Pur diversissimi l'uno dall'altro, i sei racconti di "Presenza", tra gli ultimi lavori di Arthur Miller, sono accomunati da due temi in qualche modo contrapposti: sesso e morte. L'incontro dei corpi è infatti descritto come qualcosa che annebbia ma vivifica, come un rapimento estatico che seppure solo fugacemente dà l'illusione di poter beffare la dissoluzione fisica, e dunque può assumere una dimensione insieme bestiale e sacrale, come nel racconto che dà il titolo alla raccolta. Il punto di vista è sempre maschile, ma l'età e lo status sociale dei protagonisti variano. Il ragazzino che vuole adottare un cane in "Bulldog" viene sedotto da una donna appena conosciuta ed entra cosi nell'inebriante mondo degli adulti. In "Il manoscritto nudo" uno scrittore in crisi artistica e personale cerca di ritrovare l'ispirazione scrivendo sul corpo di una giovane reclutata con un annuncio su un giornale. E un volto sorridente sotto l'ampia tesa di un cappello di paglia nera è l'immagine della moglie che, a distanza di anni dalla sua morte, Mark Levin conserva impressa nella memoria. Quel giorno, mentre la guardava allontanandosi a bordo dell'auto di un conoscente, aveva deciso di amarla di più. E quella notte ne aveva riscoperto il corpo nella luce lunare che inondava la loro camera d'albergo a Haiti. C'è il dolore personale del lutto e della nostalgia in "La distillerìa di trementina", ma anche quello collettivo del naufragio delle speranze e degli slanci, come il tentativo nobile e al contempo sciocco di improvvisare un impianto di produzione in un'area già condannata dall'avidità dei potenti di turno.
Il diner piú famoso d'America, con la sua vetrata piena di luce contro il buio della notte. Una sigaretta fumata di fronte a una finestra aperta, lasciando che il sole penetri nelle ossa. Una coppia separata da una noia invincibile. Un cinema mezzo vuoto dove una donna aspetta l'uomo che ama. Edward Hopper immortalava frammenti di vita invitando chi guarda a immaginare il resto. Gli autori di questa antologia hanno dato loro respiro e ne è uscita una raccolta di testi - noir ma non solo - pieni di grazia e realismo, in cui a prendere corpo sono i personaggi dei dipinti. In tutti, come nei quadri che li ispirano, la scena americana svela il suo volto magico e oscuro, la sua struggente verità.
Harry "Coniglio" Angstrom, ex campione di basket del liceo, abbandona la moglie e il figlio piccolo spinto da un impulso improvviso. Harry ha ventisei anni, è immaturo ed egoista, un adulto bambino incapace di prendersi le sue responsabilità. Ma, nella sua erratica fuga da una vita mediocre, lo guida un profondo desiderio di libertà. E la sensazione, radicata e perturbante come una fede, di essere nel giusto, che qualcosa di piú grande vigili su di lui, destinandolo alla salvezza. E sono questo desiderio e questa certezza a farcelo sentire simile come un fratello e a fare di lui un simbolo dell'America. Torna, in una nuova versione, il capolavoro che ha rivelato John Updike come uno dei piú importanti scrittori del XX secolo. Con una postfazione inedita dell'autore.
l padre di Jeffrey Lockhart, Ross, è un magnate della finanza sulla sessantina, con una moglie più giovane, Artis Martineau, gravemente malata. Ross è uno dei finanziatori di Convergence, un'azienda tecnologica con una futuristica sede ultrasegreta nel deserto del Kazakistan. Attraverso le ricerche biomediche e le nuove tecnologie informatiche, a Convergence possono conservare i corpi e le coscienze fino al giorno in cui la medicina potrà guarire ogni malattia. Decidono così di affidarsi a Convergence: prima Artis poi lo stesso Ross, incapace di continuare a vivere senza l'amata compagna. Così Jeff si riunisce con il padre e la moglie per quello che sembra un addio - o forse un arrivederci. Jeff è turbato: non capisce se a Ross è stato fatto il lavaggio del cervello dagli uomini di Convergence (un gruppo che ha non poco in comune con una setta religiosa o un manipolo di body artist) oppure se è la decisione consapevole e radicale di un uomo tanto ricco e potente che ha deciso di possedere anche la morte. Ma questa è anche l'occasione per ristabilire un rapporto - ammesso che non sia troppo tardi - con il padre: una relazione incrinata anni prima, quando il genitore decise di lasciare la madre di Jeff.
