Isacco il Siro (VII secolo), uno dei massimi autori spirituali di tutti i tempi, è stato amato e letto ben oltre i confini della sua chiesa di appartenenza, autentico caso di santo ecumenico. Monaco originario del Qatar, quindi vescovo di Ninive presso l'attuale Mosul, e poi ancora monaco, è autore di alcune collezioni di Discorsi, tre delle quali sono giunte sino a noi. La Prima collezione, qui tradotta, ha conosciuto una fama eccezionale fin dall'antichità, come attestano le antiche versioni in tutte le lingue parlate da cristiani, d'Oriente e d'Occidente. Il suo insegnamento semplice e profondo ha affascinato i lettori di ogni tempo e di ogni condizione, semplici monaci e laici o intellettuali della levatura di Dostoevskij.
I Discorsi ascetici sono la traduzione della Prima collezione degli scritti di Isacco. Hanno contribuito alla formazione di generazioni di cristiani, laici e monaci, fino al giorno d’oggi: ad esempio san Filippo Neri e Dostoevskij leggevano abitualmente i Discorsi ascetici. Hanno un valore storico e spirituale incomparabile. Tra i tanti temi trattati spicca l’attenzione per la Bibbia e la misericordia. «Dedicati alla lettura delle Scritture: essa ti indicherà come sono sottili le vie della contemplazione [...] anziché la confusione delle realtà esteriori, la Scrittura offre all’anima materia per le diverse forme di preghiera. La continua meditazione delle Scritture dei santi riempie l’anima di inconcepibile stupore e di divina letizia». «Segui la misericordia. Quando si trova dentro di te, essa riproduce in te quella santa bellezza, della quale riceverai la somiglianza. Il carattere universale dell’attività della misericordia opera nell’anima la comunione con Dio, nell’unità della gloria e dello splendore… Non vi è altra via per giungere all’amore spirituale, che riproduce in noi l’invisibile icona: cominciare dalla compassione, come il Signore Gesù ha detto parlando della perfezione del Padre».
Isacco di Ninive - Isacco nasce agli inizi del VII sec. nella regione del Bet Qatraye, corrispondente all’attuale Qatar, sul Golfo Persico. È un monaco siro, ed è detto anche “di Ninive”, dal nome della città di cui fu vescovo per soli cinque mesi. Visse in un secolo travagliato e molto fecondo per la sua Chiesa: mentre nuovi popoli invadevano queste zone e tante penose divisioni scuotevano la Chiesa siro-orientale, monaci santi e dotti dettavano ricchi e profondi testi ascetici e spirituali e partivano per la missione in terra cinese. Di Isacco abbiamo poche notizie e non del tutto sicure. Visse prevalentemente vita solitaria, normale nel monachesimo siro. Ebbe vari discepoli dimoranti all’intorno e forse dettò ad essi le sue opere. In vecchiaia divenne cieco a causa della fatica dovuta alle lunghe letture della Scrittura. Probabilmente proprio a causa della cecità fu accolto all’interno del monastero di Rabban Shabur, lasciando la cella della sua vita eremitica. Qui morì, in tarda vecchiaia, e qui fu sepolto.
L’interesse della traduzione che qui si presenta è notevole,non solo perché offre al grande pubblico la possibilità di leggere quello che possiamo considerare un vero e proprio florilegio di testi spirituali siriaci che ha goduto e che gode tuttora di grande popolarità soprattutto in ambito copto, ma anche perché rende, agli specialisti in primo luogo, la possibilità di farsi un’idea più precisa della ricchezza e varietà di questa collezione «isacchiana»,aprendo un interessante squarcio sull’eredità siriaca in ambito arabo. Per tutto questo, per quanto è già stato fatto e per ciò che sarà possibile fare ancora in futuro, desideriamo esprimere riconoscenza a Vittorio Ianari, del cui impegno e della cui passione per Isacco e per la Chiesa copta è frutto la presente traduzione. Sabino Chialà
AUTORI
Isacco di Ninivenasce agli inizi del VII secolo nella regione che corrisponde all’attuale Qatar.Deve il suo nome alla città di cui diventa vescovo, sembra tra il 676 e il 680. Dopo appena cinque mesi di episcopato lascia l’incarico per ritirarsi a vita eremitica con alcuni discepoli a est del Tigri,nella regione che oggi si può collocare tra Iran e Iraq. Isacco appare come una felice espressione di un cristianesimo «ardente»,sviluppatosi fuori del limes dell’impero romano. Egli è protagonista di quell’esperienza di monachesimo siriaco di area mesopotamica caratterizzato da forme di vita semieremitiche.I testi di Isacco che possediamo sono dei discorsi che egli rivolge innanzitutto alla sua comunità.
