Argentina, Madagascar, Stati Uniti, Hong Kong, Utrecht, Lugano ma anche Roma, Milano o Padova. Le storie delle venti protagoniste di questo libro, intervistate dalla giornalista Elisabetta Pozzetto, sono state raccolte ai quattro angoli del mondo e sono racconti di donne speciali. Un filo rosso le unisce: sono nate e si sono formate in Friuli Venezia Giulia e, spesso sconosciute al grande pubblico italiano, sono invece straordinariamente apprezzate fuori dal nostro Paese. Le interviste, accompagnate dalle fotografie di Luca Laureati e Ulderica da Pozzo, fanno emergere il tratto essenziale del volume: si tratta di racconti di donne che, citando Luca Telese nell'introduzione, 'sono tutte creative, tutte molto intellettuali e tutte aperte all'ingegno, alla riflessione, al colpo d'ala'. Le protagoniste sono: Debora Serracchiani, Rosi Braidotti, Carla Gravina, Ida Vallerugo, Fiorenza Cedolins, Lidia Bastianich, Anita Cossettini, Maria Zorzon, Patrizia Moroso, Alessandra Verona, Marzia Caravelli, Tiziana Finzi, Barbara Franchin, Federica Manzon, Stefania Lucchetti, Alessandra Luchini, Maria Rosa Pelizzo, Fiorella Kostoris, Anna Puccio e Paola Del Din.
Fotografo e giornalista indipendente da oltre vent'anni, Danilo De Marco ha camminato mezzo mondo: dal Tibet al Messico, dalle montagne dei Kurdi in Turchia e Iraq alle selve degli U'wa in Colombia, fino alle Ande dell'Equador. Ha condiviso cibo e giaciglio con tante culture, ha raccontato attraverso le sue immagini soprattutto le resistenze dei popoli ingiustificatamente sottomessi alla legge del più forte. I ritratti che popolano queste pagine, siano persone o luoghi, stanno nelle periferie della Terra, dentro le pieghe della storia. Con un tratto di penna e le sue immagini De Marco ci restituisce il senso del viaggio e quello, inestimabile, di un'esistenza umana.
"Subito dopo quella meraviglia della tecnologia moderna nota come Seconda guerra mondiale e fors'anche quel moderno incontro tra culture noto come Vietnam, è diventato evidente che la pulsione al dominio sugli uomini non è semplicemente un effetto collaterale di un'economia politica difettosa, ma anche di un mondo che crede nell'assoluta superiorità dell'umano sul non-umano e il sub-umano, del maschile sul femminile, dell'adulto sul bambino, dello storico sull'astorico, e del moderno (o progressivo) sul tradizionale o selvaggio." Da questa considerazione - tratta dalla prefazione della sua opera più importante, proposta qui per la prima volta in traduzione italiana e arrichita da un'introduzione di Stefano Mercanti - lo psicanalista indiano Ashis Nandy prende le mosse per analizzare i presupposti e le conseguenze storiche e psicologiche della colonizzazione nella duplice prospettiva dei dominatori e dei dominati. Rompendo con la tradizione, l'autore indaga gli effetti del plurisecolare colonialismo britannico sulla società indiana ed evidenzia come il movimento di Ghandi, proponendo un modello di società e di democrazia basata sulla ricchezza di tradizioni che costituiscono il patrimonio storico e l'identità dell'India, abbia saputo resistere e costituire una delle risposte più efficaci al condizionamento culturale imposto dai colonizzatori.
Il volume, redatto da un gruppo di esperti del settore e arricchito dai contributi di qualificati ricercatori e professionisti, affronta, secondo ottiche e prospettive differenti, i temi dell'ecologia del disturbo e dell'analisi delle minacce (threat analysis), fornendo concetti e approcci schematici utili in condizioni operative a tutti coloro che lavorano in siti o ambiti territoriali sottoposti all'azione trasformatrice dell'uomo, nonché agli studenti delle aree disciplinari dell'ecologia di base e dell'ecologia del disturbo. Articolato in due parti, una prima incentrata sull'inquadramento teorico-disciplinare dell'ecologia del disturbo, e una seconda dedicata all'analisi delle minacce di derivazione antropica, esso tratta in particolare i temi relativi alla nomenclatura standard delle minacce, alla definizione delle relazioni causali tra questi eventi e le componenti ambientali individuate come target di conservazione, alla quantificazione speditiva dei regimi di minaccia e del loro impatto, facilitando così la comparazione tra eventi gerarchicamente differenti e, quindi, la definizione di priorità nelle strategie di gestione e conservazione.
