A fronte della crisi del concetto stesso di famiglia e di atroci episodi di cronaca che hanno scosso i parametri del rapporto genitori-figli, Eva Cantarella è venuta interrogandosi – forte dei suoi strumenti di studiosa del diritto e della cultura antica – sulla storia di quel rapporto che, insieme alla dinamica degli affetti, porta inevitabilmente con sé tensioni, conflitti, e molto spesso violenza. Questa conflittualità sembra legata alla sola modernità, ma affonda le sue radici lontano: nei miti teogonici, nella famiglia patriarcale, nelle storie, spesso sanguinose, che la letteratura testimonia con straordinaria evidenza; nella mitologia, nei poemi omerici e nella tragedia classica, dove il tema della famiglia diventa il teatro pieno d’ombre della ferocia, della vendetta, della ribellione. Un teatro che, se a tutta prima parrebbe non implicare uno scontro generazionale, in realtà lo contiene, lo nutre, lo agita. Ecco allora che il conflitto, così presente nell’attuale agenda politica, si lascia leggere anche alle origini della nostra civiltà là dove i giovani entrano in rotta di collisione con la gerontocrazia. Secondo modalità e procedure che la lettura del mondo antico porta progressivamente alla luce.
Una volta di più Eva Cantarella si rivela affascinante evocatrice di personaggi e di storie, da Crono, signore dei Titani, divoratore dei suoi stessi figli, a Teseo, il parricida che uccide il proprio figlio, da Telemaco l’obbediente a Ettore il saggio, sia come padre sia come figlio, dai ribelli Antigone e Oreste a Medea, madre assassina.
Ma allora te ne sei stato in disparte e hai lasciato morire un altro, un giovane, vecchio come sei. E adesso vieni a piangere questo morto? Tu non sei il mio vero padre.
"Mi trasferii a San Francisco nel 2000 per vivere nel cuore della Silicon Valley la prima rivoluzione di Internet. Ci ritorno oggi da New York e ho le vertigini, e un senso d'inquietudine. La velocità del cambiamento digitale è stata superiore a quello che ci aspettavamo e ormai la Rete penetra in ogni angolo della nostra vita: il lavoro, il tempo libero, l'organizzazione del dibattito politico e della protesta sociale, perfino le nostre relazioni sociali e i nostri affetti. Ma la Rete padrona ha gettato la maschera. La sua realtà quotidiana è molto diversa dalle visioni degli idealisti libertari che progettavano un nuovo mondo di sapere e opportunità alla portata di tutti. I nuovi Padroni dell'Universo si chiamano Apple e Google, Facebook, Amazon e Twitter. Al loro fianco, la National Security Agency, il Grande Fratello dell'era digitale. E poi i regimi autoritari, dalla Cina alla Russia, che hanno imparato a padroneggiare a loro volta le tecnologie e ormai manipolano la natura stessa di Internet. Con questo libro vi porto in viaggio con me nella Rete padrona. È un viaggio nel tempo, per confrontare le speranze e i progetti più generosi di un ventennio fa con le priorità reali che plasmano oggi il mondo delle tecnologie. È un viaggio tra i personaggi che hanno segnato quest'epoca, da Bill Gates a Steve Jobs, a Mark Zuckerberg, e tra tanti altri profeti e visionari meno noti, che già stanno progettando le prossime fasi dell'innovazione."
