Uomini e donne che furono “voce dello Spirito”, pur nella diversità di tradizione religiosa o fede, di epoca o stato di vita. “Mistici” li definiamo, ma nella consapevolezza che lo sono non nella loro stravaganza e irraggiungibilità. Ma nell’aver accolto con gratitudine e impegno il dono di stare “faccia a faccia con Dio” giorno dopo giorno. Isacco il Siro apparteneva alla Chiesa siro-orientale, detta anche “nestoriana”. Rabi‘a è una mistica musulmana del IX secolo. Francesco d’Assisi è il santo che tutti conosciamo. Suor Kinga della Trasfigurazione è stata una carmelitana ungherese, morta nel 2009.
Autore
Sabino CHIALÀ è monaco della Comunità monastica di Bose, laureato in lettere classiche e dottore in filologia e lingue orientali presso l’Università di Louvain-la-Neuve, in Belgio. Caterina GREPPI, dopo la laurea in filosofia e gli studi di islamistica seguiti in Italia, si è perfezionata nella lingua araba soggiornando a Tunisi e a Damasco. Docente invitata di lingua araba al Pontificio Istituto Orientale a Roma, ha coltivato contatti personali con esponenti del sufismo. Iacopo IADAROLA è frate carmelitano scalzo, laureato in lettere classiche presso l’Università La Sapienza di Roma, ha conseguito la licenza in teologia spirituale presso la Facoltà teologica del Triveneto e attualmente è dottorando nella medesima disciplina presso la Facoltà teologica del Teresianum in Roma. Collabora a varie testate quali «Rivista di Vita Spirituale», «Il Santo», «La Stampa – Vatican insider». Con le Edizioni Messaggero ha pubblicato Cantare il creato. Con san Francesco e con san Giovanni della Croce (2019). Fabio SCARSATO è frate francescano conventuale, direttore editoriale del «Messaggero di sant’Antonio» e delle Edizioni Messaggero Padova.
Il mondo sì è fermato; dai grandi progetti e dalle luminose speranze siamo passati a un clima cupo di incertezze, di paure e di chiusure. Il presente è così pesante e complicato che non abbiamo più né sogni né idee. Il cristianesimo fatica a uscire dalla forma di cristianità sociale; l'Islam vive una difficile stagione, ed è tentato di tornare indietro e di chiudersi alle sfide della modernità; non se la cava meglio il pensiero moderno, né l'economia, e tantomeno il governo politico del mondo. Eppure proprio questa situazione contiene opportunità inedite, che possono aprire davvero a modalità nuove, a percorsi inesplorati, a un futuro migliore. Siamo tutti chiamati a partecipare alla costruzione di un mondo più fraterno e più unito: una grande famiglia di popoli, di culture e di religioni, una società capace di dialogo e di positiva convivenza. Questo futuro è possibile, se scegliamo di aprirci agli altri, nel dialogo, nel rispetto, nell'impegno a costruire insieme la giustizia e il bene per tutti. Cristianesimo e Islam possono partecipare e dire la loro in questa grande avventura.
Il volume, partendo dalla certezza che la Bibbia è un prodotto multiculturale, propone lo sviluppo di alcuni temi utili a comprendere il valore di una prospettiva interculturale e interreligiosa. L'attenzione è all'incontro con l'«altro». Iniziando con una figura emblematica sia per l'ebraismo che per il cristianesimo, Abramo, «padre nella fede», saranno sviluppati vari temi: - la relazione tra uomo e donna; - la relazione fraterna; - il valore e il senso dell'amicizia; - l'amicizia con valenza sociale e politica, il popolo amico; - l'incontro con l'«altro», colui che riteniamo «straniero» per geografia ed etnia, per lingua e cultura; - le relazioni sociali di «cittadinanza e città», il luogo in cui le differenze si incontrano e si organizzano dinamicamente; in tal senso diventa il luogo sociale privilegiato dell'interculturalità.
Piccolo libro per aiutare i cristiani cattolici a vivere con consapevolezza il quinto centenario del "giorno della Riforma", che, in modi diversi, nel 2017 coinvolgerà tutte le chiese. (Prefazione del pastore Bernd S. Prigge).
