Nella Bibbia la protesta contro lo svantaggio sociale e il monito contro la ricchezza ingiusta lega tra loro i due Testamenti, poiché sia l'Antico che il Nuovo sono sostenuti dall'idea che il Dio creatore ha dato la vita e questa appartiene solo a lui: la questione sociale è pertanto in larghissima misura una questione teologica.
La prima parte del volume, dedicata all'Antico Testamento, approfondisce il tema nelle tre grandi sezioni della Bibbia ebraica: Torah, profeti e sapienza/Salmi. La seconda parte, dedicata al Nuovo Testamento, apre sul Gesù storico e chiude con l'Apocalisse, attraverso i Vangeli sinottici, Paolo e la tradizione paolina, con attenzione alla fondamentale Lettera di Giacomo. Nel Nuovo Testamento più che nell'Antico, accanto al significato teologico, il tema dei poveri e dei ricchi assume fortemente anche quello antropologico.
Il volume fa parte di una collana che illustra i contenuti dell'Antico e del Nuovo Testamento sui temi fondamentali della fede. Ogni tema è presentato da due autori: uno per l'Antico e uno per il Nuovo Testamento, che poi, in un dialogo conclusivo, discutono come le idee centrali dell'AT vengono filtrate, assunte o modificate nel NT. Il lettore può così percepire la tensione e l'unità esistente tra i due Testamenti.
Ecco il piano completo dell'opera: 1. C. Dohmen - T. Söding, Il Dio uno; 2. K. Koenen - R. Kühschelm, La fine dei tempi (2001); 3. J. Schreiner - R. Kampling, Il prossimo lo straniero il nemico (2002); 4. G. Vanoni - B. Heininger, Il Regno di Dio (2004); 5. H.-J. Fabry - K. Scholtissek, Il Messia (2005); 6. C. Brüning - K. Kertelge, Il problema del male; 7. G. Fischer- K. Backhaus, Espiazione e riconciliazione (2002); 8. G. Steins - M. Theobald, La creazione; 9. I. Müllner - P. Dschulnigg, Feste ebraiche e feste cristiane (2006); 10. U. Berges - R. Hoppe, Il povero e il ricco nella Bibbia (2011); 11. C. Frevel - O. Wischmeyer, Che cos'è l'uomo (2007); 12. F.-L. Hossfeld - K. Berger, Lo Spirito di Dio; 13. P. Deselaers - C.-P. März, Morte e risurrezione.
Note sugli autori
ULRICH BERGES (1958), dottore in teologia, è professore di Antico Testamento presso la facoltà di teologia cattolica dell'Università Wilhelm a Münster in Westfalia.
RUDOLF HOPPE (1946), dottore in teologia, è professore di esegesi del Nuovo Testamento presso la facoltà di teologia cattolica dell'Università Friedrich Wilhelm a Bonn.
Bibbai gigante da altare con copertina rossa adatta a una esposizione in chiesa.
Come fanno i giovani universitari, già pieni di impegni e di libri da studiare, a trovare il tempo e il desiderio per infilare nelle loro giornate anche la Lectio divina? Non suonerà piuttosto old fashion una proposta del genere? Certo, non è per tutti. Occorrono alcuni ingredienti non sempre facili da trovare nella medesima persona: un minimo di fede cristiana, alcuni minuti al giorno e il coraggio di provarci, fidandosi di chi assicura che ci saranno dei vantaggi. La vita universitaria è infatti ricca di stimoli, non solo intellettuali ma anche affettivi e spirituali. L'approccio critico alla realtà, in tutte le sue sfumature, pone domande che non possono girare attorno alla fede, ma devono interrogarla. Non è possibile che la fede rimanga bambina, quando la ragione diventa adulta. La fede non è un soprammobile donato una volta per sempre, che richiede al massimo qualche spolveratina; è un organismo vivo, si rafforza o si attenua con noi, può crescere ma può anche diminuire o spegnersi.