Che in Vaticano alligni il vizio dell’avarizia è stato spesso denunciato, da Dante alle pagine di cronaca di oggi, ma si tratta quasi sempre di scoop per sentito dire, intercettazioni spesso smentite, voci di corridoio. Emiliano Fittipaldi, che da anni segue questi temi per “L’Espresso”, ha raccolto da fonti confidenziali una grande quantità di documenti interni del Vaticano – verbali, bilanci, relazioni – e grazie a questo è in grado di tracciare le prime mappe dell’impero finanziario della Chiesa: dai lussi (quasi) innocenti che si concedono i cardinali alle frodi milionarie, dagli investimenti favolosi in tutto il mondo al gigantesco affare degli ospedali, dalle trame dello Ior alla reale consistenza del tesoro del papa. Un vero fiume di rivelazioni. La Fondazione del Bambin Gesù, che raccoglie le offerte per i piccoli malati, ha pagato parte dei lavori fatti nella nuova casa del cardinale Tarcisio Bertone. Il Vaticano possiede case, solo a Roma, che valgono quattro miliardi di euro. Lo Ior non ha mai consegnato alla Banca d’Italia la lista di chi è scappato con il bottino all’estero, nonostante l’avesse promesso. Per fare un santo, o anche solo un beato, bisogna pagare centinaia di migliaia di euro. E l’uomo che il papa stesso ha scelto per rimettere a posto le finanze vaticane, il cardinale George Pell, ha speso per se stesso e i suoi amici, tra stipendi e vestiti su misura, mezzo milione in sei mesi. Un’inchiesta tutta fondata su documenti inediti e fonti interne alla curia, che fotografa un momento cruciale della storia vaticana, in cui un papa di nome Francesco sta saggiando la forza e la resistenza di quel vizio capitale cresciuto come un parassita nella fibra stessa della sua Chiesa.
Quanto è grande e dove si trova il patrimonio del Vaticano? Dove vanno a finire i soldi delle offerte, dell’otto per mille, delle diocesi? Chi tradisce papa Francesco per trenta denari (e, spesso, molto di più)?
Per la prima volta, i segreti finanziari del Vaticano svelati documenti alla mano.
"Il più e il meno sono segni della contabilità, della partita doppia dare/avere. Qui riguardano lo scorrere del tempo. Il Più è già arrivato, era un vento di corsa alle spalle spingendo innanzi, sparecchiando tavole, sfrattando inquilini, stringendo appigli e libri. Il Più è stato giovane e indurito come un callo. Il Meno governa il presente e mantiene quello che dice. Il Meno è sobrio, risoluto perché deve condurre fino in fondo."
In una fredda domenica invernale, mentre una tempesta di neve avvolge Villerude-sur-Mer, una piccola stazione balneare sulla costa atlantica della Francia, un uomo e una donna varcano la soglia del cinema Le Paradis. La domenica è giorno di cineforum e il vecchio proiettore scricchiolante mostra sullo schermo le immagini in bianco e nero di Jean Gabin. Ma Antoine è distratto. Qualcuno in sala ha catturato la sua attenzione: una donna minuta, dal profilo delicato e i lunghi capelli rossi, una figura che sembra riemergere direttamente dalla sua infanzia. Capace di far funzionare qualsiasi congegno tranne la propria vita, Antoine è un abile meccanico tuttofare, un timido che sogna di diventare un eroe. La donna, invece, è Rose, violoncellista di talento in fuga dalla notorietà. Mentre il cinema Le Paradis rischia la demolizione e il paese spera in un piccolo miracolo, Antoine e Rose saranno i protagonisti di una grande avventura, un'impresa epica che vede coinvolti un Jack Russell di nome Nobody, Bach, due bambini su una spiaggia bianca, una vecchia cassaforte e delle luci difettose che lampeggiano ogni volta che qualcuno si avvicina a ciò che più desidera...
Una conversazione che è quasi un romanzo, un'autobiografia che sorge in un dialogo con un'interlocutrice sensibile e discreta. Quando Herta Müller parla di sé e delle esperienze che l'hanno formata, sono subito presenti le immagini, i motivi stessi della sua narrativa che il lettore non mancherà di cogliere. E questi accompagnano il racconto di un'infanzia in un villaggio del Banato rumeno, osservato dagli occhi di una bambina che crea per sé fantastici mondi paralleli, prima di approdare al mondo parallelo per eccellenza che è la scrittura. C'è poi la vita nella dittatura di Ceausescu e nella soffocante ombra dei suoi servizi segreti, cui segue l'emigrazione a Berlino Ovest verso la fine degli anni ottanta. Dall'infanzia solitaria nella campagna rumena al premio Nobel nel 2009, "La mia patria era un seme di mela" racconta la parabola di una vita vissuta nella letteratura e in un'inflessibile sincerità delle parole.
