Cinque storie inedite
Gli Invincibili
La casa di Geoffroy
La maestra nuova
Compiti a casa
Come un grande
Nate nel 1959 dall’incontro fortunato di René Goscinny e Jean- Jacques Sempé, due mostri sacri dell’umorismo, le storie di Nicolas e dei suoi amici, che riescono sempre a mandare in tilt i genitori e la maestra, sono subito diventate un classico, non solo per i lettori più piccoli. Rivolte non a caso, in prima destinazione, al pubblico dei giornali, le avventure della banda di Nicolas sollecitano infatti l’ironia, la cattiveria, lo spirito dei lettori più smaliziati. Quantomeno, di tutti quelli che sono stati bambini. Varcati i confini nazionali, negli ultimi anni, le avventure del monello di Francia hanno preso le forme e le edizioni più svariate, tanto in Europa che in America, diventando un vero e proprio fenomeno di culto: raccolte di figurine, album, siti internet e gadget di ogni genere. Tutti pazzi per Nicolas! In Italia, dopo il successo del volume pubblicato da Donzelli che raccoglie i cinque libri originari, il piccolo Nicolas torna ora in libreria con questo volumetto di storie inedite. A distanza di cinquant’anni dalla sua prima comparsa, la «Nicolas mania» sta conoscendo nel mondo una vera e propria esplosione, grazie al film campione di incassi che si ispira alle storie di questo libro, affidate all’interpretazione di un enfant terrible in carne e ossa, con tanto di mamma, papà, maestra e compagni.
"Salomone, ti saluto! lo parto, sbaracco, me ne vado. Ma prima mi devo prendere il giusto che mi spetta". "Quello che è giusto è giusto" disse Salomone "io ti do diciotto soldi". "Quello che è giusto è giusto" disse Giufà "diciotto mi bastano". E stava per andarsene, quando si ricordò che Salomone era famoso per i consigli. "Me lo dai un bel consiglio anche a me?" E Salomone "lo te lo do, ma tu dammi sei soldi. Né uno di più, né uno di meno". "Vabbe', quello che è giusto è giusto" disse Giufà "Eccoteli!" Età di lettura: da 5 anni.
C'è gente che è convinta che la magia si impari sui libri polverosi di maghi catarrosi. Non è affatto così. Basta guardarsi intorno con un occhio un po' fino, e ricordare che alla magia piace giocare a nascondino. La magia è come la poesia. È qui, è lì, è accanto a te, non la vedi ma c'è. Devi cercare, frugare, osservare. È un po' come una goccia nella pioggia. È un filo sottilissimo, translucido, un filo iridescente, e se lo tieni stretto senza stringere troppo, vedrai che scoprirai i segreti più belli della fata. Il primo già lo sai: la magia è come la poesia. Età di lettura: da 6 anni.
In principio c'era Odino, il re degli dei, degli uomini e delle guerre, che conduceva alla testa delle Valchirie, le sue feroci guerriere. Accanto a lui, c'era il barbuto Thor, dio del tuono, che agitava il suo magico martello contro i giganti, gli eterni rivali. E poi c'era Freya, la dea dell'amore, alla perenne ricerca del marito, per cielo e per terra, su di un carro trainato da gatti bigi; e soprattutto c'era Loki, il fratello di sangue di Odino, che col suo spirito cialtrone faceva morire dal ridere gli altri dei. Loki il mascalzone, "il Dio del Niente in Particolare, ha rappresentato il dio della mia mente di bambino, con i suoi impulsi contrapposti di vandalismo e visione, immaginare cose e sfasciarle. E mentre faceva e disfaceva complotti, generava e cancellava mostri, contribuiva a ritardare e accelerare il termine delle cose, restava il dio della natura infinitamente complicata dello svolgere trame, del raccontare stesso", come dice Michael Chabon nella sua prefazione. Ingri e Edgar d'Aulaire catturano tutto ciò in una prosa immediata, magica e realistica al tempo stesso, che non si sofferma mai a scuotere la testa o a spalancare la bocca di fronte alle meraviglie e ai disastri che nelle loro raffigurazioni si fanno remoti e al contempo vividi.
Ascanio Celestini, teatrante e affabulatore, attraverso materiali della tradizione e della memoria, mette in moto una straordinaria macchina dell'oralità. Accanto a storie più conosciute, legate a personaggi famosi e appartenenti alla tradizione popolare italiana ed europea, si sentono risuonare echi del Vicino Oriente; fino ad arrivare alle fiabe nuove, che raccontano realtà moderne, fiabe che cambiano mentre vengono raccontate. E cambiano proprio perché devono essere raccontate ancora e ancora, con il mutare dell'occasione e del pubblico, come faceva nonna Marianna, che «raccontando, ci metteva davanti agli occhi cose che lei non aveva mai visto, e riusciva a dirci cose che altrimenti non potevano essere dette».
Composte e pubblicate in danese fra il 1835 e il 1874, le fiabe di Hans Christian Andersen scaturiscono in gran parte dalla fantasia dell'autore e solo in minima parte dalla materia popolare cui pare, almeno inizialmente, egli dichiarò di ispirarsi. Andersen non si limita a ripercorrere e reinterpretare il filo della grande tradizione favolistica europea, ma "cambia radicalmente la prospettiva della fiaba" operando una sorta di umanizzazione di animali e cose. Questo è il segreto del suo successo: inventare figure irreali, per poi subito immergerle nella quotidianità delle passioni e delle pulsioni. Con un'introduzione di Vincenzo Cerami.