Un libro dedicato ai complessi rapporti tra la scelta dei cibi, la loro consumazione, la loro degustazione, il metabolismo connesso al comportamento della cibazione e a tutti gli altri fenomeni fisiologici e psicologici dell'alimentazione. Anche la parte più elevata della nostra personalità, che chiamiamo anima, è coinvolta, in rapporto col piacere. Sappiamo tutti che i piaceri che la vita ci offre sono connessi, in qualche modo, alla sopravvivenza dell'individuo e della specie. Essi sono legati al cibo e alla sessualità e collaborano con la fisiologia dell'erotismo e dell'alimentazione per far sì che la specie si riproduca continuamente e resista alle avversità della vita. Tuttavia, mentre queste dinamiche psicofisiche sono gestite dagli animali con la semplicità che l'istinto può dare, l'essere umano, con il suo cervello complesso e con la sua straordinaria autonomia mentale, può andare a complicare la via istintuale e, talvolta, addirittura, a volgerla contro se stesso. Il cibo ci dà soddisfazione, energia, forza per resistere a tutti gli stimoli negativi. Tuttavia, esso contiene anche delle insidie che nelle persone con tendenze nevrotiche, cioè tutti noi, possono predisporre a più complesse modalità di interazione con l'ambiente esterno. L'anima, cioè quella parte di noi che ci spinge ad avere degli ideali, dei valori, a orientarci sul senso della nostra vita, alla solidarietà sociale, allo sviluppo di sentimenti elevati, raffinati, delicati, al contatto con la dimensione artistica che dorme in noi e, perché no, al rapporto con la Divinità, è coinvolta in queste dinamiche, e in certe condizioni rivolgersi ad essa può diventare la chiave di soluzione di tante situazioni problematiche.
Prendiamo atto che il mondo è velocemente cangiante. Non dobbiamo adattarci, ma distinguere tra stravolgimento ed evoluzione e dobbiamo trovare metodi, linguaggi, pluralità di forme. L'attenzione al cambiamento non è per adeguarsi a sopravvivere ma è per comunicare e per dare un contributo all'evoluzione stessa, che la salvi da derive stravolgenti e mortificanti. Queste pagine, scritte da un pastore di anime, vogliono aiutare i cristiani, molte volte oberati dalle preoccupazioni, schiacciati dagli impegni e distratti dalla fretta, a ritrovare il senso della propria fede, la forza della carità fraterna, la gioia della festa nella comunità. L'incontro con il Cristo è l'incontro decisivo, il punto di non ritorno, il significato dell'intera esistenza; l'urgenza della missione non si misura sull'attesa dell'accoglienza, ma sul tempo dell'urgenza del bisogno del fratello.
L'autore, lanciando «pietre che rimbalzano sull'acqua» per far «comparire dei cerchi sempre più grandi, che finiscono per abbracciare lo stagno intero», offre una serie di riflessioni attorno alle questioni sorte nel periodo del lockdown. Le meditazioni hanno origine dall'esperienza drammatica della pandemia, ma allargano l'orizzonte tematizzando le questioni esistenziali di ogni giorno, anche se spesso nascoste, e che in momenti di crisi e calamità arrivano a galla. Ci sono esperienze primordiali che l'uomo ha già vissuto prima di riflettere su di esse; esperienze primordiali come la paura, il dolore, l'angoscia, la gioia, la speranza, l'amore, il senso di colpa. [...] Don Giuseppe Pani, con viva e profonda spiritualità, riflette sulle esperienze umane ed esistenziali in modo tale che divengano occasione per scrutare il mistero di Dio. Rilegge molte pagine della Sacra Scrittura evidenziando come in esse incontriamo un Dio di cui nessuna immagine è adeguata, un Dio che non si presta come risposta semplice e pronta alle inquietudini della vita, un Dio che sa sorprendere sempre di nuovo, perché la sua presenza salvifica rompe schemi umani ed opera al di là delle frontiere. Dalla Prefazione di Martin M. Lintner.
Nel "Silmarillion" di John R. R. Tolkien si possono cogliere alcuni tratti e dinamiche proprie della spiritualità cristiana. Questa trattazione sistematica cerca di individuare eventuali somiglianze tra scritti della terra di mezzo e teologia biblica. Indagando i testi, elementi di fede vissuta dallo stesso autore si traspongono nelle sue storie.
Carmelitana scalza, l’Autrice indaga la profonda sintonia con Adrienne von Speyr, donna, medico e mistica dotata del carisma della profezia. Queste pagine sono quindi scritte «tentando», verbo giustificato attingendo all’ottica di Adrienne, secondo la quale il sì di Maria è il prototipo della fecondità cristiana e solo dentro questo sì il Figlio di Dio può diventare uomo. Il cristiano, allora, non può fare di più che «tentare», ma è in questo tentativo che l’autentica vita contemplativa, intesa come apertura totale a Dio, non solo appare fruttuosa come la vita attiva, ma diventa la base indispensabile di ogni agire cristiano nel mondo.
