Il male - nelle sue manifestazioni violente e criminali - oggi non ha più un'immagine riconoscibile, un codice già decifrato e questo ci porta a nasconderci dietro a grossolani stereotipi, per non confrontarci con la potenzialità malefica, che è potenzialità di tutti. L'esperienza professionale dei curatori, il loro quotidiano incontro non con il male assoluto, metafisico, ma con le molteplici forme del male che colpiscono l'animo e il corpo dei pazienti e dei famigliari, ha portato alla nascita di questo libro. Partendo dal presupposto che le forme del male sono un problema centrale non solo nella vita emotiva di ogni individuo ma anche nella riflessione di ogni società su se stessa, gli autori sono stati chiamati a riflettere su alcuni aspetti "malefici" delle relazioni umane e sulla perturbante potenzialità malefica presente in ciascuno. Ne è nato un testo con un approccio multidisciplinare: analisi letteraria, filosofica, psicoanalitica, sociologica e psichiatrica si integrano offrendo una lettura molteplice e interdipendente del "male", o meglio delle forme dei "mali". Gli autori richiamano infine l'impegno individuale contro il male - prima di tutto il male che può essere in noi, nelle nostre vite private e istituzionali - e la possibilità di riconoscerlo a partire proprio dall'esperienza di incontro non difensivo con noi stessi e con gli altri.
Nella stanza d'analisi il paziente parla della sua vita, dei suoi ricordi, affetti, sogni. Gli analizzandi ci appaiono persone molto vive, mobili, protagonisti dei propri affetti. La vitalità mentale dei pazienti è collegata all'interesse che l'analista continuamente rivela per il loro mondo, il loro linguaggio, le loro azioni cieche. Queste modalità di comunicazione rendono possibile l'espressione delle emozioni: ciò può ridare vita mentale a persone che si sentono inesistenti.