espressa da Gesù nel Vangelo di Giovanni - "sono venuto perché abbiate vita in abbondanza" - con la sofferenza della croce? La risposta di François Vouga e Letizia Tomassone è in questo dialogo a distanza tra due percorsi a tratti paralleli e a tratti divergenti. In un itinerario storico, la teologa Tomassone ripercorre la nascita di una perniciosa interpretazione sacrificale della morte di Gesù che implica l'idea della sottomissione alla violenza come necessaria alla salvezza. Con una lucida analisi esegetica, lo studioso Vouga mostra invece come, lungi dal supportare tale interpretazione, il Nuovo Testamento ponga al centro la gratuità del dono di sé e della salvezza, ovvero la fiducia nel Dio della vita.
La particolarità di Gesù e l'universalità di Dio
I Gesù dei Vangeli e il Cristo dei teologi
Il bisogno di intelligibilità della fede e la riflessione sistematica
In questo nuovo saggio, Gounelle presenta le sue convinzioni più profonde, la sua maniera di intendere e vivere il Cristo.
Un discorso, pur soggettivo e limitato, che tenta di dire qualcosa sul Cristo che anche altri possano capire, condividere o rifiutare.
Dalla quarta di copertina
Autonomo ma direttamente legato al precedente Parlare di Dio, questo nuovo libro di André Gounelle si concentra - quale altro versante di un medesimo approccio - sulla figura del Cristo.
Gounelle non tenta un'interpretazione esaustiva del Cristo, della sua morte e risurrezione, ma si limita a una riflessione personale che, innanzitutto, consegna agli altri qualcosa di lui stesso e delle sue convinzioni più intime e profonde.
Pur "soggettivo e limitato", il discorso di Gounelle, il "suo" modo di comprendere e vivere il Cristo, tenta di dire, senza la pretesa di essere l'unico possibile o il migliore, "qualcosa di giusto, che altri possano capire, condividere, accettare o rifiutare".