A sette anni la piccola Marie apre bocca solo quando la madre le dà una gomitata nelle costole; il resto del tempo se ne sta in silenzio e scruta la vita che la circonda. Perché Brooklyn, tra le due guerre, è un luogo che pullula di storie. C'è Pegeen, che inciampa di continuo con i suoi lunghi piedi e guarda troppo i ragazzi. Ci sono Lucy la Cicciona, con le sue urla sgangherate; il povero Bill Corrigan, reso quasi cieco dai gas in trincea; Walter Hartnett, con la grossa scarpa ortopedica, e le suore del convento in fondo alla via. A Brooklyn Marie cresce, trova lavoro in una agenzia di pompe funebri, si innamora e si sposa. La sua è una vita come tante: Alice McDermott la rende straordinaria illuminandola con la poesia della quotidianità.
Parigi, 1862. Una ragazza con dei provocanti stivaletti verdi è ferma davanti a una vetrina. Sul suo blocco sta disegnando il gatto che dorme dentro la bottega quando l'avvicina un uomo, misterioso e affascinante, che la fissa. Poi le chiede se può prendere in mano il disegno e con pochi tratti sicuri riesce a infondervi la vita. Lui è Edouard Manet, lei Victorine Meurent. Il loro incontro - questo incontro - cambierà la loro vita e la storia dell'arte mondiale. Per sempre. All'inizio Manet stabilisce un torrido ménage à trois con Victorine e la sua coinquilina Denise, ma presto la relazione diventa qualcosa di più e lei gli chiede di scegliere. Così la diciassettenne Victorine abbandona la sua vecchia vita per immergersi nella Parigi degli impressionisti, dei café della bohème viziosa e sentimentale di Baudelaire, dei circoli dei canottieri dipinti da Renoir, delle soffitte romantiche e degli atelier più promiscui. Narrando la storia vera di Victorine Meurent, la musa di Manet, la donna che gli farà da modella per tanti dei capolavori che hanno fondato l'arte moderna - da Colazione sull'erba alla celebre Olympia - e che diventerà lei stessa rinomata pittrice, Maureen Gibbon ha scritto un romanzo sensuale come i colori di una tavolozza impressionista. Rosso Parigi è il racconto dell'educazione artistica ed erotica di una giovane donna avida di vita e di esperienze, affamata dei colori della felicità e delle gioie del corpo.
Kezia sembra finita in una versione fuori di testa del Diavolo veste Prada, costretta a fare da assistente a una designer di gioielli tanto arrogante e pasticciona, quanto poco dotata (al contrario di Kezia) per la creazione di collane. Victor lavora nel settimo motore di ricerca più usato (cioè molto poco) di internet. O meglio: lavorava, essendo stato appena licenziato. Nathaniel era il letterato del gruppo, almeno finché non decide di mollare le riviste e trasferirsi in California a scrivere sit-com per la televisione. Peccato che da quando la sua serie è stata cancellata, anni fa, non è più riuscito a piazzare uno script. Riuniti anni dopo per il matrimonio di una loro compagna di corso, scoprono che tutti e tre hanno in qualche modo perso l'appuntamento con la felicità. E i trent'anni si avvicinano... A metà tra un film di Wes Anderson e un libro di Jonathan Franzen, "Il fermaglio" racconta le avventure di tre ex compagni di college che la vita aveva diviso e il destino decide di riunire. Lo spunto sarà un'improbabile (all'apparenza) caccia al tesoro: ritrovare la collana che ha ispirato a Guy de Maupassant un celebre racconto. Ma ben presto capiranno che il compito che li aspetta è imparare a distinguere ciò che conta davvero da ciò che è superfluo, le cose autentiche dalle imitazioni. Facile, in fondo, se parliamo di pietre preziose: molto più complicato quando si tratta di distinguere i veri amici da quelli falsi.
