In occasione del 30° anniversario dell'incontro di Assisi voluto da Giovanni Paolo II (27 ottobre 1986), che in tema di dialogo interreligioso ha segnato un "prima" e un "dopo", l'autore si cimenta in una sua prima contestualizzazione storico-religiosa: cominciare a conoscere questa pagina, a partire dai suoi "preamboli" negli anni del Concilio e seguendone gli sviluppi nelle iniziative dei successivi pontefici, costituisce un passo fondamentale per combattere pregiudizi e precomprensioni che creano barriere tra gli uomini. Conoscere cosa è stato l'incontro di preghiera delle religioni per la pace di Assisi è un passaggio fondamentale per comprendere anche le novità e le continuità di papa Francesco nella costruzione della cultura dell'accoglienza, fondata sull'ascolto e sul dialogo: condannare la violenza in quanto tale e denunciare i tentativi di giustificarla facendo ricorso alla religione rappresentano solo il primo passo per vivere, nella quotidianità, lo "spirito di Assisi", uno spirito che cambia il mondo chiedendo alle religioni di essere protagoniste nella costruzione della pace. Per dare una luce all'oggi e una speranza al domani. Prefazione di Andrea Riccardi.
Raimondo Lullo (1232-1316) è una figura poliedrica, difficile da cogliere nella sua complessità. Un autore lontano nel tempo ma di sorprendente attualità, soprattutto nel suo essere "uomo del Mediterraneo" i cui orizzonti culturali spaziarono dall'una all'altra delle sue sponde e delle sue civiltà. Dopo aver riconosciuto e descritto ciò che le religioni del Libro avevano in comune e in cosa differivano, Lullo cercò di realizzare un dialogo basato non sulla loro uguaglianza, ma su una parità che deriva dalla dignità personale delle parti. Sin dal 1294, egli afferma che gli "infedeli" sono uomini come noi. Con pochi mezzi a disposizione (l'eredità culturale condivisa dalle religioni monoteiste e un metodo di sua creazione, dono di Dio e del luogo in cui era vissuto), tenta di promuovere un confronto aperto e disteso con i suoi interlocutori da una posizione chiara e rispettosa della propria identità cristiana e dei valori di cui possono essere portatrici le altre fedi. L'atteggiamento di rispetto, di cortesia, di dialogo con l'"altro", che sintetizza ciò che viene oggi denominato "spirito di Assisi", può essere rinvenuto in molte delle sue opere, frutto del lavoro di un autore che, a 700 anni dalla morte, resta uno di noi nell'età che fu sua.
Con questo volume riprende l'ambizioso progetto scientifico della Biblioteca bio-bibliografica della Terra Santa e dell'Oriente francescano, prestigiosa collana contenente la ricca documentazione sul Medio Oriente cristiano prodotta nel corso dei secoli dai frati della Custodia di Terra Santa. L'opera, inaugurata nel 1906 da padre Girolamo Golubovich ofm (1865-1941) e da lui diretta fino alla morte, conta oggi oltre 30 volumi, articolati in 5 serie. Il presente libro è dedicato proprio al fondatore. In particolare, ne contiene il Diario e altri scritti rinvenuti negli archivi del Centro Francescano di Studi Cristiani Orientali del Cairo: documenti preziosi che rendono conto di un periodo di grandi cambiamenti per la Terra Santa. Una delle sezioni più interessanti del Diario è quella contenente gli scambi epistolari con Ernesto Schiaparelli, il famoso archeologo e filantropo, e con vari politici e diplomatici italiani per la rivendicazione dei Luoghi Santi nel primo dopoguerra (molti gli spunti inediti in merito alla rivendicazione italiana del Cenacolo). Risalta anche come fosse mutato il clima tra Stato italiano e ambienti ecclesiastici già prima della conciliazione del 1929: lo si nota soprattutto quando padre Girolamo accenna alle sue reiterate visite al Ministero degli esteri per collaborare alla comune causa della rivendicazione dei Luoghi Santi. Il Diario contiene anche diverse sue azzeccate previsioni su delicate questioni politico-diplomatiche.