Il termine giubileo ha dentro di sé il suono del corno d'ariete che si udiva all'inizio di un anno particolare durante il giorno del Kippur. Esso rinvia a un rito, ma anche a qualcosa che si propone di incidere in modo profondo nell'esistenza del popolo ebraico evocando il riposo della terra, la remissione dei debiti, la liberazione degli schiavi, il pellegrinaggio, lo scandire del tempo e l'annuncio del Regno, cioè di un diverso ordine di rapporti. Il giubileo è per eccellenza la festa dei poveri, l'attesa dei diseredati e ha una delle sue insegne eccellenti nel tema del perdono. Assente dal Nuovo Testamento, il termine entra nella vita della Chiesa il 22 febbraio del 1300, quando Bonifacio VIII emana la bolla del primo anno santo, anche se la struttura fondamentale del rito viene definita nell'anno 1500 da papa Alessandro VI Borgia.
Ogni traduzione, anche la migliore, è necessariamente soggettiva e finisce con l’interpretare; ogni lingua è al tempo stesso rivelazione e nascondimento. Il problema si fa particolarmente serio di fronte al testo della Scrittura, che giunge a noi attraverso molteplici passaggi: dalla tradizione orale a quella scritta della lingua d’origine (nei vari codici in cui la possediamo), da quest’ultima attraverso le altre lingue antiche (greco e latino) fino alle lingue moderne. Si tratta di un meccanismo che in concreto ha prodotto una progressiva de-ebraicizzazione dei testi, anche di quelli del Nuovo Testamento i quali, pur tramandati in greco, lasciano chiaramente trasparire tra le righe la loro matrice ebraica. Di fronte a questo costante allontanamento dell’interpretazione teologica dal significato più proprio delle espressioni utilizzate dagli autori sacri, Lapide si domanda provocatoriamente se anche gli errori di traduzione vadano considerati sacri. Evidenziando quelli più abituali, spesso motivo di gravi fraintendimenti e malintesi, egli invita a spingersi con tutti gli strumenti offerti dalla linguistica, dalla ricerca storica e dalle scienze bibliche oltre il testo greco dei Vangeli, per avvicinarsi alla fede della prima comunità cristiana e recuperare il Gesù ebreo. Ne deriverebbero benefiche ricadute anche sul fronte del dialogo ecumenico.
Sommario. I. Questioni generali. Traduzione è sostituzione. Due diversi approcci alla Bibbia. Parola e rivestimenti letterari. La lotta di Lutero con la Scrittura. Si può tradurre la Bibbia? L’ebraicità dei Vangeli. I sei livelli delle lingue semitiche. Gli errori di traduzione sono sacri? II. Antico Testamento. Traduzioni errate e intraducibilità della Bibbia ebraica. Necessità di correzioni nelle versioni della Bibbia ebraica. III. Nuovo Testamento. Necessità di correzioni nel Nuovo Testamento. Non una conclusione ma una prefazione per il domani.
Autore. Pinchas Lapide, nato nel 1922 e residente a Frankfurt am Main (Germania), è teologo ebreo e studioso delle religioni. È stato direttore di Istituto all’Università Bar-Ilan (Israele) e visiting professor in diverse facoltà teologiche in Germania e Svizzera. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni sulle tematiche relative al Nuovo Testamento e al dialogo ebraico-cristiano. Dello stesso autore le EDB hanno pubblicato Leggere la Bibbia con un ebreo (1985), testo complementare a quello qui presentato.
