La vicenda di Carlo Saronio, giovane ingegnere rapito e ucciso da un gruppo di estremisti, è tra le più emblematiche di quel clima di ambiguità e terrore che ha sconvolto l'Italia negli anni Settanta. L'Autore, nipote di Saronio, ripercorre, attraverso la vita della propria famiglia, questa vicenda. Scrivere e raccontare la propria storia diventa un modo per fare un salto nel passato e, al tempo stesso, nel futuro del nostro Paese. Un'avventura iniziata nel 2019, quando l'Autore si trovava in missione ad Algeri: è lì che ha iniziato la sua ricerca e ha visto nascere un'amicizia con Mario Calabresi che ha raccontato la storia di Carlo Saronio, in Quello che non ti dicono: «la ricerca che abbiamo svolto e che sta dietro a quel testo, è stata ricca, ampia, feconda, tanto che quel libro mi è sembrato la punta di un iceberg. E sott'acqua, che cosa nasconde l'iceberg?» Questo nuovo libro, quasi un prequel a quello di Calabresi, che ne firma la prefazione, cerca la risposta a quella domanda. Prefazione di Mario Calabresi.
«Plata o plomo»: soldi o una pallottola. Ogni anno in Messico transitano mezzo milione di migranti indocumentados che dal Centroamerica in preda alla violenza tentano di raggiungere gli Stati Uniti in cerca di un futuro migliore. Sulla loro strada trovano la ferocia dei narcos, banditi che - oltre a far soldi con la droga - si arricchiscono sulla pelle dei migranti grazie a rapimenti, traffici di organi, schiavismo e prostituzione. Alejandro Solalinde non è rimasto a guardare. Dopo una vita da prete «normale», ha iniziato ad aprire le porte del cuore e di casa agli stranieri che cercavano un rifugio, un pezzo di pane, una parola di conforto. Non ha taciuto, padre Alejandro: ha denunciato i soprusi dei trafficanti, le connivenze della politica, la corruzione della polizia. I narcos gliel’hanno giurata: sulla sua testa pende una taglia di 1 milione di dollari. Di qui le minacce, i tentati omicidi, una scorta di 4 uomini per difendere un uomo che difende gli indifesi.
La vicenda di padre Alejandro - per la prima volta qui raccontata da Lucia Capuzzi - si intreccia con i 20 mila migranti rapiti ogni anno in Messico, uomini, donne e bambini che spariscono nel nulla. E con i 20 mila indocumentados accolti da questo prete tenace. Persone alle quali Solalinde dedica la vita in nome di quel Dio schieratosi dalla parte degli ultimi.
«I sequestri. Cominciarono senza che ce ne accorgessimo. Gruppi di migranti sparivano. Mi misi ad indagare. I conti non tornavano. Era evidente che molti si perdevano per strada. Dove finivano? Con molta pazienza riuscimmo a ricostruire la macchina dei sequestri. Ero un prete: mi occupavo di teologia e psicologia. Capii che mi stavo per infilare in un enorme guaio. Eppure non potevo né volevo evitarlo. Non c’era tempo per pensare a me. C’erano delle persone indifese in pericolo, in tremendo pericolo. Sapevo che dovevo fare qualcosa» Alejandro Solalinde
Il racconto semiserio di una tranche di vita di una donna che insegue una forma di vita urbana fuori dagli schemi: dove sia più importante "essere-con" che avere; dove saper trovare la bellezza a un passo dalla monnezza; dove scovare perle di saggezza metropolitana sul bus come in condominio. Nella "città da condividere" l'autrice ha scopertola sua "vocazione", visto che non si erano aperte per lei le porte del monastero (era un 1° di aprile!).
"Mi considero un poeta religioso e politico, una categoria pericolosa: quegli uomini che, se individuano un obiettivo, fanno un gran casino e coinvolgono tutti quelli che avvicinano per raggiungere il sogno". Quello di Gino Girolomoni (1946-2012), contadino e mistico, marito e "monaco", è stato ritornare alla terra, rivivere l'affetto per il lavoro agricolo come contatto vivo e vivificante con il creato. Grazie a tale passione, scaturita da un cristianesimo radicale, Girolomoni ha costruito un'esistenza intessuta di opere e incontri: la rinascita di un monastero abbandonato, Montebello, ancor oggi luogo di spirito e silenzio per tanti e tante in ricerca: "Alce Nero" (oggi "Girolomoni"), la prima cooperativa agricola biologica in Italia; i dialoghi con gli amici Guido Ceronetti, Massimo Cacciari, Sergio Quinzio, Vittorio e Rosanna Messori. E, in tempi più recenti, la lotta contro gli Ogm, "la prova vivente che esiste il diavolo". Ermanno Olmi definisce "sacrale" la missione di impegno civile ed ecologico di Girolomoni. Massimo Orlandi ci guida nella conoscenza di un autentico profeta del nostro tempo, capace di ritornare alla terra per trovare il Cielo. Un uomo che chiedeva ai suoi sodali "di smettere di esistere per cominciare a vivere". E che nel cuore portava una certezza antica: "Vedi, amico, il grano è come Gesù Cristo. Non ti tradisce mai". Prefazione di Vandana Shiva.