Esponenti delle tre religioni monoteiste e un non credente commentano il brano del Corano (V, 48), e si confrontano sul tema del dialogo: questione di estrema attualità e al contempo gravità. (Introduzione del card. Gianfranco Ravasi).
Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un'altra nazione, non impareranno più l'arte della guerra. Una cristiana valdese, un ebreo, un iman e un filosofo laico commentano queste parole di Isaia e discutono sul tema, così drammaticamente attuale, della pace.
Una suora, un rabbino, un iman e uno psichiatra non credente commentano la parabola del padre misericordioso. Ne esce un meraviglioso mosaico che aiuta a capire che cosa sia la misericordia.
La riflessione circa le modalità e l'urgenza di un dialogo tra le culture interpella, al pari di altre discipline, anche l'indagine filosofica. Questo volume si propone dunque di esplorare tre itinerari interculturali proposti da illustri pensatori dei nostri tempi: Paul Ricoeur, Raimon Panikkar e Bernhard Waldenfels. Sono poste in evidenza tanto le sovrapposizioni quanto le non meno sintomatiche dissonanze dei tre itinerari, al fine di mettere meglio in luce la feconda complessità del discorso interculturale, capace anche di riconoscere i propri limiti rendendosi perciò disponibile all'ascolto e al confronto con discorsi differenti.
Nato a partire dal corso su “Interculturalità e religione” tenuto dai tre autori presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Padova e frutto di competenze diverse nei campi della sociologia, della filosofia e della teologia, questo volume esprime la convinzione che solo una prospettiva interdisciplinare possa affrontare in maniera adeguata la questione dell’interculturalità, l’inevitabile incontro di uomini di culture diverse. Argomenti fondamentali analizzati nel libro: • nozione di cultura e differenti modalità di integrazione di culture diverse • dialettica tra identità e differenza e tra particolarità e universalità • rapporto tra fede e cultura e necessità di una teologia interculturale
Destinatari
Studenti e docenti delle facoltà teologiche e scienze religiose, nonché quanti sono interessati al problema del dialogo e dell'interculturalità.
Autore
GIUSEPPE MANZATO è docente di sociologia della religione nella Facoltà Teologica del Triveneto in Padova, e di sociologia della cooperazione internazionale presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. VALERIO BORTOLIN è docente di filosofia della religione e di storia della filosofia contemporanea nella Facoltà Teologica del Triveneto e di antropologia filosofica nell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Padova. ENRICO RIPARELLI è docente di teologia interculturale nell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Padova e nell’Istituto di Studi Ecumenici «S. Bernardino» di Venezia.
Contenuto
L’itinerario di un frate francescano impegnato nel dialogo ecumenico e interreligioso. 188 articoli pubblicati da padre Massimiliano Mizzi nella rivista «San Francesco Patrono d’Italia» dal 1972 al 2003. Una vera e propria cronaca del cammino di dialogo del Sacro Convento in Assisi, dell’Ordine dei frati minori conventuali, della Chiesa di Assisi, della Chiesa universale e del mondo.
Destinatari
Tutti e in particolare chi è interessato all’ecumenismo e al dialogo interreligioso.
Autore
SILVESTRO BEJAN, minore conventuale, ha studiato teologia presso la Pontificia Università Lateranense a Roma e dal 2007 è delegato generale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso dell’Ordine dei frati minori conventuali. Attualmente è direttore del Centro francescano internazionale per il dialogo (CEFID) con sede ad Assisi. Ha pubblicato San Francesco d’Assisi nelle riscritture di alcuni ambienti ortodossi (Edizioni Messaggero, Padova 2007). MASSIMILIANO MIZZI (Malta 1930 - Assisi 2008), minore conventuale, nel 1972 è direttore del Centro francescano di apostolato ecumenico in Assisi e da allora inizia una lunga serie di viaggi ecumenici che lo portano in quasi tutti i paesi d’Europa e dal 1976 del mondo. Dal 1990-2003 è delegato generale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso dell’Ordine dei frati minori conventuali. Nelle sue attività ebbe l’occasione di incontrare grandi personalità del mondo politico e interreligioso: Giovanni Paolo II, Mikhail Gorbaciov, il Dalai Lama e molti altri.