Sergio Rizzo da molti anni racconta malefatte, scempi, collusioni e brutte figure della classe dirigente italiana. Il suo archivio pullula di episodi, ma la sua memoria ne conserva molti di più. È da questa esperienza che nasce "Il facilitatore". Chi è il facilitatore? È un uomo che sta al centro di una fitta rete di conoscenze, interessi, legami che uniscono il potere legale a quello illegale, l'imprenditoria e la politica alla mafia e alla massoneria. Il suo compito è portare ordine nel caos, mettere in contatto chi decide e chi esegue, chi propone e chi approva. E far funzionare le cose, facendole scivolare lungo il binario giusto. Adolfo Ramelli ha iniziato come giornalista all'"Eco del Valdarno" e ha perso l'innocenza ancora giovane quando un industriale gli ha mostrato un rotolo di banconote che valeva molte volte il suo stipendio: in cambio di un favore. Un giornalista conosce tanta gente e molto in fretta soprattutto se segue la politica in un paese dove la politica è tutto. E così Adolfo in poco tempo dalla provincia è proiettato a Roma: a ventisei anni, con una Fiat 124 spider blu Francia e un piccolo appartamento vicino a Campo de' Fiori, si sente arrivato, ma è ancora lontano dall'immaginare dove la corruzione potrà portarlo. Un affresco del potere italiano, una storia inventata in cui ogni particolare è tratto dalle inchieste di un grande giornalista, una ricostruzione impietosa della realtà con gli strumenti della fiction. Il romanzo-verità dell'autore de "La casta".
Nelle più disparate situazioni della nostra esistenza lasciamo che di volta in volta parti diverse della nostra personalità operino liberamente. Ma spesso il loro comportamento abituale può metterci in difficoltà: la loro reazione agli eventi può essere controproducente, inopportuna o, addirittura, del tutto sbagliata. Il gioco delle parti descrive il nostro mondo psicologico interiore, con il supporto di disegni talvolta evocativi, stimolanti, divertenti e spesso pungenti. Mostra come possiamo allontanarci da certi modelli consolidati che sono soliti crearci dei problemi e offre suggerimenti più efficaci per dare risalto al nostro specifico talento e al nostro personalissimo stile per vivere una vita più piena. Attraverso esempi pratici e storie di esperienze cliniche, il libro ci invita a ritrovare il nostro Sé più autentico, migliorando così anche il nostro rapporto con gli altri.
Nei due estremi e intensissimi anni della sua vita (1955-1957) Giuseppe Tomasi di Lampedusa mise insieme non solo le otto parti del "Gattopardo", ma anche tre racconti e uno scritto di carattere autobiografico. Solo di recente, però, in seguito al ritrovamento di alcuni manoscritti originali, è stato possibile sottoporre i testi brevi a una rigorosa verifica filologica e, in particolare, è stato possibile ricostruire nella loro interezza i "Ricordi d'infanzia", che ora acquistano una maggiore corposità. Il presente volume si apre appunto con i "Ricordi d'infanzia", scritti nell'estate del 1955, che come spiega Gioacchino Lanza Tomasi nella prefazione "ci schiudono il laboratorio dello scrittore al tempo del suo capolavoro". Segue "La gioia e la legge", un breve apologo, perfetto di tono e di misura. Ma il racconto più celebre della raccolta è "La sirena" (precedentemente con il titolo "Lighea", imposto dalla vedova dell'autore), scritto dopo una gita lungo la costa meridionale della Sicilia. Al centro della favola, al limite tra il reale e il surreale, spicca un personaggio formidabile: il vecchio professor La Ciura, che da giovane conobbe l'amore della Sirena e non potè più gustarne altro. Chiude il libro "I gattini ciechi", dei tre racconti il più vicino come materia al "Gattopardo", sebbene fosse nato come capitolo iniziale di un nuovo romanzo del quale ha mantenuto il titolo.