Dopo "l'arte ideale" del romanticismo e del classicismo, le opere e soprattutto i drammi teatrali di Georg Büchner (1813-1837) aprono l'arte a una realtà mai rappresentata prima, la realtà dolorosa degli ultimi e degli oppressi, una realtà che impone al poeta una radicale riformulazione dei propri criteri estetici. Büchner porta a termine questo compito guardando sia alle tensioni irrisolvibili tra ragioni individuali e dinamiche storiche, drammaticamente rappresentate nella "Morte di Danton", che alla tragica vicenda del soldato "Woyzeck". In questo volume l'autore ricostruisce il significato e il valore dell'opera di Büchner, la sua estetica, i suoi presupposti filosofici e dunque le ragioni per le quali Büchner continua a essere un grande classico della letteratura e del teatro contemporanei.
La magistratura veneziana dei Sindaci Inquisitori, centrale nell'ordinamento veneziano e oggi ancora poco studiata, era responsabile di un controllo globale - specialmente giudiziario, amministrativo e finanziario - sul dominio in Terraferma della Repubblica di Venezia. I Sindaci, investiti di ampi poteri, nel corso del loro itinerario, che si svolgeva di cinque in cinque anni, esercitavano il loro controllo visitando tutte le città e i territori del Dominio, dall'Istria a Bergamo. Al termine rendicontavano il proprio operato in Collegio con ampie e articolate relazioni. Si pubblicano in questo volume gli unici esemplari superstiti del periodo 1543-1626 e due testi di commissioni sindacali, in grado di far luce sulla condizione della Terraferma veneta con un prezioso sguardo di sintesi.
Il presente volume prende in esame la struttura amministrativa, istituzionale ed economica di un'area di confine, il Cadore, nella seconda metà del XVI secolo. I profondi mutamenti in atto in quel periodo avevano reso più tese e articolate le relazioni tra comunità, organismi amministrativi periferici e Dominante. In particolare, furono il possesso e l'uso dei beni comuni e delle risorse collettive a innescare una situazione di costante conflittualità, richiedendo l'intervento delle autorità statali - Repubblica di Venezia e Impero asburgico -, intervento che generò un lungo e complesso processo di definizione e demarcazione dei confini possessori e giurisdizionali del territorio.
Il pittore Forcignanò, nato a Gallipoli di Lecce nel 1862, emigra in Argentina in cerca di una fortuna difficile. Là incontra e sposa, nel 1910, Rosa, una brillante giornalista, autrice di testi per l'infanzia, che verrà inviata a Parigi come corrispondente de La Prensa. Giuseppe è felice di seguirla sperando invano che la capitale francese porti anche a lui successo e riconoscimento. Ma la mattina del 17 febbraio 1914, accecato dalla gelosia, uccide la moglie con due colpi di fucile. Rinchiuso in carcere, costretto per quattro anni ai lavori forzati, con una salute precaria, soccombe alle condizioni detentive, nonostante la commutazione della pena per buona condotta e un'intravista imminente libertà. Dal carcere scrive lettere alle sorelle lontane fino a poco prima di morire, chiedendo perdono e cercando di comprendere la follia del suo gesto.
Il catalogo dell'esposizione itinerante che presenta cento anni di immagini e di parole sull'emigrazione, fornisce alcune chiavi di interpretazione della condizione universale dei migranti e conduce il lettore in un cammino che ripercorre, nello spazio e nel tempo, le storie di coloro che dal Friuli Venezia Giulia, dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia si sono recati nei cinque continenti, per confrontarsi con quelle di chi oggi arriva e parte da una regione che è molto cambiata. Testi e immagini fanno parte dell'Archivio Multimediale della Memoria dell'Emigrazione Regionale (AMMER).