Il presente lavoro vuole fornire alcuni strumenti necessari per procedere ad una indagine che recuperi l'approccio alla realtà fondato sui principi ineliminabili del senso comune. Essi non possono essere dimostrati con la ragione discorsiva, ma sono tali che, se li neghiamo, cadiamo in contraddizioni insuperabili che renderebbero impossibile il nostro stesso esistere e ci farebbero perdere ogni fiducia nella possibilità di conoscere alcunché sul fondamento e sul significato della nostra vita e del mondo. Questo libro desidera, invece, condurre il lettore, che sia animato da autentica onestà intellettuale, a scoprire la possibilità, partendo dall'esperienza comune della realtà di cui siamo parte, di giungere alla certezza e alla comprensione di una dimensione metafisica, che ci consenta di scoprire il senso profondo di tutto ciò che ci è stato dato.
La funzione della storia della filosofia è proporre il pensiero dei filosofi perché costituisca un aiuto alla nostra ricerca della sapienza. Non è ammissibile, pertanto, una concezione classicista della storia della filosofia antica, che la ridurrebbe ad un insieme di teoremi e proposizioni rigidamente concatenati, ritenendoli il culmine del pensiero umano, la soluzione definitiva a tutti i problemi filosofici. Non è neppure corretto l'atteggiamento storicista, cioè la convinzione che nessuna verità sopravvive alla storia e che pertanto la filosofia greca, come espressione del pensiero umano in un determinato momento storico, sia stata irrimediabilmente superata, per cui è possibile soltanto darne una fedele ricostruzione. In contrasto con entrambi gli atteggiamenti, dobbiamo affrontare lo studio della storia della filosofia antica, convinti di potervi trovare numerose verità, che il passar del tempo non può invalidare, ma anche numerosi errori che ci sarà utile conoscere.
Questo volume è un'introduzione alla metafisica intesa come scienza dell'essere. Più precisamente, il testo vuole introdurre alla filosofia prima nella forma di un manuale di carattere fondamentale. Come pensare che l'uomo possa sul serio rinunciare ad impegnarsi in un'indagine sul significato complessivo della sua vita? E questo non implica inevitabilmente interrogarsi sul fondamento ultimo della vita, e del mondo in cui la vita è inserita? Questa indagine porta con sé, necessariamente, la riflessione sull'intero, sulla totalità dell'essere, e, con ciò, il pensamento dell'essere in quanto tale.
La domanda sulle origini è ampia e profonda al contempo: affascina certamente, e talvolta spaventa per la sua radicalità. Questo volume intende affrontare la domanda sulle origini in maniera interdisciplinare, grazie a contributi di esperti provenienti da discipline quali: la matematica, la fisica, l'astronomia, l'ingegneria, la chimica, la storia delle religioni e la storia della scienza, la biologia, la filosofia e la teologia. Il volume ripercorre "per iscritto" il percorso interdisciplinare svolto lungo un triennio (quello 2020-2023, intitolato proprio come il presente volume) dei seminari della Scuola Internazionale Superiore per la Ricerca Interdisciplinare (SISRI), dedicata a giovani laureati, studiosi e professionisti, e promossa dal Centro di Ricerca DISF della Pontificia Università della Santa Croce, di Roma. Il lettore troverà, nell'insieme dei contributi che segue, un esempio concreto del modo in cui la SISRI affronta le grandi domande che, in fin dei conti, interpellano tutti: studenti e studiosi, intellettuali e scienziati, professionisti e docenti di scuola, persone che lavorano nelle istituzioni, chiunque rifletta sul proprio stare al mondo.
Addentrarsi ad esplorare oggi il tema della vocazione alla propria identità è più che mai appassionante e delicato. Si tratta infatti di attraversare un territorio in cui si incrociano in modo misterioso, e ogni volta unico, natura e cultura, auto-trascendenza e condizionamenti, biologia e simboliche, relazioni e solitudini esistenziali, molteplicità e unità. Con questo volume il gruppo di Ricerche di Ontologia Relazionale (ROR) ha voluto aprire uno spazio affinché speculativi ed educatori, insieme a terapeuti e sociologi, potessero condividere l'indagine di questo territorio mettendo in comune le mappe delle proprie esplorazioni, tracciate con molto lavoro e in tanti anni nell'ambito delle rispettive aree di competenza. Come sappiamo una mappa non può rappresentare esaustivamente la realtà che rappresenta, ma permette di orientarsi nel pensiero, senza il cui apporto riflessivo non è possibile trarre dalla vita una esperienza e tanto meno trasformare il vissuto in cultura. Abbiamo perciò titolato il volume Identità relazionale e formazione perché crediamo che il farsi delle identità - siano esse professionali, sociali o spirituali - non sia osservabile senza una stabile attenzione al farsi e al moltiplicarsi delle relazioni.
