Credereoggi dedica questo numero a esporre alcuni temi cardine per la comprensione, pur necessariamente sommaria, del mondo hindu, tenendo conto delle categorie filosofiche, teologiche, ma anche artistiche, sociali e antropologiche. Induismo": una religione plurale o molte religioni accomunate da alcune caratteristiche? Non e semplice - neppure per gli studiosi dei fenomeni religiosi - descrivere e proporre in modo sistematico la galassia di credenze, pratiche, riti e dimensioni culturali fiorite nel subcontinente indiano e le cui oridni si perdono nella notte dei tempi. Il dialogo cristiano con i mondi religiosi "altri" passa prima di tutto dalla conoscenza delle tradizioni religiose a cui la globalizzazione ogni giorno ci avvicina, impedendoci di considerarle oggi - come avveniva in passato - lontane ed estranee, e in definitva senza relazioni con noi. "
Nelle pagine di questo diario spirituale l'autore, con semplicità, autoironia ed una rara capacità di introspezione, ci presenta quella che potremmo definire la testimonianza unica di un'esperienza a diretto contatto con quella spiritualità indiana lontana dagli «swami propaganda» o dai «mercanti di advaita», ma fatta di quei «santi» il cui destino non è stato quello di essere conosciuti dal mondo. In un racconto scorrevole e avvincente ma allo stesso tempo incredibilmente profondo, con un'alternanza di slanci lirici, dialoghi intensi e sconvolgenti e situazioni umoristiche, il monaco benedettino Henri Le Saux, noto col nome di Abhishiktananda, ci accompagna nella sua «iniziazione alla vita monastica hindu». Egli abbandona poco a poco ogni pregiudizio ed ogni bagaglio intellettuale e la Montagna infine lo ripaga riconoscendolo come «uno dei suoi»
Destinatari
Chi è interessato ai valori anche di altre religioni e in particolare alle differenze, ma anche alle somiglianze tra cristianesimo e induismo.
Autore
Henri Le Saux (1910-1973) vero pioniere del dialogo tra cristianesimo e induismo, riuscì a penetrare a fondo nella spiritualità indiana, adottando il radicale modello monastico del sannyasa fino a essere riconosciuto dagli stessi hindu come uomo di Dio. Dopo un lungo periodo trascorso nell'India del sud, segnato dall'incontro con i santi indiani Ramana Maharshi e Sri Gñanananda, negli ultimi anni si ritirò in un eremo sull'Himalaya, alle sorgenti del Gange. Il suo sentirsi profondamente cristiano e nello stesso tempo profondamente hindu fu da lui sempre vissuto come una lacerazione interiore fino alla folgorante e risolutiva esperienza del «risveglio» che lo colse pochi mesi prima di morire.