La giovane Purity Tyler, detta Pip, non conosce la sua vera identità. Sua madre, per un motivo misterioso, non vuole rivelarle chi è suo padre, l'uomo dal quale è fuggita prima che Pip nascesse, cambiando nome e ritirandosi a vivere nell'anonimato tra i boschi della California settentrionale. Pip è povera: ha un pesante debito studentesco da ripagare e vive in una casa occupata a Oakland, frequentata da un gruppo di anarchici. Ed è proprio lì che incontra Annagret, un'attivista tedesca che le apre le porte di uno stage con il Sunlight Project, l'organizzazione fondata dal famoso e carismatico Andreas Wolf, un leaker rivale di Julian Assange, allo scopo di rivelare i segreti dei potenti. Pip parte per la Bolivia, dove ha sede il Sunlight Project, con la speranza di poter usare la tecnologia degli hacker per svelare il segreto dell'identità di suo padre. Ma l'incontro con Andreas Wolf si rivela sconvolgente per molti motivi. Anche Andreas ha un terribile segreto nascosto nel suo passato, negli anni in cui viveva a Berlino Est come figlio ribelle di una madre squilibrata e di un padre pezzo grosso del Partito Comunista. Lo rivela proprio a Pip, con la quale instaura una relazione intensa e morbosa. Forse i suoi moventi segreti sono legati a Tom Aberant, il giornalista di Denver per il quale Pip andrà a lavorare dopo lo stage con il Sunlight Project, destabilizzando la relazione di Tom con la sua compagna Leila e portando un grande sconvolgimento anche nelle loro vite...
La Bibbia della lirica americana, messa a punto nel 1892, attraverso quarant'anni di ininterrotto, esaltante travaglio creativo.
Io sono Greg, quello che ha scritto questo libro. Poi c'è Earl, il mio amico. E questa è la storia dell'anno che lui e io abbiamo passato con Rachel, cercando di tirarla su. Per lei abbiamo anche girato un film. Forse il piú brutto film di tutti i tempi.
George Foss è un uomo comune. Un lavoro come contabile in una rivista letteraria, una relazione sentimentale che arranca il locale preferito del venerdì, Ma George ha anche una storia pesante alle spalle. La donna che amava non era chi diceva di essere, e dopo averlo ingannato era scomparsa nel nulla, lasciandosi dietro una scia di delitti e misteri irrisolti. Adesso, però, eccola: Liana, bella e inquieta come quando si frequentavano al college e lui credeva si chiamasse Audrey. George se la ritrova davanti al bancone di un bar, e immediatamente sa che dovrebbe stare alla larga. Ma Liana ha bisogno di lui; per una volta soltanto, dice. E sebbene consapevole che lei lo ha già tradito e probabilmente lo tradirà ancora, George non può che dire di sì.
Lawrence Newman fa quasi tenerezza nella sua goffaggine: pavido e abitudinario, vive con la madre in una tranquilla zona residenziale cullandosi in illusioni stantie. Dietro la facciata perbene nasconde però un aspetto del quale è più difficile sorridere: quando vede una scritta antisemita, legge di atti di vandalismo o sente i vicini scagliarsi contro il negoziante ebreo del quartiere, è percorso da un brivido di eccitazione. Ma la sorte ha un brutto tiro in serbo per lui. Da qualche tempo non ci vede più bene e questa défaillance gli causa non pochi imbarazzi sul lavoro. Quando viene obbligato a mettersi gli occhiali, si trova a fare i conti con le tragiche conseguenze della nuova condizione: la sua faccia, diventata a poco a poco nitida nello specchio del bagno, è ora quella di un ebreo. E negli Stati Uniti i primi anni Quaranta non sono un bel momento per avere quell'aspetto. È questione di un attimo prima che la violenza che sotto sotto tanto lo eccitava cominci a fargli paura. Pagina dopo pagina, "A fuoco" mostra il progressivo cambiamento di un uomo costretto dalle circostanze a rivedere le proprie stereotipate certezze, a fare i conti con il pregiudizio e a inquadrare la realtà da un'altra angolazione.