Nel luglio 1806 François-René de Chateaubriand partì per un lungo viaggio alle radici dell'Antichità, con l'intento di raccogliere "immagini" di un mondo che poi avrebbe raccontato nella sua epopea I martiri (1809). La visita di luoghi celebri, legati alla Classicità e alla fede cristiana e quasi "mitici" per l'epoca, non poté che suscitare in lui profonde riflessioni. Da qui l'idea di metterle per iscritto in un'opera che vide la luce, con il titolo di Itinerario da Parigi a Gerusalemme (1811), dopo un profondo intervento di rielaborazione del Diario aggiornato in loco. Da Parigi, Chateaubriand raggiunse la Terra Santa passando per l'Italia, la Grecia, la Turchia, e rientrando poi attraverso l'Egitto. In questa edizione sono presentate solo le parti dedicate alla Terra Santa, vero e proprio "cuore" del viaggio. Raggiungeremo perciò l'Autore a Giaffa, sulla costa del Mediterraneo, saremo suoi compagni di carovana attraverso la Giudea e arriveremo quindi a Gerusalemme, per visitare ogni angolo di una città così diversa eppure così simile ad oggi. Un classico della letteratura di viaggio che ha ancora molto da dire, come documento storico e testimonianza di un grande scrittore, della sua epoca e di una terra unica.
Nell'anno 64, un vecchio patrizio romano seguace della "setta dei cristiani" è in attesa di essere bruciato vivo per ordine di Nerone. Il suo nome è Pilato. Egli è colui che, trent'anni prima, lasciò crocifiggere quel galileo, agitatore di folle, rabbino, quel profeta che si faceva passare per Messia e Figlio di Dio. Perché Pilato abbandonò Gesù al Sinedrio? Perché si lavò le mani del sangue di questo giusto che sosteneva i poveri e predicava il perdono dei peccati? Il dubbio, la codardia, o forse il presentimento che tutto ciò era necessario per permettere che Cristo potesse compiere il suo destino? Un romanzo storico avvincente, dal quale la figura del procuratore della Giudea emerge molto diversa dall'immagine di zelante e freddo funzionario tracciata dai Vangeli. Con una perfetta conoscenza del mondo romano e cristiano, Anne Bernet ricostruisce nella forma classica della "memoria" la vita straordinaria di un uomo senza il quale non sarebbe mai nata la più grande storia del mondo.
Citadelle: 985 pagine dattiloscritte, consegnate da Saint-Exupéry all'amico Georges Pélissier poco prima della morte. Pagine fitte di appunti, di cancellature, di parole che si intrecciano sui bordi dei fogli. "Sarà il mio libro postumo". Andrà ripulito, lavorato. Saint-Exupéry lo sa: Citadelle è il lavoro di una vita e, stratificato, come ogni pensiero che si è andato sedimentando, come ogni immagine, intuizione, preghiera, andrà riportato alla luce e reso chiaro. Scritto in prima persona, egli stesso aveva confidato di avere intenzione di proporre il discorso di un capo berbero il cui padre era stato assassinato, e in cui si cela l'immagine di un Padre più alto che ha i tratti di una divinità. La presente antologia trae le "linee di forza", le parti più evocative di un'opera che ha quasi l'aspetto di una lunga meditazione sui temi centrali del Piccolo principe: l'amore; l'educazione di sé attraverso l'ammaestramento dell'altro; la tensione verso questo "altro da sé" e l'attenzione a esso (chiunque egli sia); la percezione dello spazio del deserto, interiore prima che fisico... Perché in Citadelle è presente tutto l'essenziale del libro più famoso, al punto che possiamo utilizzare queste pagine come un aiuto a comprendere più a fondo il mistero di quel Principino che non può essere ridotto a una banale parabola del "volersi bene".