Dopo l'Umbria, terra natale di Francesco d'Assisi, non c'è altra regione d'Italia che fu visitata dal santo quanto le Marche, dove si recò a più riprese fra il 1208 e il 1219. Perciò è nata l'idea di questo libro: una guida in 9 tappe ai percorsi francescani nelle Marche e nel Montefeltro, una terra da riscoprire, oltre che per i forti legami con la figura del santo, anche per la bellezza dei suoi paesaggi e delle cittadine medievali che la costellano. Il percorso è strutturato partendo dalle notizie storiche relative ai viaggi e alla predicazione del Poverello narrate nei testi più antichi del francescanesimo, che ci permettono di andare a rintracciare i luoghi esatti visitati da Francesco. Alle località citate nelle fonti si aggiungono poi alcuni tra i più suggestivi conventi ed edifici sacri che furono costruiti dai suoi discepoli pochi anni dopo il suo passaggio, o che sono legati in altro modo alla sua figura. Infine, trovano posto anche alcuni siti non direttamente legati alla presenza di Francesco o che lo sono da tradizioni non confermate dalle fonti, ma che valgono sicuramente una visita.Da Ascoli Piceno a Villa Verucchio (già in provincia di Rimini), un viaggio sulle orme del Poverello tra antichi monasteri, musei e borghi ricchi di fascino, alle radici della spiritualità francescana.
La tradizione, fin dai tempi più antichi, ha sempre sottolineato il legame fra le sette braccia e le sette luci della menorah - il candelabro d'oro che anticamente ardeva presso il Tempio di Gerusalemme - in rapporto alla creazione del mondo e dell'umanità, articolata in sette giorni (riposo divino incluso). Per comprendere meglio tale legame, guidata dal midrash rabbinico l'approccio ermeneutico tradizionale al testo rivelato - e dai grandi maestri della tradizione, l'autrice prende in considerazione le testimonianze bibliche relative alle indicazioni che Dio dà a Mosè in riferimento agli arredi del Tempio, e in particolare in rapporto alla menorah, che secondo studi recenti avrebbe una forma riconducibile a una pianta aromatica che cresce solo in Medio Oriente a ridosso della macchia mediterranea.
L'uscita dall'Egitto è l'evento in assoluto più importante della storia antica d'Israele, quello che si è impresso con più forza nella sua memoria collettiva. A questa memoria l'autore fa fede nell'avvicinarsi al testo dell'Esodo, al di là delle circostanze storiche più o meno probabili o delle prove archeologiche che si possono addurre. L'Esodo, infatti, può essere letto anche senza ricorrere all'ipotesi documentaria. Una lettura forse più ingenua dal punto di vista scientifico, ma secondo l'autore più efficace sul piano esistenziale. Il suo obiettivo è infatti una lettura dell'Esodo (limitata ad alcuni passi) volutamente semplice, secondo le modalità dell'esegesi pre-moderna e la pratica degli antichi commentatori, sia ebrei che cristiani.
I due saggi raccolti nel presente volume prendono in esame in modo sistematico i risultati conseguiti dalla ricerca archeologica svolta nel corso degli ultimi decenni da numerosi studiosi italiani e stranieri in alcuni territori della Magna Grecia abitati da popolazioni indigene. Il primo, curato da Angelo Bottini, a distanza di mezzo secolo dall'istituzione dell'allora Soprintendenza alle Antichità della Basilicata, propone un bilancio complessivo sia delle attuali conoscenze che dei temi ancora da approfondire a proposito dell'organizzazione territoriale, delle modalità insediative, delle produzioni e delle interazioni con Greci ed Etruschi delle compagini insediare nei vari distretti oggi ricadenti entro i confini della regione, in particolare per quanto riguarda i secoli fra VII e IV a. C. Maria Luisa Marchi, nel secondo, si concentra invece sui diversi tipi di relazioni instauratesi in un arco cronologico analogo fra le popolazioni italiche dell'area appenninica, identificabili con i Sanniti della tradizione storica, ed i Dauni, insediati più a sud e più ad oriente, fra Puglia settentrionale e valle dell'Ofanto; dai semplici scambi di prodotti alla transumanza stagionale, fino a veri e propri spostamenti, gravidi di conseguenze storiche, di nuclei dei primi nella terra dei secondi.
Il tema dell'infanzia è trattato in questo volume collettaneo e interdisciplinare con una sensibilità pedagogica e sociale che rende l'oggetto di studio quanto mai vivo. I bambini, nella prima parte del testo, sono pensati a partire da esperienze politiche, scolastiche, di sistema e metodologiche con l'intenzione di definirne più rappresentazioni ed immaginari collettivi. Nella seconda parte, invece, le infanzie sono vissute e sono raccontate per mezzo di esperienze (attuali o che attraversano il tempo) che accompagnano il lettore in luoghi e spazi nei quali sfidare nuove figurazioni. Il comune denominatore è il rapporto tra la società (rappresentata da adulti decisori, governatori, insegnanti, educatori, genitori, salvatori) e l'infanzia, un mondo ricco e delicato, potente e al contempo fragile.