Parigi. La neve cade dolcemente sulla città, ammantando di bianco la Tour Eiffel, Notre-Dame e il Panthéon, come in una cartolina. Un uomo passeggia lungo la Senna diretto verso casa, un elegante palazzo sull'Île Saint-Louis. È Frédéric Solis, avvocato di successo con la passione per i quadri impressionisti. Affascinante, ricco e talentuoso, Frédéric sembra avere tutto quello che si può desiderare dalla vita. Gli manca una famiglia, ma dopo essere stato abbandonato dal padre molti anni prima, ha preferito circondarsi di oggetti lussuosi e belle donne piuttosto che mettere ancora in gioco il suo cuore ferito. Fino a quando, un giorno, scopre di aver ricevuto una strana eredità, che consiste in una manciata di misteriosi biglietti e in un disegno che ha tutta l'aria di essere una mappa. Cosa nasconderanno quegli indizi? Convinto di essere sulle tracce di un quadro dimenticato di Monet, Frédéric decide di tentare di decifrare la mappa. Grazie all'aiuto della giovane e stralunata assistente Pétronille, inizia così un viaggio lungo i paesaggi innevati del Nord della Francia, tra i luoghi prediletti dai suoi amati impressionisti: Éragny, Vétheuil, il giardino di Monet, con una tappa d'obbligo al Musée d'Orsay. Di incontro in incontro, di sorpresa in sorpresa, torneranno a galla ricordi che Frédéric credeva di aver dimenticato, e un tesoro ben più prezioso di qualsiasi ricchezza.
Un'ultima notte da leoni con gli amici di sempre, una soltanto. Cosa può esserci di male? E invece il notaio Ranò, facoltoso borghese romano, si ritrova in cella, e poi davanti a un magistrato. E la verità viene fuori. Non solo il racconto della folle serata in cui è naufragata la reunion, ma, come un fiume in piena, la confessione di una vita, delle avventure di un ragazzo e del suo eterogeneo drappello di compagni. Con al centro di tutto lui, il grande amico che ce l'ha fatta, Marco Bonetti, famoso regista finito con lui in carcere... Nella "confessione" di Ranò si dipana così un percorso di formazione illuminato da una grande amicizia maschile, tra catastrofi sentimentali e bravate al limite del decoro, vacanze sbagliate e meravigliose, giri in motorino nel gelo di una Roma vissuta e amata. Come abbiamo perso di vista i sogni di quando eravamo giovani? Qual è il confine tra adolescenza e vita adulta, tra possibilità e rimpianto, tra successo e tradimento? E quando è troppo tardi per capirlo? La storia del notaio Ranò e del regista Bonetti è anche la storia di una generazione, i ragazzi degli anni ottanta: quelli del riflusso, della televisione commerciale, del pentapartito, del crollo delle ideologie mondiali. Ma anche quelli, forse gli ultimi, che hanno vissuto l'adolescenza come un periodo magico e pieno di possibilità, con l'idea di potercela fare, contando solo sulle proprie forze.
In tutto il mondo di Tyme, dalle Terre Rosse al Regno Grigio, nessuna ragazza ha la fortuna di Rapunzel: vive in una torre magica che esaudisce ogni suo desiderio, legge libri meravigliosi di cui lei è la protagonista, i suoi sono i capelli più lunghi e i più lucenti di sempre. E lei lo sa, perché glielo dice la sua adorata Strega, che la protegge dai principi crudeli, dal mondo pericoloso, là fuori, e addirittura dai pensieri tristi. Finché un ladruncolo di nome Jack non si arrampica fino in cima alla torre e ruba una delle sue rose fatate. Rapunzel s'infuria, non tanto per il furto, ma perché è la prima volta che qualcuno non rimane incantato alla sua vista. E s'infuria ancora di più quando il ragazzo insinua che Strega le stia nascondendo la verità e che non sia la sua vera madre. Ma quando Jack le rivela che le fate hanno poteri più forti e che potrebbero fare del male a Strega, Rapunzel si convince a seguirlo giù dalla torre, nel mondo che non ha mai conosciuto in quindici anni... Comincia così il suo fantastico viaggio alla ricerca delle proprie origini e della propria identità. Un romanzo denso di suggestioni, che racconta il passaggio dall'innocenza alla consapevolezza, che parla di amore e fedeltà, di egoismo e coraggio, del dolore di ogni scelta e della forza necessaria per essere davvero liberi. Età di lettura: da 8 anni.