Il titolo latino tramandatoci è "Contra errores Graecorum". Non rende molto l'idea dell'opera. Tommaso la redige su richiesta di papa Urbano IV alla fine del 1263 o all'inizio del 1264. Tommaso mette in luce il contenuto dottrinale di alcuni importanti testi dei Padri della Chiesa di lingua greca. Spiega i testi ambigui, dimostra che alcune traduzioni sono mal fatte e si sofferma su quattro temi: la processione dello Spirito Santo dal Verbo; la missione del papa; l'uso del pane azzimo nella celebrazione della Messa e il purgatorio. Testo latino dell'Edizione Leonina. Traduzione, note e introduzione di Gianni Godoli. A livello mondiale è la prima edizione che accanto al testo originale latino riproduce una traduzione in lingua moderna.
Prima edizione a livello mondiale con testo critico latino e traduzione a fronte. "Il cielo e il mondo" è un'opera cosmologica di Aristotele. Tommaso redige il suo Commento nel 1272-1273. Chissà come cadeva il mondo negli occhi di Aristotele? La domanda potrebbe risultare una curiosità oziosa. Ma, in realtà, chiedersi come appare il mondo agli occhi di una intelligenza raffinatissima, che tuttavia non ha strumenti raffinatissimi come il telescopio, il microscopio, il sonar ecc., non è del tutto inutile. L'uomo comune, come ciascuno di noi, non possiede altro che i propri sensi e la propria intelligenza per conoscere ciò che accade in natura: come si fa a districarsi tra i fenomeni, per così dire, "a mani nude"? Certo, il più delle volete, le "ipotesi" che Aristotele formula sono per noi delle fantasie. Ma anche il "Big Bang" è una fantasia... chi l'ha mai visto? Lo si ipotizza e lo si richiama con un nome di fantasia. Quello che cambia è la possibilità di controllo delle ipotesi. Per questo occorre mettersi alla scuola di un grande commentatore di Aristotele, come Tommaso d'Aquino. Anche Tommaso non aveva certo gli strumenti più adatti, ma sapeva come affrontare con il rigore dovuto il caso considerato. «Non è necessario che siano vere quelle ipotesi che hanno elaborato [gli antichi astronomi]: infatti benché fatte queste supposizioni si salvino i fenomeni che appaiono, tuttavia non bisogna dire che tali supposizioni siano vere, perché forse con un altro sistema non ancora intuito dagli uomini, si salva ciò che appare riguardo alle stelle». Insomma, la lettura del Commento di Tommaso al "De Caelo et mundo" non è per imparare come va il mondo, ma per imparare a considerare il nostro modo di considerare. Il testo critico latino è della Commissione Leonina. quello consolidato dalla tradizione manoscritta. Introduzione di Alberto Strumia.
Ogni domenica a messa noi professiamo la nostra fede e affermiamo che Gesù Cristo è «asceso al cielo e siede alla destra del Padre». Queste pagine si propongono di condurre per mano il lettore per scoprire cosa significhi l'ascensione di Gesù e il suo sedersi alla destra del padre. E anche cosa significhi per noi. Perché noi siamo membra del Corpo di cui Cristo è il capo, formando un unico Corpo. Nell'indagare tutto ciò è stata scelta come guida Tommaso d'Aquino, sapiente teologo domenicano, che ha scrutato questi misteri e ci ha lasciato profonde riflessioni. Per poter apprezzare il suo pensiero, sono anche state analizzate e presentate le fonti su cui esso si fonda e le riprese che esso ha avuto nei secoli successivi. Il quadro che ne risulta è completo e interessante per chiunque voglia approfondire la conoscenza di questi misteri di Cristo e dell'uomo.
"Contro Ermogene" è una difesa della dottrina cattolica sulla creazione del mondo da parte di Dio. Ermogene sostiene che la materia sia eterna e quindi divina, e così ammette un duplice principio della realtà. Secondo Tertulliano l'eresia di Ermogene ha una chiara matrice filosofica, platonica e stoica. In questo caso c'è stata una conversione al rovescio: dalla fede cristiana alla filosofia; dalla Chiesa che possiede la verità di Dio alla scuola filosofica di uomini che ignorano la verità. "Contro Prassea" è la prima opera latina che tratta il mistero principale della fede cristiana, cioè il mistero del Dio uno e trino. E in stretta connessione con esso anche il mistero dell'incarnazione del Verbo di Dio. Tertulliano si oppone all'eresia monarchiana di Prassea. Questi ammette un unico Dio, ma nega la divinità del Figlio e dello Spirito?Santo. Tertulliano mostra che credere nell'unico Dio non si oppone al credere che Dio è Padre, Figlio e Spirito.
