Il libro espone i lineamenti fondamentali della fede cristiana, com'è presentata dal Credo di Nicea-Costantinopoli, accolto da tutte le chiese. Le antiche parole della tradizione cristiana costituiscono il filo conduttore che accompagna la riflessione attraverso le domande e le inquietudini della chiesa e della società del nostro tempo, in un cammino che cerca la propria guida nel Dio di Gesù. Nessuno è obbligato a intraprendere tale cammino, ma esso si offre a ciascuna e a ciascuno come lieta possibilità di accogliere la chiamata alla libertà di credere.
In questi ultimi anni si sono moltiplicati i libri contro la fede cristiana e, più in generale, la religione in ogni sua forma ed espressione.
Libri quali L'illusione di Dio di Richard Dawkins, Dio non è grande di Christopher Hitchens, sottotitolato Come la religione avvelena ogni cosa, o Perché non possiamo essere cristiani di Piergiorgio Odifreddi forniscono ragioni per non credere e si prefiggono di dimostrare che l'ateismo è il traguardo dell'"uomo adulto", l’approdo inevitabile della ragione libera.
Senza polemiche o confutazioni, in queste pagine Paolo Ricca intende offrire ai lettori, attraverso una serie di commenti biblici, le "ragioni per credere" e accedere a una fede che non inquina nulla, non ha nulla di assurdo né, tanto meno, di infantile.
L'adorazione del Dio uno e trino e la cura dell'uomo
La dottrina della giustificazione per sola grazia e le "buone opere"
La chiesa e il suo compito di sentinella politica di fronte allo Stato
Uomo del Cinquecento, il teologo ginevrino ci parla ancora oggi attraverso le sue domande senza tempo, in particolare l’interrogativo chiave: come coniugare l'adorazione di Dio e il prendersi cura dell'umanità?
Dalla quarta di copertina:
Che cos'aveva da dire di significativo Giovanni Calvino nel XVI secolo? E che cos'ha da dire oggi?
In questo libro, Eberhard Busch, assistente di Karl Barth e docente di teologia riformata, cerca di rispondere a queste e ad altre domande direttamente legate al pensiero del teologo ginevrino.
Domande relative alla dottrina del Dio uno e trino, a quella della giustificazione per sola grazia e al suo rapporto con le "buone opere", la responsabilità degli esseri umani e la salvezza, alla concezione della chiesa, del suo ordinamento interno e del suo compito di sentinella politica di fronte allo Stato…
Fino alla domanda fondamentale, e attualissima, su come coniugare l'adorazione di Dio e il prendersi cura dell’umanità.
Un cartoon che affronta le questioni fondamentali dell'esistenza
Dal beffardo Bart Simpson al teologo calvinista Karl Barth
L'umorismo come antidoto al fanatismo
In una società molto spesso imbarazzata dalle dimostrazioni pubbliche della spiritualità e della fede, i Simpson – litigarella, rumorosa e normalissima famiglia della classe lavoratrice di una città della provincia americana – aiutano a riflettere sui nostri timori e le nostre speranze, sull'oggi e su Dio.
Dalla quarta di copertina
... ma cos'ha a che fare Bart, il ragazzino scavezzacollo con una vocazione particolare a condurre alla collera suo padre, Homer, con Karl Barth, il grande teologo calvinista che ha segnato con la sua opera sterminata l'intero Novecento?
Da Bart a Barth: soltanto un - facile - gioco di parole? A tale angosciosa domanda – leggera di quella leggerezza che Italo Calvino suggeriva di portare con sé all'incrocio del nuovo millennio quale antidoto al senso diffuso di precarietà cosmica – è dedicato questo libretto.
Che (con la bassa scusa di parlare una volta di più della famiglia più famosa della TV mondiale, la famiglia Simpson) discute di noi, della nostra fatica di capire gli altri ma anche di capirci, dei nostri timori e delle nostre speranze, religiose e non: insomma, del nostro oggi, e di cosa ci fa – ancora? – colui che ci ostiniamo a chiamare Dio nel nostro oggi.
"Un'opera che si legge tutta d'un fiato e che alla fine – esattamente come accade dopo la visione di un episodio dell'amata serie – ti costringe a desiderare una successiva puntata." (Dalla prefazione di Gioele Dix)
L'amicizia con Karl Barth ed Ernst Fuchs
I rapporti con Martin Heidegger e Rudolf Bultmann
La stima critica per l'ex collega tubinghese Joseph Ratzinger
Uno dei maggiori teologi del Novecento racconta se stesso e il proprio pensiero: uno spaccato teologico degli ultimi cinquant'anni e un'affascinante "autointroduzione" all'opera di un grande autore tra appassionata fede evangelica, vivida curiosità intellettuale e lucido impegno ecumenico.
Dalla quarta di copertina:
Uno dei maggiori teologi del Novecento racconta se stesso e il proprio pensiero, offrendoci uno spaccato teologico degli ultimi cinquant'anni e un'affascinante "autointroduzione" alla sua opera.
Dalla scoperta dell'evangelo e della chiesa nel clima plumbeo della DDR alla prestigiosa cattedra a Tubinga, la carriera del grande studioso attraversa la cultura della seconda metà del xx secolo, animata da passione di fede e vivida curiosità intellettuale.
Limpide pagine in cui rivivono l'amicizia con Karl Barth ed Ernst Fuchs, i rapporti con Martin Heidegger e Rudolf Bultmann, la stima critica per l'ex collega tubinghese Josef Ratzinger, l'appassionata appartenenza evangelica e il lucido impegno ecumenico.
Le riflessioni teologiche nate dall'evangelo
I teologi ortodossi, gli eretici e gli scismatici
Antichità, Medioevo e Riforma
La storia dei dogmi di Adolf von Harnack è un grande classico che va molto al di là di una semplice indagine storica, inaugurando la "modernità teologica", una nuova età "postdogmatica", alla riscoperta della semplicità del cristianesimo delle origini purificato dalle scorie.
Massimo storico del cristianesimo nel primo Novecento, Harnack ha legato il suo nome a un particolare metodo di analisi storica, la storia del dogma, la cui principale espressione è l'omonimo manuale in tre volumi pubblicato in Germania negli anni 1886-1890.
Secondo Harnack, la nozione di dogma, assente nell'insegnamento di Gesù e nel Nuovo Testamento, è legata a uno specifico percorso storico, caratterizzato da forme di pensiero e schemi argomentativi ellenistici, al cui interno la chiesa delle origini ha formulato le proprie espressioni dogmatiche. Per Harnack, la teologia cristiana non deve quindi considerare alla stregua del dato biblico tali formulazioni.
Redatto negli anni 1889-1891, questo compendio è una felice sintesi di metodo, tesi e argomentazioni di uno dei più grandi intellettuali cristiani dell'età contemporanea.