Nel leggere il titolo e sottotitolo di questo libro, forse qualcuno potrebbe sorprendersi che concetti così astratti come "identità" e "relazione" abbiano a che fare non solo con una realtà concreta e singolare come la corporeità umana, ma soprattutto con ciò di cui essa è condizione, ovvero l'Io, sorgente degli atti umani che rivelano persona. Il saggio vuole descrivere proprio il rapporto fra queste realtà, apparentemente così lontane le une dalle altre, perché - e questa è la tesi centrale - l'origine ed il destino della libertà umana si trova nella relazione con altre persone. A partire da questa tesi l'autore traccia una storia filosofica dell'identità in tre tappe fondamentali: la visione dell'identità come corporeità razionale, che corrisponderebbe al principio d'individualizzazione della metafisica classica ovvero alla materia signata quantitate; la visione moderna dell'identità come autocoscienza; e, infine, la visione post-moderna del rifiuto dell'identità e della sua sostituzione con le differenze. La tesi proposta in questo saggio tiene conto della verità parziale contenuta in questi modi di concepire l'identità. Secondo l'autore, l'identità non è costituita solo da corporeità, autocoscienza, ma anche dalle differenze, specialmente dall'alterità, anzi essa è presente in ognuna delle sue relazioni. Psicologia, neuroscienze e sociologia sono alcune delle discipline da cui si prende spunto nel tentativo di confermare la validità di questa tesi.
This book conducts a philosophical analysis of two influential psychological perspectives on emotion research: Arnold’s appraisal theory of emotions and Fredrickson’s broaden-and-build theory of positive emotions. The overarching aim is to illuminate the intrinsic value of (positive) emotions within the framework of human flourishing.
In contemporary scholarship, there is a growing acknowledgment that flourishing depends not only on objective, meaningful activities and circumstances, as emphasized by Aristotle, but also on subjective personal life evaluations, where emotional well-being plays a crucial role. This recognition sets the stage for the comprehensive exploration that follows.
The study delves into Magda Arnold’s theory, addressing fundamental questions about the nature and unique role of emotions, the meaning of positive emotions, and their relationship to flourishing. Critical elements of Arnold’s theory, including appraisal, self-ideal, referentiality, emotional education, and conative and physiological aspects, are explored. Arnold’s distinctive contribution lies in coining the term “appraisal” and integrating psychological, neurophysiological, and philosophical perspectives on emotion.
The analysis of Barbara Fredrickson’s conceptualization of positive emotions as discernible pleasant affective states, such as love, joy, gratitude, and serenity, comprehends her broaden-and-build hypothesis. It underscores the impact of positive emotions on flourishing, focusing on love as a central emotion that broadens thought-action repertoires, fostering perceptions of social connection and self-expansion.
This research aims to harmonize the philosophical insights from Arnold’s work with the latest updates from Fredrickson’s research, presenting an avant-garde perspective on how emotion contributes to flourishing. The analysis, rooted primarily in phenomenological insights, extends beyond the boundaries of the authors’ theories.
In conclusion, the book offers a nuanced understanding of the intricate relationship between emotion and flourishing, contributing a unique perspective to contemporary discussions in the field.
Pía Valenzuela, born in Santiago, Chile, currently serves as a teaching fellow of ethics at the Universidad Panamericana in Mexico. Her teaching experience includes delivering courses on applied ethics at the Faculty of Law and Business Studies, Catholic Institute in Slovenia, and general ethics at the Universidad de los Andes in Santiago, Chile. Prior to her teaching career, she dedicated her time to researching natural law. As a member of the research group “International Law and Religion,” she actively contributed to the project “Intellectual History of International Law: Religion and Empire” (2013-2017) at The Erik Castren Institute, University of Helsinki, Finland. While maintaining a persistent interest in ethics, her focus shifted to moral, positive, and philosophical psychology. She developed a keen interest in the interdisciplinary dialogue between philosophy and psychology, particularly in their perspectives on emotion. Currently, her research revolves around the intricate relationship between emotion, virtue, and flourishing, specifically emphasizing positive emotions. Pía Valenzuela participates in several professional organizations, including the European Philosophical Society for the Study of Emotions (EPSSE), Società Italiana di Psicologia Positiva (SIPP), and the Network for Research on Morality (NRM), among others. She actively contributes to the research group Human Flourishing at the Pontifical University of the Holy Cross in Rome and is associated with Magda Arnold’s Scholars.