I sette panegirici su san Paolo sono i più celebri composti da Giovanni Crisostomo: Aniano di Celeda - che li tradusse in latino - scrive che in essi che l'Apostolo non vi è solo raffigurato, ma quasi risuscitato, per offrire di nuovo un esempio di perfezione. Molto verosimilmente questi panegirici risalgono ad un arco di tempo, compreso tra il 387 e il 397, quando Crisostomo esercitò il suo ministero di presbitero ad Antiochia, sua città natale. Ogni panegirico è incentrato su un tema principale che illumina un aspetto specifico della personalità e dell'attività apostolica e missionaria di Paolo, in particolare il suo intenso amore per Cristo, ma anche nei confronti di tutti, giudei e pagani, con l'ansia continua di condurre a salvezza ogni essere umano. In questa sua preoccupazione pastorale Crisostomo mette in luce il rapporto armonico tra la grazia di Dio, certamente prioritaria e elargita a tutti, e la libertà di scelta della volontà umana, invitata, senza costrizioni, ad accogliere il progetto divino di redenzione. È la prima edizione italiana con testo critico greco e traduzione a fronte. Introduzione, Testo critico, Appendici e Note di Auguste Piédagnel.
Rivista monografica quadrimestrale di teologia, n. 3/2012. L'inquietudine accende il desiderio dell'Eterno. Tra le vicissitudini della vita, si fa più forte l'anelito al soprannaturale. E' compito del poeta, come dice Ungaretti, farsi mediatore tra l'uomo e il suo Creatore, al fine di disvelare le meraviglie e i segreti del mondo. Esiste una relazione inscindibile tra creazione poetica e creazione divina, tra poesia e sacro, tra parola poetica (verbum) e 'Verbum', la parola fatta carne.
Il De patientia (La pazienza) è un’opera catechistica sulla virtù della pazienza. Tertulliano manifesta qualche simpatia per la filosofia stoica, in particolare per il pensiero di Seneca, e mette in luce lo specifico della pazienza cristiana in forza delle sue motivazioni teologiche: la pazienza di Dio e di Cristo come modello da imitare. Virtù che abbraccia tutta la vita cristiana e connota le altre virtù.
Il De corona (La corona) prende avvio da un preciso fatto storico accaduto nell’accampamento africano di Lambesi: un soldato cristiano si rifiutò di cingere la corona militare prima di ricevere il donativum degli imperatori. L’episodio sollevò all’interno della comunità cristiana un dibattito sulla liceità o meno per un cristiano di militare nell’esercito imperiale, prestando il dovuto giuramento militare.
Testo latino critico di Aemilius Kroymann
Traduzione italiana a fronte, con introduzione e note esplicative di Attilio Carpin
Tertulliano - Nacque a Cartagine verso il 160 e morì intorno al 240. Convertitosi intorno al 193 dal paganesimo al cristianesimo, fu un tenace e appassionato apologeta della verità cristiana. Nell’ultimo periodo della sua esistenza, mosso da un’esigenza rigorista, aderì alla setta eretica montanista, mostrandosi critico verso alcune posizioni della Chiesa cattolica. È il primo grande scrittore della Chiesa di lingua latina.
I Discorsi ascetici sono la traduzione della Prima collezione degli scritti di Isacco. Hanno contribuito alla formazione di generazioni di cristiani, laici e monaci, fino al giorno d’oggi: ad esempio san Filippo Neri e Dostoevskij leggevano abitualmente i Discorsi ascetici. Hanno un valore storico e spirituale incomparabile. Tra i tanti temi trattati spicca l’attenzione per la Bibbia e la misericordia. «Dedicati alla lettura delle Scritture: essa ti indicherà come sono sottili le vie della contemplazione [...] anziché la confusione delle realtà esteriori, la Scrittura offre all’anima materia per le diverse forme di preghiera. La continua meditazione delle Scritture dei santi riempie l’anima di inconcepibile stupore e di divina letizia». «Segui la misericordia. Quando si trova dentro di te, essa riproduce in te quella santa bellezza, della quale riceverai la somiglianza. Il carattere universale dell’attività della misericordia opera nell’anima la comunione con Dio, nell’unità della gloria e dello splendore… Non vi è altra via per giungere all’amore spirituale, che riproduce in noi l’invisibile icona: cominciare dalla compassione, come il Signore Gesù ha detto parlando della perfezione del Padre».
Isacco di Ninive - Isacco nasce agli inizi del VII sec. nella regione del Bet Qatraye, corrispondente all’attuale Qatar, sul Golfo Persico. È un monaco siro, ed è detto anche “di Ninive”, dal nome della città di cui fu vescovo per soli cinque mesi. Visse in un secolo travagliato e molto fecondo per la sua Chiesa: mentre nuovi popoli invadevano queste zone e tante penose divisioni scuotevano la Chiesa siro-orientale, monaci santi e dotti dettavano ricchi e profondi testi ascetici e spirituali e partivano per la missione in terra cinese. Di Isacco abbiamo poche notizie e non del tutto sicure. Visse prevalentemente vita solitaria, normale nel monachesimo siro. Ebbe vari discepoli dimoranti all’intorno e forse dettò ad essi le sue opere. In vecchiaia divenne cieco a causa della fatica dovuta alle lunghe letture della Scrittura. Probabilmente proprio a causa della cecità fu accolto all’interno del monastero di Rabban Shabur, lasciando la cella della sua vita eremitica. Qui morì, in tarda vecchiaia, e qui fu sepolto.