Merito della nuova edizione della Bibbia di Gerusalemme è la grande attenzione con cui accoglie i mutamenti intervenuti negli studi biblici lungo i 50 anni che ci separano dalla nascita dell'opera. Le sue note chiave a piè di pagina costruiscono un percorso tematico interno a tutta la Bibbia, favoriscono una visione sintetica e d'insieme tra tutti i libri che formano l'Antico e il Nuovo Testamento, evitano che il lettore si smarrisca nel particolare del singolo libro e lo accompagnano a capire che la Bibbia è un libro composto da tanti libri. Nell'edizione italiana, tali note sono state ulteriormente ampliate per fornire elementi che aiutino la comprensione delle scelte operate dalla nuova traduzione della CEI, che costituisce il testo biblico. L'itinerario di approfondimento a partire dalle note della Bibbia di Gerusalemme, difficile da costruire nel suo insieme e nei collegamenti da parte di chi ha poca dimestichezza con il testo biblico, è reso possibile da Le chiavi della Bibbia, strumento di lavoro che indica una strada. Ogni voce è generata partendo dai versetti della Bibbia che motivano la nota chiave. È inoltre riportato il testo biblico di referenza per sottolineare che da quest'ultimo non si può mai prescindere, e men che meno nella consultazione di un vocabolario biblico.
Ciclo di conferenze tenute al Centro Culturale di S. Fedele di Milano
Sabato 18 novembre 2000
Per una teologia del corpo
Sabato 15 novembre 2000
L'uomo creatura di Dio nel creato
Sabato 2 dicembre 2000
La condizione umana
Sabato 16 dicembre 2000
Sotto il sole della grazia
Nel luglio del 1969, papa Paolo VI aveva affidato agli astronauti Armstrong e Aldrin il testo del Salmo 8 affinché fosse consegnato agli spazi siderali, alle sabbie lunari che di lì a poco i due uomini avrebbero calpestato. Proprio a partire da quella raffinata opera dell'Antico Testamento inizia la riflessione del libro dedicato all'antropologia biblica, al ritratto della figura umana illuminata dalla rivelazione. Il Salmo 8 è un canto entusiastico nei confronti dell'uomo: creatura microscopica se comparata alle strutture celesti, vera e propria "canna fragile", secondo la celebre espressione di Pascal, eppure coronato come un sovrano da Dio, che lo ha reso di poco inferiore a se stesso. Un'esclamazione simile si trova anche nel primo coro dell'Antigone di Sofocle e riflette l'ammirazione del mondo greco per la capacità dell'uomo che vive l'esperienza del pensiero: "Molte sono le cose mirabili, ma nessuna è più mirabile dell'uomo".
È un rapporto "singolare" quello fra gli italiani e la Bibbia: intenso e distaccato, ma anche frequente e intermittente, competente e lacunoso. Nessun altro libro è in grado di marcare, nella stessa misura, l'identità personale e sociale degli italiani, e i suoi testi, che hanno ispirato nei secoli l'arte, la letteratura e il cinema, echeggiano un po' dovunque, dai luoghi di culto ai media, dalla famiglia a internet. Opera singolare e ambivalente, pervasiva e al tempo stesso specifica, la Bibbia è un testo "multimediale" che definisce uno scenario, entra nel linguaggio comune, attraversa il sentimento religioso e laico, il sacro e il profano, la destra e la sinistra. Per questo, spesso, sta sullo sfondo, nascosta, quasi invisibile. Al rapporto tra gli italiani e la Bibbia è dedicato il volume, frutto di un'indagine commissionata a Demos & Pi da EDB e dalla Fondazione Unipolis in occasione del quarantesimo anniversario della pubblicazione in Italia della Bibbia di Gerusalemme. Postfazione di Enzo Bianchi.
L'atto di pregare e la preghiera attraversano la Bibbia dall'inizio alla fine. Sotto molti aspetti l'Antico e il Nuovo Testamento si mostrano armonicamente all'unisono. Al di là delle differenze cresciute nella storia e nella cultura delle diverse confessioni di fede, la venerazione del Dio comune a tutti supera quello che divide. Non c'è infatti un modo di pregare veterotestamentario e uno neotestamentario: esiste solo la preghiera biblica.