Abraham Maslow (1908-1970) y Carl Rogers (1902-1987) insuflaron un espíritu renovador a la psicología del siglo XX. Su apertura a cuestiones de tipo filosófico y la profundización en el sentido de la vida humana los llevaron a ser protagonistas de la llamada “tercera fuerza” de investigación en psicología, es decir, la psicología humanista, cuando se abría una brecha importante en el debate dominado por el conductismo y el psicoanálisis. En sus escritos y en la manera de difundir sus ideas en distintos ambientes profesionales –docencia universitaria, colaboración con agencias gubernamentales, redes empresariales, instituciones educativas y religiosas– se desvelaba una psicología cercana a las inquietudes personales y una confianza inédita en las capacidades de los seres humanos normales. Una psicología al servicio de la potenciación de los individuos estándar, con un fuerte énfasis en la responsabilidad personal, contrastaba con la tradición de una psicología terapéutica o centrada en el estudio de comportamientos estereotipados, donde contaba más con la ciencia del especialista que los recursos de la persona. Las preguntas radicales sobre el sentido de la vida humana adquirieron matices particulares después de los dos grandes conflictos mundiales del siglo pasado. Rogers y Maslow interceptaron las ideas de los intelectuales de las dos costas del Atlántico Norte de ese periodo para ampliar el radio de influencia de la psicología, entrando en la arena moral y filosófica. La influencia que han tenido en vastos planes de investigación y en la puesta en marcha de programas formativos de distintos niveles hace que sigan siendo punto de referencia en las ciencias del comportamiento. En este breve estudio trato de resaltar la influencia de su labor y abrir una amplia ventana a las raíces filosóficas de su pensamiento.
Juan Andrés Mercado (Ciudad de México, 1967) es catedrático de Ética aplicada de la Universidad Pontificia de la Santa Cruz (Roma). A sus trabajos doctorales sobre la inducción aristotélica y la creencia en David Hume han seguido estudios sobre Elizabeth Anscombe, las tesis clásicas sobre las virtudes, y las relaciones entre la emotividad y la razón. Ha sido director de estudios de la Facultad de filosofía de la Universidad la Santa Cruz y director de la revista Acta Philosophica. Cofundador y subdirector del centro de investigación Markets, Culture and Ethics (2008-2016), tuvo a su cargo las colecciones MCE Books y MCE Notebooks. A partir de 2013 ha promovido actividades y publicaciones basadas en la antropología filosófica, tendiendo puentes con la psicología, la neurociencia, y la educación. Promueve con Francisco Fernández Labastida, Philosophica. Enciclopedia filosófica on line (www.philosophica.info). Ha impartido numerosos seminarios para profesionales de distintas empresas y colabora con IPADE Business School y la Universidad Panamericana.
Quest'opera, che rientra nell'ambito dei Cultural Studies, si sofferma su un aspetto che le teorie della narrazione spesso trascurano, ovvero il rapporto tra poetica, prassi e teoria. Il mondo della finzione è, perciò, analizzato sia nella sua costruzione poetica, sia nel suo influsso sul pubblico e sui lettori e sia nella sua apertura alla trascendenza. Il punto di collegamento fra poetica e trascendenza si trova, secondo l'autore, nel concetto di verosimiglianza, ovvero nella verità, bellezza e bontà che operano nella finzione. Essa ammette, quindi, diversi livelli di profondità: quella logica, indicata da Aristotele, che permette di introdursi nei mondi immaginari; quella metafisica della rappresentazione dell'esistenza umana; e quella gnoseologica in cui c'è il riconoscimento e il piacere estetico derivanti dalla scoperta della propria vita attraverso le vicende dei personaggi di finzione. Attraverso l'analisi di diverse opere letterarie e cinematografiche, l'autore mostra come la trascendenza sia l'autentica protagonista della finzione, mentre la riduzione postmoderna della bellezza narrativa a una sensibilità e a un'affettività autoreferenziali mostra tutta la sua contraddizione. Oltre alla sua apertura al vero, al bello e al bene, la trascendenza della finzione ha a che fare con la philia: la quasi-amicizia che si stabilisce fra l'autore/lettore e i personaggi letterari, e che porta la finzione a oltrepassare se stessa, al di là della stessa intenzione dell'autore e dell'opera. Non si tratta soltanto di una sorta di transfert emotivo con i personaggi, né di una fusione di orizzonti in grado di dare luogo a una mimesis educativa e catartica. È qualcosa di più. Qualcosa che può essere propriamente descritto come "amore", e che è alla base dell'influsso della finzione sulle nostre vite. È proprio in questo accostamento fra poetica narrativa e amicizia che si trova il contributo fondamentale di quest'opera.
