Nella notte tra il 26 e il 27 marzo 1996 sette monaci trappisti francesi vengono rapiti da un gruppo di fondamentalisti nel monastero di Tibhirine, in Algeria, e uccisi il 21 maggio dello stesso anno. La loro vicenda di cristiani in dialogo con l'islam, che ha ispirato anche il film Uomini di Dio di Xavier Beauvois, si arricchisce ora di documenti rinvenuti dall'autrice del libro nella biblioteca del monastero, ma anche in Marocco e in Francia. Si tratta dei Bollettini del gruppo di dialogo cristiano-islamico Ribât Es-Salâm (Vincolo della pace), che proprio a Tibhirine prese forma nel 1979 con la partecipazione di tre monaci e di altri membri cattolici e sufi. Altri testi documentano l'attività dei primi diciassette anni di vita di questa "utopia evangelica", testimonianza di un prezioso e insolito cammino spirituale alimentato dal rispetto reciproco e da un confronto interreligioso che parte dalla lettura della Bibbia e del Corano.
Le lunghe file di musulmani in preghiera, nelle moschee o sul lato di una strada, colpiscono l'immaginario occidentale più di qualsiasi altro aspetto dell'islam. E trasmettono la percezione di qualcosa di unitario, collettivo, compatto, quindi anche di incomprensibile e minaccioso.Mentre nella comune concezione cristiana la preghiera è soprattutto un'attitudine interiore, formalmente libera sia nelle modalità corporee che nei testi, l'islam la concepisce informa diversa come atto rituale fortemente standardizzato e vincolato alla lingua araba. Tuttavia, il modo di pregare dei musulmani non è affatto univoco e omogeneo, come dimostra il libro, che si propone di accompagnare il lettore nella dimensione orante quotidiana dei fedeli di Allah.