La fatica della vita di Adrienne è ben conosciuta, sia nella fanciullezza sia nella maturità della vita, ma si compenetra con il luogo che Dio le ha donato ed assegnato nella Chiesa e nella teologia. Qui bisogna puntare, secondo l’Autrice, per comprenderla e per mettere in luce la sua missione, quale luogo aperto all’epifania di Dio.
«Se il Carmelo è spazio in cui abita Dio, Adrienne pure è spazio in cui abita Dio».
Ascoltare Guccini porta inevitabilmente, quasi senza accorgersene, a farsi tante domande sulla vita e quindi su se stessi. Non si tratta quasi mai di domande dirette, ma sono sempre le storie raccontate che suggeriscono non risposte ma interrogativi. Guccini ama la vita e ha una straordinaria capacità di cogliere la "grazia nascente" che palpita nella natura e nelle varie esperienze umane. Possiede dunque un'immediata e naturale capacità di intuire l'amore "pericristiano", cioè quell'amore o meglio quella vasta gamma di sensazioni intense e positive che si manifestano in tutte le esperienze importanti della vita. Detesta però le troppo facili, inutili e presuntuose risposte alle grandi domande esistenziali che proprio da queste esperienze scaturiscono. Dove termina il viaggio? Nell'Ultima Thule, regno di ghiaccio eterno e senza vita, o nell'isola, tinta d'azzurro bella più di tutte, dove non soffriremo e tutto sarà giusto?
Il contributo che Cettina Militello ha dato alla teologia e alla Chiesa è ben noto: tutti conosciamo la sua passione "ecclesiale"; tutti le siamo debitori per quanto lei, nei lunghi anni della sua docenza e del suo impegno accademico e pastorale, ci ha offerto. Tutti, sia pure a diversi livelli, sperimentiamo il dono della sua amicizia. Le sue pubblicazioni e i suoi insegnamenti hanno toccato svariati temi e problematiche. Chiunque voglia dire qualcosa sulla Chiesa, sul laicato, sul femminile, sulla donna nella Chiesa e nella teologia, sulla Madre del Signore, sull'ecumenismo, sulla vita religiosa, sull'architettura, sulla liturgia incrocia la ricerca della prof. Militello. In occasione del suo settantesimo compleanno il Coordinamento Teologhe Italiane le dedica questa raccolta di saggi per tenere viva la discussione sui temi-chiave della ricerca teologica di Cettina Militello.
Donne tradite da chi diceva di amarle e poi le ha "buttate via". Donne tradite dalle loro famiglie che non hanno saputo trovare abbastanza amore per accoglierle e offrire loro un'altra possibilità di vita. Donne tradite anche dalla Chiesa, perché hanno trovato in essa "o più esattamente in uomini della Chiesa, regole di moralità disastrose, invece di trovarvi una primaria difesa". Questo libro, dopo una prima pubblicazione nel 1937, venne "custodito" per molti anni da Elisa Salerno, che solo nel 1950 lo pubblicò con lo pseudonimo di Maria Pasini. Elisa Salerno, femminista cristiana dei primi del '900, sa affrontare con coraggio e determinazione temi che, con altri volti e altre storie, sono ancora profondamente attuali. Ripubblicare il testo all'interno della collana Sui generis, con alcuni contributi utili a comprendere meglio il contesto storico e l'impegno dell'autrice, ci aiuta a non dimenticare le tradite del nostro tempo; ci obbliga a non "voltare la faccia" di fronte alle violenze di ogni tipo perpetrate contro le donne. Rileggere, nelle parole della Salerno, la sua passione per la "causa santa della donna" e la sua denuncia sulla "doppia morale" nei confronti dei due sessi, ci interpella sulla responsabilità di ognuno nel "prendere la parola" per denunciare ogni violenza, sostenere chi ne è vittima e non tradire il nostro poter essere donne e uomini per relazioni e tempi nuovi.
Dio è imperscrutabile, misterioso, indicibile. Così affermano i filosofi e i teologi quando cercano di indagarne i segreti. D'altra parte, Egli stesso, attraverso la storia, si svela all'umanità soprattutto in Gesù morto e risorto: Dio si rimpicciolisce nel tempo e nello spazio e s'immerge nei nostri pensieri e nelle nostre parole. Gli uomini si esprimono in linguaggi fragili e provvisori; non perlustrano altro che orizzonti storici, esistenziali, fisici. «Vedere Dio» significa, già nella Bibbia, aver oltrepassato i limiti della natura umana, essere morti e afferrati da un'altra «vita».L'auspicio è che queste pagine possano aiutare a comprendere e correggere alcune deformazioni, soprattutto in ambito cristiano. Affinché nessuno «nomini Dio invano » o sostenga che il suo, il suo soltanto, è il vero Dio.