A quasi 25 anni dalla Nostra aetate e dopo i documenti applicativi che l’hanno seguita (1974 e 1985), a che punto è il dialogo tra ebrei e cristiani? Fra le molte voci, di entrambe le parti, che periodicamente intervengono su questo tema, quella di Ben Horin, che riportiamo, ci pare particolarmente significativa per equilibrio e pacatezza, oltre che per autorevolezza: Nathan Ben Horin ha vissuto a Roma dal 1980 al 1986 in qualità di ministro plenipotenziario dei rapporti di Israele con il Vaticano. Il testo offre una sintesi storica degli anni trascorsi e ne deduce alcuni punti fermi validi per entrambi gli interlocutori.
Autore
NATHAN BEN HORIN, nato in Germania da famiglia polacca, ha vissuto in Francia dove ha partecipato alla resistenza contro i nazisti. Ha svolto attività diplomatica per Israele. In Italia dal 1980 al 1986 si è occupato dei rapporti diplomatici con la Santa Sede, quando le relazioni diplomatiche con Israele non erano ancora state regolate. Dal 1994 è membro della Commissione per la designazione dei «Giusti tra le Nazioni» dell’Istituto Yad Vashem, incaricato in particolare delle pratiche che riguardano l’Italia. PIERO STEFANI (Ferrara 1949), laureato in filosofia a Bologna, noto studioso di ebraismo e insigne biblista, è uno dei principali animatori del dialogo cristiano-ebraico. Insegna filosofia della religione presso l’Università di Ferrara. Dal 1985 è redattore e articolista della rivista «Il Regno» e collabora con le riviste «Credere oggi», «Humanitas», «Esodo», «Studi Ecumenici», «Studi Fatti Ricerche» (Sefer), «Horeb», «Jesus». È membro del Comitato scientifico e direttore del «Notiziario di Biblia», Associazione laica di cultura biblica. Collabora regolarmente con la trasmissione di Radio 3 «Uomini e Profeti». Ha al suo attivo una settantina di pubblicazioni in qualità di autore, curatore e scrittore di introduzioni o contributi vari.
Una raccolta di contributi provenienti non solo dallo scibile teologico, storico e filosofico, ma altresì filologico, etico, antropologico, letterario ed etnologico, hanno reso possibile un autentico e concreto dialogo tra le culture, evidenziando limiti e risorse, tensioni, conflitti e modelli concreti di confronto interconfessionale e interculturale. Il contributo dei diversi studiosi qui raccolti intende investigare i presupposti fondamentali per un dialogo tra le culture, sviluppando i grandi temi, Dio, l’uomo e il mondo, inerenti all’Ebraismo, al Cristianesimo e all’Islam. I contributi sono di: Biagio Aprile, Nicola Benassi, Paolo Branca, Gianni Colzani, Giuseppe Ferro Garel, Salvina Fiorilla, Adnane Mokrani, Maria Armida Nicolaci, Luciana Pepi, Edoardo Scognamiglio.
BIAGIO APRILE, francescano dell’Ordine dei frati minori conventuali di Sicilia, ha conseguito il dottorato in teologia patristica presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. È docente di discipline patristiche presso lo Studio teologico «San Paolo» (Catania) e l’Istituto teologico ibleo «San Giovanni Battista» (Ragusa). Collabora con la Pontificia Facoltà Teologica «San Bonaventura» (Roma), per la quale dirige la cattedra di Dialogo tra le culture. Ha pubblicato La Passione di Cristo sulla croce. Studio sul commento II, al salmo 21 di Agostino d’Ippona (Roma 2007), e collabora con diverse riviste, tra cui «Synaxis», «Asprenas» e «Horeb». SALVINA FIORILLA ricopre l’incarico di funzionario archeologo medievista presso la Soprintendenza dei beni culturali e ambientali di Ragusa.