È proprio vero che le lacrime sono sempre solo segno di tristezza e di dolore? Il pianto è una dimensione fondamentale della nostra umanità, al punto che anche Gesù, di fronte alla morte dell'amico Lazzaro, si commuove profondamente, è turbato e scoppia in pianto. Se Gesù "avesse operato la risurrezione di Lazzaro senza battere ciglio e senza una lacrima, avrebbe mostrato certamente la sua onnipotenza, ma senza soffrire lui stesso lo strappo violento della morte dell'amico" (dalla Prefazione). Attraverso l'analisi di alcuni testi tratti dall'Antico e dal Nuovo Testamento, l'autore traccia un itinerario che attraversa tutta la storia biblica, "storia di lacrime e di consolazione".
Citadelle: 985 pagine dattiloscritte, consegnate da Saint-Exupéry all'amico Georges Pélissier poco prima della morte. Pagine fitte di appunti, di cancellature, di parole che si intrecciano sui bordi dei fogli. "Sarà il mio libro postumo". Andrà ripulito, lavorato. Saint-Exupéry lo sa: Citadelle è il lavoro di una vita e, stratificato, come ogni pensiero che si è andato sedimentando, come ogni immagine, intuizione, preghiera, andrà riportato alla luce e reso chiaro. Scritto in prima persona, egli stesso aveva confidato di avere intenzione di proporre il discorso di un capo berbero il cui padre era stato assassinato, e in cui si cela l'immagine di un Padre più alto che ha i tratti di una divinità. La presente antologia trae le "linee di forza", le parti più evocative di un'opera che ha quasi l'aspetto di una lunga meditazione sui temi centrali del Piccolo principe: l'amore; l'educazione di sé attraverso l'ammaestramento dell'altro; la tensione verso questo "altro da sé" e l'attenzione a esso (chiunque egli sia); la percezione dello spazio del deserto, interiore prima che fisico... Perché in Citadelle è presente tutto l'essenziale del libro più famoso, al punto che possiamo utilizzare queste pagine come un aiuto a comprendere più a fondo il mistero di quel Principino che non può essere ridotto a una banale parabola del "volersi bene".
Il volume è un'agile panoramica sul cinema di Gillo Pontecorvo, dagli esordi sino all'impegno degli ultimi anni sul fronte istituzionale e nel campo del documentarismo, dal quale il regista pisano era proprio partito nel lontano 1953 e al quale ritorna dopo aver realizzato soltanto cinque lungometraggi a soggetto. Attraverso lo studio dei documenti e un'attenta analisi delle opere si mette in luce l'attualità di un regista che si è immediatamente svincolato dal provincialismo nazionale per realizzare film di ampio respiro, di grande impegno sociale e di importante ruolo politico. Film profondamente necessari e portati avanti con ostinata caparbietà. Per Pontecorvo il cinema è una necessità e non un'industria vincolata ad uscite cadenzate e a produzioni di impatto commerciale. Autore, dunque, molto attuale per la sua presa sul mondo, per la sua prospettiva storica e internazionalista e per il suo impatto sulla lettura politica di determinati snodi della storia del Novecento (dalla Shoah ai movimenti terroristici ed eversivi).
Questo libro è un'introduzione a Betania oltre il Giordano, il sito del battesimo di Gesù. Riportato alla luce dal 1997, oggi è al centro di un Parco archeologico che è tra le mete più visitate della Giordania. L'interesse dell'autore per l'area sorse nel 1996. I riferimenti trovati nelle Scritture e nei testi dei primi pellegrini gli suggerivano che il luogo dove risiedeva Giovanni Battista doveva trovarsi da qualche parte a nord del Mar Morto e sulla riva orientale del Giordano. Diede quindi inizio a una serie di scavi sistematici che nel corso degli anni rivelarono un gran numero di edifici sparsi su una superficie relativamente ampia, tra il fiume Giordano a ovest e la valle di al-Kharrar a nord: chiese, sale di preghiera, cisterne, celle per i monaci, sistemi di canalizzazione, vasche battesimali, ricoveri per i pellegrini. Tutti ritrovamenti che non potevano che confermare l'importanza di questo luogo fin dagli albori della storia cristiana. Il volume ricostruisce le vicende della scoperta del sito del Battesimo e lo descrive nelle diverse parti: la zona adiacente al Giordano, il Wadi al-Kharrar, la collina di Elia. Chiudono due approfondimenti su Betania del compianto archeologo francescano Michele Piccirillo.