Questo libro offre una presentazione della filosofia della conoscenza e del cosmo del filosofo spagnolo Leonardo Polo. La sua tematica è l'individuazione del "limite" concettuale della nostra mente e il tentativo di trascenderlo attraverso il pensiero filosofico. Le scienze riducono le cose fisiche a oggetti intelligibili capaci di offrire una certa idea della realtà e trovano una particolare applicazione nel dominio tecnologico della natura. La metafisica del mondo fisico cerca invece d'immergersi nella sua struttura profonda, rinunciando però al suo possesso concettuale, per poter così scoprirne i principi ontologici e aprire la strada alla contemplazione dell'essere materiale nella vastità del cosmo. La proposta di Polo continua in qualche modo il progetto aristotelico della Fisica, alienandolo però dal dominio oggettivante. Questa operazione implica un radicale cambiamento della nostra mentalità, se si desidera comprendere la realtà corporea così come è, e non come viene elaborata dai nostri schemi mentali. Si profila così un mondo oscuro per noi, nel suo continuo alternarsi tra processi e arresti formali. È un mondo sostenuto da un pulsare cosmico perenne che, nei suoi livelli più alti, come la vita, s'illumina e si ordina in un modo progressivo, senza giungere a una culminazione definitiva. Soltanto in questo quadro è possibile compiere il salto oltre il limite, un salto che consente di avvertire l'essere del cosmo come un perenne incominciare persistente che ne rivela la condizione creata. Il lettore che vorrà inoltrarsi in questa lettura forse sarà sorpreso dalla novità di questa proposta filosofica. Ma potrà anche essere molto stimolato a cercare di capire il senso dell'universo al di là di quanto presentano la conoscenza ordinaria e le spiegazioni scientifiche.
Il libro svolge una lettura critica del liberalismo morale americano. Sono le idee di coloro che si autopresentano come liberal e che propongono un'ideologia che concepisce la libertà individuale come un assoluto. Essa comporta affermare che ogni persona deve essere autonoma nelle proprie scelte, senza che la comunità - che si tratti della propria famiglia, della società civile, dei corpi intermedi o della stessa Chiesa - possa indicarle un valore ultimo. Nel quadro di tali teorie liberal, la sola esistenza di un valore ultimo costituirebbe una minaccia alla libertà individuale. La relazione tra legislazione e vita virtuosa è stata oggetto di studi per molti secoli, in particolare dalla tradizione di pensiero che fa capo a Aristotele e a San Tommaso d'Aquino. Essa è stata raccolta dalla Dottrina Sociale della Chiesa e da molti studiosi tra quanti hanno intrapreso una lettura critica del liberalismo morale vigente ai nostri giorni. Il nostro studio prende come punto di riferimento gli insegnamenti della Dottrina Sociale della Chiesa, con il desiderio di riflettere per favorire l'esistenza di una società veramente libera. In definitiva, si può dire che esiste anche un liberalismo buono e conveniente per un cristiano, quello che si intende come principio antiassolutista e anticollettivista. Allo stesso tempo, non ci è possibile ignorare che il liberalismo, in senso filosofico forte, può assumere la forma di principio antidogmatico. Se la Chiesa, giustamente, condanna il liberalismo in quanto principio religioso antidogmatico, ciò non significa che la concezione cristiana dell'uomo e della società favorisca l'assolutismo illiberale.
Esistenza e Persona riporta degli articoli su argomenti come trascendenza, libertà, amore, amicizia, religiosità, che l’Autrice ha approfondito seguendo la traccia dell’essere. Proprio da qui è nato il confronto tra i principali filosofi contemporanei presi in considerazione: Martin Heidegger e, d’ispirazione tomista, Cornelio Fabro e Carlos Cardona.
L’essere è, infatti, il punto di riferimento ulteriore dell’“esistente” heideggeriano — il Dasein — e della “persona” nella tradizione metafisica tomista.
L’ineludibile confronto viene tematizzato già nel primo capitolo, che delinea l’itinerario speculativo di Heidegger; i due successivi capitoli, s’incentrano sul gran tema della libertà. Il quarto mette in luce il silenzio heideggeriano sull’amicizia. Su questa base si sviluppa l’analisi critica presente nei capitoli cinque e sei. Infine, nell’ultimo capitolo si tratteggiano alcuni suggerimenti che mirano al superamento di uno dei componenti più caratteristici della cultura odierna: il nichilismo.
Cristina Reyes (Cile) è Laureata in Psicologia presso l’Università del Cile (Santiago del Cile) ed è Professore Incaricato di Metafisica presso la Facoltà di Filosofia della Pontificia Università della Santa Croce (Roma).