Roma è una capitale con un modesto peso demografico, ma al suo interno racchiude un grande «caleidoscopio urbano»: può capitare che una strada divida mondi diversi per estetica, composizione sociale, qualità della vita. Questa diversità è frutto della sua impetuosa crescita negli ultimi 150 anni, una crescita che non poteva generare un territorio urbano omogeneo e uniforme: quella che continuiamo a chiamare Roma è divenuta ormai una grande area metropolitana, dalla costa del Tirreno fino ai primi rilievi appenninici, e al suo interno ha visto svilupparsi e prendere forma altre città. Sulla base di dati aggiornati - economici, urbanistici, demografici, e relativi a infrastrutture e servizi - gli autori proseguono il lavoro di ricerca e mappatura della capitale che ha preso avvio con "Le mappe della disuguaglianza": una ricognizione accurata della realtà romana, che ha consentito di delineare sette «città nella città», con caratteristiche simili, per composizione dei nuclei familiari, livelli di istruzione, tipologie occupazionali, dotazioni urbane, preferenze politiche. Con un capitolo su Roma in tempo di pandemia.
Si è aperta una nuova questione romana. Molto diversa ma altrettanto dirimente di quella ottocentesca. Allora l'esito fu la formazione della capitale dello Stato unitario. La caratura internazionale della città venne capitalizzata nel nation building italiano. Oggi la nuova questione romana si muove in direzione opposta, come inveramento della vocazione cosmopolita nell'epoca della globalizzazione. Una sincera celebrazione dei 150 anni di Roma Capitale, infatti, dovrebbe corroborare la consapevolezza che si è chiuso un ciclo storico. Non sono più riproponibili le tre rendite di cui è vissuta la società romana: il centralismo statale, il consumo di suolo, la retorica del passato. E allora: di quale economia vivrà la città? Quale forma urbana si darà? Come saprà rielaborare l'eredità storica? Di questo passaggio d'epoca non sono ancora emerse le formidabili opportunità. Se ne vedono solo gli effetti destrutturanti nel collasso dell'amministrazione, dei servizi e dello spazio pubblico.
Quando si parla di Roma - come esempio per antonomasia di una realtà urbana complessa e stratificata, sintesi del difficile cammino delle metropoli in Europa e nel mondo - spesso si cade nella trappola dei luoghi comuni, della visione stantia di una città che non c'è più, dell'inconsapevolezza di come cambiano i cittadini e dove si spostano. Oggi, nell'era della connettività universale, una volta che ci si è allontanati dai percorsi più battuti, a Roma si può avere la sensazione di fare un salto nel buio e, un po' come accadeva ai navigatori del XV secolo (loro sì, per colpa di mappe inesatte), di imbattersi in nuove terre, piene di problemi ma anche di potenzialità. Il volume - costruito come un percorso che si snoda attraverso una dettagliata serie di mappe a colori - traccia una geografia delle disuguaglianze tra i quartieri della capitale in un confronto inedito e prezioso con le altre tre principali città metropolitane italiane: Milano, Napoli e Torino. Gli autori, mossi da un grande rigore scientifico e da una forte passione civile, ci restituiscono la complessità sociale e spaziale della capitale, mostrandone le tante sfaccettature e le disuguaglianze che la attraversano. Postfazione di Walter Tocci.
DESCRIZIONE
Nel corso di una vita di studi, Italo Insolera, uno dei più importanti esperti della dimensione urbana e delle scienze del territorio, ha scelto di confrontarsi con un «oggetto privilegiato» di ricerca sul quale sperimentare le sue analisi e nel quale inverare le sue riflessioni. L’oggetto è Roma: non solo la Roma del centro storico monumentale, ma quella più vasta e contraddittoria realtà urbana che attorno al centro gravita e si muove. In effetti, i saggi raccolti nel volume, scritti nell’arco di cinquant’anni e unificati da questo denso filo conduttore, potrebbero essere tutti riassunti con la frase magistrale di Pasolini: «Attorno a Roma c’è quella cosa immensa e spappolata che è Roma». Immagine che del resto – nota l’autore – si può applicare a non poche altre città italiane, che hanno vissuto importanti trasformazioni in epoca moderna. È solo apparentemente sorprendente il fatto che gli argomenti qui trattati siano di così scottante attualità. Che si tratti dei rapporti tra i quartieri di nuovo insediamento e il centro storico, del modo di concepire la connessione tra l’antico e il moderno in una città dalla storia millenaria, della viabilità e dei trasporti, delle grandi scelte di indirizzo pubblico o degli enormi interessi degli immobiliaristi e dei costruttori, Roma ripropone oggi una serie di sfide e di contraddizioni irrisolte, ancora presenti entro la vigile lezione di questo studioso.
L'AUTORE
ITALO INSOLERA
Italo Insolera, nato a Torino nel 1929, architetto, urbanista e storico, ha insegnato nelle università di Venezia e di Ginevra e ha scritto il fondamentale Roma moderna. Per i tipi della Donzelli ha pubblicato, insieme a Walter Tocci e Domitilla Morandi, Avanti c’è posto. Storie e progetti del trasporto pubblico a Roma (2008).
La configurazione urbanistica delle città è sempre stata determinata dalla struttura economica. Ciascuna di esse riceveva riconoscibilità dal contesto naturale, dalle caratteristiche delle produzioni che vi si svolgevano e dalla cultura individuale e collettiva che vi si esprimeva. La fase attuale di globalizzazione sta progressivamente cancellando le specificità. Le produzioni avvengono in ogni angolo del mondo e la struttura commerciale di tutte le aree urbane si sta rapidamente omologando. Nascono ovunque centri commerciali identici per forma e per offerta di beni di consumo. Le periferie si assomigliano sempre di più. Dalle periferie l'aggressione sta investendo i centri storici, e cioè quelle parti delle città in cui più elevata e preziosa era l'identità dei luoghi. Sottoposti a una pressione turistica senza precedenti, i centri antichi si orientano a soddisfare la domanda che ne consegue. Ed è così che artigiani e residenti scompaiono, sostituiti da negozi e megastore che potrebbero trovarsi in qualunque altro posto del mondo. Roma ha un centro storico unico, un luogo di grande fascino che traeva la sua caratteristica dall'equilibrio tra i ceti sociali che vi abitavano e il tessuto artigianale urbano. A Roma l'urbanistica è stata abbandonata: la "valorizzazione" dell'Ara Pacise e il parcheggio del Pincio sono solo gli aspetti più eclatanti dell'abbandono di una visione unitaria dei processi di trasformazione urbana. Di un'idea di città e del suo nucleo storico.