Liberman passa in rassegna le tecniche più efficaci di reinserimento sociale applicabili ai pazienti psichiatrici quando la gravità dei sintomi è stata ridotta dai trattamenti terapeutici. Son presi in esame tutti i temi con i quali si confronta oggi la riabilitazione psichiatrica: dalla ripresa dell'attività sessuale ai programmi di prevenzione dell'AIDS, dal riapprendimento di comportamenti sociali adeguati alla sperimentazione di nuovi modelli di lavoro.
La definizione del setting è questione centrale nel lavoro psicologico e attraversa l'intero campo d'intervento degli psicologi. Facendo riferimento a concrete esperienze di lavoro, gli autori evidenziano le modalità con cui vengono allestiti setting di lavoro differenziati, in rapporto a diversi obiettivi, a diversi destinatari, a diversi contesti operativi.
Il volume è un'introduzione a un metodo innovativo di terapia familiare: utilizzare il lavoro intergenerazionale con le famiglie d'origine dei clienti non come momento terapeutico a sé stante, ma come consulenza all'interno di terapie individuali, di famiglia e di coppia. Il metodo permette al terapeuta di sfruttare le importanti possibilità offerte dal lavoro intergenerazionale senza essere obbligato a impostare in tal modo l'intera terapia.
Scritto subito dopo la disfatta della Germania nella seconda guerra mondiale, questo saggio è al tempo stesso una breve, densa trattazione elaborata da uno dei massimi filosofi del Novecento intorno al concetto di "colpa" (nelle sue differenti specificazioni di colpa criminale, politica, morale, metafisica), e una lucida riflessione condotta da un tedesco sui tedeschi e sul nazismo, sulla colpa della Germania hitleriana (il passato) e sulla possibile rinascita della Germania libera (il futuro) sulle basi di un incerto presente (l'immediato dopoguerra).
Arriva un momento nell'età adulta in cui si avverte il desiderio di raccontare la propria storia di vita. Per fare un po' d'ordine dentro di sé e capire il presente; per ritrovare emozioni perdute e sapere come si è diventati, chi dobbiamo ringraziare o dimenticare. Quando questo bisogno ci sorprende, l'autobiagrafia di quel che abbiamo fatto, amato, sofferto, inizia a prendere forma. Diventa scrittura di sé e alimenta l'esaltante passione di voler lasciare traccia di noi a chi verrà dopo o ci sarà accanto. Sperimentiamo così il "pensiero autobiografico", che richiede lavoro, coraggio, metodo, ma procura, al contempo, non poco benessere.
Il libro può essere considerato come il manifesto del pensiero polivalente di Maria Zambrano. In esso si mostra infatti la genesi delle due forme di ragione, mediatrice e poetica, che ne hanno guidato tutta l'attività filosofica intrecciandosi con una costante riflessione sulla storia della filosofia e della cultura europea, la sua crisi e i suoi fallimenti dei quali l'Europa intera era arrivata ormai a soffrire mortalmente. La sfida vitale che il filosofare di Maria Zambrano assume è dettata dalla necessità, non solo teorica ma esistenziale e politica, del "rinnovamento di un'amicizia perduta" attraverso un sapere dell'anima.
Più rapido del signor Bianconiglio, più imprevedibile delle collere della Regina di Cuori, più esclusivo del sorriso del Gatto del Cheshire è il mondo dei quanti che la fisica del Novecento ha rivelato a ricercatori che confessavano di "non credere ai propri occhi", cioè a quello che con formule ed esperimenti stavano dimostrando. Eppure la sconcertante realtà della microfisica è alla base della stessa fisica degli oggetti quotidiani in cui abitualmente ci muoviamo e persino dell'architettura delle galassie dell'universo. Ricalcado le orme del grande Carroll, Gilmore presenta una moderna Alice anch'essa sospesa tra piccolo e grande, capace di guidarci con straordinaria abilità nel paese delle meraviglie della fisica dei quanti.
Mistero per eccellenza del cristianesimo, la Trinità è anche la via per cui il divino si dispiega nella natura e nella storia, facendosi carne e sangue dell'uomo. In un dialogo immaginario ma appassionato tra un teologo e un uditore di buona volontà e in uno scambio reale di opinioni con tre filosofi "laici" (Massimo Cacciari, Giulio Giorello e Vincenzo Vitiello) l'autore mostra come, almeno nel nostro Occidente, anche per essere atei coerenti occorra passare attraverso la prospettiva della fede trinitaria.
A volte entrando in una dimora attraverso la scala di servizio, si riesce a capire chi ci abita meglio che entrando dall'ingresso principale. Questo vale anche e soprattutto per i filosofi. Talete, troppo assorto nel calcolo delle orbite dei pianeti, non vede il pozzo sotto i propri piedi e vi cade tra le risa delle donne di Tracia. Socrate, per sfuggire alla petulanza della moglie Santippe a casa propria, inventa in piazza l'interrogazione filosofica cui sottopone sacerdoti e politici...
A Princeton, nel 1955, un gruppo di illustri scienziati di campi diversi ingaggia una serrata discussione sul significato da dare alla parola "gioco", o più precisamente, su come intendere il messaggio "questo è un gioco". Gregory Bateson pone il problema e le sue parole sono il filo che avvolge l'intera discussione. Bateson approfondisce qui le sue riflessioni sul gioco, le amplifica, aggiungendo altri giri di pensiero, come l'immagine della struttura "a buccia di cipolla" o le spiegazioni del perché non si può mai dire a qualcuno "gioca!".
Nella stanza d'analisi il paziente parla della sua vita, dei suoi ricordi, affetti, sogni. Gli analizzandi ci appaiono persone molto vive, mobili, protagonisti dei propri affetti. La vitalità mentale dei pazienti è collegata all'interesse che l'analista continuamente rivela per il loro mondo, il loro linguaggio, le loro azioni cieche. Queste modalità di comunicazione rendono possibile l'espressione delle emozioni: ciò può ridare vita mentale a persone che si sentono inesistenti.