Il volume fa parte di una collana che illustra i contenuti dell'Antico e del Nuovo Testamento sui temi fondamentali della fede. Ogni tema è presentato da due autori: uno per l'Antico e uno per il Nuovo Testamento, che poi, in un dialogo conclusivo, discutono come le idee centrali dell'AT vengono filtrate, assunte o modificate nel NT. Il lettore può così percepire la tensione e l'unità esistente tra i due Testamenti.
Ecco il piano completo dell'opera: 1. C. Dohmen - T. Söding, Il Dio uno; 2. K. Koenen - R. Kühschelm, La fine dei tempi (2001); 3. J. Schreiner - R. Kampling, Il prossimo lo straniero il nemico (2002); 4. G. Vanoni - B. Heininger, Il Regno di Dio (2004); 5. H.-J. Fabry - K. Scholtissek, Il Messia (2005); 6. C. Brüning - K. Kertelge, Il problema del male; 7. G. Fischer- K. Backhaus, Espiazione e riconciliazione (2002); 8. G. Steins - M. Theobald, La creazione; 9. I. Müllner - P. Dschulnigg, Feste ebraiche e feste cristiane (2006); 10. U. Berges - R. Hoppe, Il povero e il ricco nella Bibbia (2011); 11. C. Frevel - O. Wischmeyer, Che cos'è l'uomo (2007); 12. F.-L. Hossfeld - K. Berger, Lo Spirito di Dio; 13. P. Deselaers - C.-P. März, Morte e risurrezione; 14. G. Fischer - K. Backhaus, La preghiera nella Bibbia (2011).
GEORG FISCHER sj, nato nel 1954, fa parte della Compagnia di Gesù dal 1972. È professore di Antico Testamento alla Facoltà teologica dell'Università di Innsbruck.
KNUT BACKHAUS, nato nel 1960, è professore di esegesi del Nuovo Testamento alla Facoltà teologica di Paderborn.
La domenica, giorno del Signore in cui viene celebrata la risurrezione di Gesù, ha completamente soppiantato la festività del sabato, istituzione essenziale della Bibbia e del giudaismo. Per i cristiani rimane tuttavia importante non smarrire la ricchezza di significato del giorno che è al cuore dell’alleanza tra Dio e Israele.
L’autore propone un doppio approccio al sabato. Dapprima riassume i risultati cui sono giunte le recenti ricerche sulla storia del sabato in epoca biblica, al fine di rendere disponibili al lettore dati scarsamente accessibili ai non specialisti. In seguito mette in luce alcuni importanti aspetti relativi a ciò che la Bibbia dice del sabato, seguendo passo passo il testo della Torah e concludendo poi col resto della Scrittura, Nuovo Testamento compreso. Dall’indagine emerge come attorno al sabato si condensino in successione diversi temi teologici che, posti uno accanto all’altro, determinano un quadro dalle armonie assai ricche: la signoria di Dio, il rispetto dell’uomo, dello schiavo e della natura, il rimando all’alleanza, al dono di Dio, all’intervento salvifico nella storia, al culto nel tempio.
Sommario
Introduzione. 1. Breve storia del sabato biblico. 2. Racconti che annunciano il precetto del sabato in Genesi ed Esodo. 3. La legge del sabato nell’Esodo. 4. Lo sviluppo delle leggi del sabato (Levitico e Deuteronomio). A mo’ di conclusione... Il sabato, dai profeti a Gesù. Indicazioni bibliografiche.
Note sull'autore
André Wénin, dottore in scienze bibliche, insegna greco, ebraico biblico ed esegesi dell’Antico Testamento all’Università Cattolica di Louvain-la-Neuve. È professore invitato alla Pontificia Università Gregoriana, dove insegna teologia biblica. Presso le EDB ha pubblicato: Entrare nei Salmi (2003); Non di solo pane... Violenza e alleanza nella Bibbia (2004); L’uomo biblico. Letture nel Primo Testamento (2005). Collabora con la rivista Parola Spirito e Vita.