Il mondo sì è fermato; dai grandi progetti e dalle luminose speranze siamo passati a un clima cupo di incertezze, di paure e di chiusure. Il presente è così pesante e complicato che non abbiamo più né sogni né idee. Il cristianesimo fatica a uscire dalla forma di cristianità sociale; l'Islam vive una difficile stagione, ed è tentato di tornare indietro e di chiudersi alle sfide della modernità; non se la cava meglio il pensiero moderno, né l'economia, e tantomeno il governo politico del mondo. Eppure proprio questa situazione contiene opportunità inedite, che possono aprire davvero a modalità nuove, a percorsi inesplorati, a un futuro migliore. Siamo tutti chiamati a partecipare alla costruzione di un mondo più fraterno e più unito: una grande famiglia di popoli, di culture e di religioni, una società capace di dialogo e di positiva convivenza. Questo futuro è possibile, se scegliamo di aprirci agli altri, nel dialogo, nel rispetto, nell'impegno a costruire insieme la giustizia e il bene per tutti. Cristianesimo e Islam possono partecipare e dire la loro in questa grande avventura.
Il perdono è una merce decisamente rara a tutte le latitudini, in tutte le culture e anche, guarda un po', per tutte le religioni. È una buona intenzione - in verità, più invocata che praticata - per tante anime generose e pie, ma una pratica ostica anche per mistici, asceti, uomini di Dio e credenti devoti. Si va anche benino per una volta, ma per «settanta volte sette» è decisamente complicato. Ma poi è giusto? Si ritiene che ci debba essere un buon motivo per perdonare. Ma non c'è altro motivo che la parola di Dio. Ce lo ricordano chiaramente gli autori di questi commenti alla Sura XXXIX, 53-54: l'ebreo Davide Assael, la cattolica Antonella Casiraghi, il senatore Elvio Fassone e il musulmano 'Abd al-Ghafur Masotti. Chi vi riesce alla fine? Per essere tale il perdono supera la pratica della giustizia, padroneggia i desideri del cuore e apre la strada alla misericordia ricevuta e donata. È il sentiero di Dio. Un «punto d'incontro» tra tutte le religioni. Una lettura destinata a ogni uomo di buona volontà.
Una raccolta di testi di un maestro sufi musulmano del XXI secolo, testimonianza dei principi spirituali universali.
Contenuto
Coniugando la profondità della dottrina a una narrazione avvincente, Yahya Pallavicini, ci invita a conoscere i profeti di Allah presentati nel sacro Corano e nella tradizione islamica: da Adamo a Noé; dal padre del monoteismo Abramo alla «storia più bella» del Corano, quella di Giuseppe; da Mosé e Aronne a Khidr, il profeta immortale depositario di una «scienza segreta». I lettori sfoglieranno poi con stupore le pagine dedicate a «nostro Signore Gesù», la «parola di verità» che Dio ha posto tramite l’angelo Gabriele nel grembo della Vergine Maria e che i musulmani attendono come sigillo della santità alla fine dei tempi. Infine, l’autore ci conduce all’incontro con il profeta Muhammad, il sigillo della profezia, messaggero dell’islam e modello perfetto di servitù spirituale, tramite cui avviene la rivelazione del sacro Corano.
Destinatari
Per educatori e studiosi dei rapporti interreligiosi e interculturali.
Autore
YAHYA SERGIO YAHE PALLAVICINI è un cittadino italiano nato musulmano nel 1965 da madre giapponese e padre italiano. Vice presidente della Comunità religiosa islamica italiana, é imam della moschea al-Wahid di Milano. Inoltre riveste gli incarichi di consigliere del ministro dell’interno nella consulta per l’islam, Global Expert delle Nazioni Unite e fondatore del Comitato internazionale di imam, rabbini e cristiani per la pace costituito all'UNESCO di Parigi. Testimone di un islam spirituale, ortodosso ed ecumenico e relatore di seminari sull'islam in numerose sedi universitarie italiane ed estere, Yahya Pallavicini ha trattato attentamente temi attuali come il rapporto tra fede e laicità, l'educazione interculturale, il dialogo interreligioso e la conoscenza interiore.