Testo critico greco e a fronte traduzione italiana. È la prima traduzione italiana condotta sul testo critico greco.
Il trattato La natura dell’uomo è il primo testo, di ambiente cristiano, che affronta sistematicamente il tema dell’uomo in tutti i suoi aspetti: proprietà psichiche, fisiche, sensoriali, etiche. Nemesio fa una rassegna delle opinioni espresse da pensatori pagani sui vari problemi e li mette a confronto con la rivelazione cristiana, mostrando come la riflessione puramente razionale dei filosofi pre-cristiani porti a conclusioni insufficienti e contraddittorie, ma non inconciliabili con le verità della fede. Nemesio discute e confuta anche le tesi di pensatori che si sono allontanati dall’ortodossia cristiana, come Apollinare di Laodicea, Eunomio di Cizico e Origene. Della natura dell’uomo ebbe una larga popolarità nel mondo bizantino e nell’Oriente cristiano, come appare dall’elevato numero di manoscritti che ce lo trasmettono e dalle numerose traduzioni orientali che ci sono pervenute (armena, araba, georgiana) o di cui abbiamo notizia (siriaca). È conosciuto anche nell’Occidente cristiano, grazie alle traduzioni latine di Alfano, vescovo di Salerno del XI sec., e di Burgundione di Pisa del XII sec., a cui seguirono in periodo rinascimentale nuove versioni. Oggi il trattato di Nemesio è molto studiato e rivalutato in ragione di aspetti interessanti e attuali di quest’opera, considerata da sempre soprattutto una importante fonte di storia della filosofia.
Nemesio di Emesa - Sappiamo pochissimo di Nemesio, vescovo di Emesa in Siria. Dai dati interni possiamo concludere che aveva buone competenze di filosofia e di medicina e che scrisse l'Opera nei primi decenni del V sec. Il De natura hominis fu ampiamente utilizzato da pensatori e teologi cristiani quali Massimo Confessore e Giovanni Damasceno. Spesso traduzioni e manoscritti attribuiscono il trattato a Gregorio di Nissa. Perciò grandi autori della Scolastica, come Pietro Lombardo, Alberto Magno e Tommaso d'Aquino, citano tesi di Nemesio, ma sempre sotto il nome di Gregorio.
Prima traduzione italiana con testo critico greco a fronte. Basta scorrere l’indice del testo per intuirne l’originalità: 103 quesiti che spaziano dalla teologia all’astronomia, dalla filosofia alla teologia dogmatica, dall’esegesi biblica alla morale sessuale. Interrogativi sagaci, provocatori, talvolta sembrano oziosi, ma sempre attualissimi nella loro geniale eccentricità. Incuriosisce ulteriormente il fatto che a rispondere sia un monaco del VII secolo capace di argomentare con pari finezza speculativa su temi sacri e dubbi profani.
La redazione del Commento di Tommaso agli Analitici secondi (Posteriori) di Aristotele si colloca tra il 1271 e il 1272, vale a dire fra gli ultimi mesi del secondo periodo d'insegnamento dell'Aquinate a Parigi (1269-72) e l'inizio del suo nuovo incarico a Napoli. Il libro I del testo aristotelico è dedicato all'analisi della dimostrazione, dei suoi caratteri e dei suoi requisiti; una volta trattati questi temi, si può passare - nel libro II - alla considerazione dei principi della dimostrazione (vale a dire, il termine medio e i principi primi indimostrabili) e del modo in cui veniamo a conoscerli. Ma che cos'è la dimostrazione o «sillogismo dimostrativo», o «sillogismo scientifico»? In che cosa si differenzia dal sillogismo in generale, a cui Aristotele ha già dedicato i libri degli Analitici primi (Priori)! E perché ce n'è bisogno? Questo secondo volume contiene le lezioni 35-44 del libro I e l'intero libro II con le lezioni 1-20.
La conoscenza di un pensatore e di un santo è strettamente dipendente dalla conoscenza delle sue opere. Questa nuova biografìa di san Tommaso d'Aquino si propone di presentare la sua vita e la sua immensa opera letteraria attraverso una lettura attenta e appassionata delle singole opere, collocandole all'interno del loro contesto storico e dei vivaci dibattiti culturali del XIII secolo. Veniamo così condotti a scoprire un volto di Tommaso d'Aquino affascinante e inconsueto, ben lontano dai soliti clichè oramai stereotipati e storicamente infondati. Ognuna delle sue opere è presentata e analizzata nella sua portata teologica o filosofica ed è datata cronologicamente sulla base degli ultimi studi storici sulla materia.