Vittorio Ianari si interessa di rapporti tra mondo arabo-islamico e Occidente e della presenza cristiana nel contesto mediorientale, in particolare sotto i profili della storia religiosa contemporanea e del dialogo interreligioso. Ha curato la pubblicazione de L’islam tra noi (Torino 1992),un lavoro sulla presenza musulmana in Italia. Ha pubblicato Chiesa, coloni e islam (Torino 1995), sulla presenza cattolica nella Libia italiana e i suoi rapporti con il mondo islamico, e Lo stivale nel mare. Italia, Mediterraneo, Islam: alle origini di una politica, un’indagine storica sull’azione dell’Italia e degli italiani nel Mediterraneo arabo-islamico nel XIX e XX secolo. Ha insegnato islamologia presso l’Università Lateranense e l’Università Urbaniana ed è stato responsabile dell’ufficio ecumenismo e dialogo interreligioso della Conferenza Episcopale Italiana.
Prima traduzione
in lingua moderna
dei testi inediti
Presentare ai lettori una nuova collezione di scritti, la “Terza collezione” appunto, è ancora possibile nella letteratura cristiana siriaca, anche quando l’autore è uno dei più noti esponenti di questa ricca tradizione spirituale, cioè Isacco di Ninive, solitario del vii secolo, nato nel Qatar e vissuto in regioni oggi parte di Iraq e Iran. Trasmessi da un manoscritto unico, fortunosamente rinvenuto a Teheran, questi quattordici discorsi ancora inediti e qui per la prima volta tradotti offrono nuove meditazioni sulla vita spirituale, sulla preghiera e sull’infinita misericordia di Dio per gli uomini. Nel linguaggio appassionato che contraddistingue il nostro autore, chi già ne conosce il pensiero potrà gustarlo in forme nuove eppure sempre fedeli. Per altri, questa lettura sarà l’occasione di incontrare un nuovo compagno di viaggio per la vita.
Semplice monaco, eletto vescovo di Ninive e dimessosi dopo soli cinque mesi per ritornare alla vita anacoretica, Isacco – vissuto in Assiria nel vii secolo – è stato un padre spirituale nel senso più profondo del termine, non solo per i pochi discepoli che ne ascoltarono gli insegnamenti, ma per monaci e cristiani di ogni situazione e di tutte le generazioni, fino ai nostri giorni: uomo provato dalla grazia di Dio, avendo gustato la dolcezza del perdono, è capace di generare alla fede indicando alla creatura che geme il cuore stesso di Dio e predicando con insistenza l'amore della misericordia.
Isacco di Ninive è un autore spirituale siro del VII secolo, vissuto da monaco nel monastero della natia Beth-Abe. Per iniziativa del vescovo Giorgio I divenne a sua volta presule di Ninive, succedendo a Mosè (661). Resistette però solo alcuni mesi, poi rinunciò all'incarico sotto prevalente impulso alla vita monastica, e raggiunse il proprio eremitaggio. Ebediesu gli attribuisce «sette tomi sulla Direzione spirituale, sui Divini Misteri, sul Giudizio e sulla Provvidenza».
Un solo fatto è certo: Isacco fu ritenuto uno degli scrittori più importanti di tutto l'Oriente ed enorme è stata la sua influenza letteraria ed ascetica.
L'opera qui presentata è costituita da due volumi di Discorsi ascetici; il primo raccoglie i primi 39 ed è dedicato, come dice il sottotitolo, alla «ebbrezza della fede» ovvero alla illustrazione della bellezza intrinseca della vita cristiana, intesa come elezione unica di Dio per lievitare il resto del mondo.
Si tratta di un inedito in italiano e la sua traduzione, come l'apparato critico, sono
opera di due specialisti nel settore filocalia: Maria Gallo (primi 19 discorsi) e Paolo Bettiolo (discorsi che hanno condotto il lavoro direttamente sul testo originale siriaco - novità assoluta, se si pensa che l'edizione inglese del 1923 era del tutto insoddisfacente, mentre quella recente francese è ripresa dal testo greco di Isacco. Così, uno dei testi più belli della spiritualità orientale entra finalmente in possesso del lettore italiano, con la garanzia di essere presentato nel modo giusto, data la facilità con cui viene travisata la chiave interpretativa in autori quale Isacco di Ninive.