In questo secondo volume de "L'arc di San Marc" viene presentata la maggior parte dei contributi editi da don Gilberto Pressacco tra il 1986 e il 1997, il periodo più fecondo della sua ricerca scientifica sulle origini della Chiesa di Aquileia. Chi ci parlerà ancora, in una sintesi così ricca e articolata, di borboròs e descendit in inferna, di arc di San Marc e di Maria Lissandrina, di aplòtes e 'sublime', di issopo, Terapeuti, danze estatiche e liturgiche? L'estrema poliedricità, l'intuizione, la capacità di 'gestire', leggere e maneggiare le fonti archivistiche, la dimestichezza con i più disparati campi della ricerca e del sapere hanno consentito al sacerdote friulano di procedere per strade prima ritenute di ardua percorribilità, di integrare gli orizzonti metodologici, compenetrare le prospettive disciplinari e osare l'interpretazione anche là dove le fonti parevano incerte o reticenti.
A completamento dell'opera "Antieroe dai molti volti: Giuliano l'Apostata nel Medioevo bizantino", che indaga il multiforme aspetto con cui l'ultimo imperatore pagano era percepito nel mondo bizantino, questo volume pubblica il testo originale greco della passione di san Ciriaco di Gerusalemme (redazione BHG 465b), secondo la leggenda martirizzato per ordine di Giuliano. Questa passione costituisce la parte conclusiva del ciclo di storie della Vera Croce di Cristo, sorto in epoca tardoantica e destinato ad avere vastissima fortuna nella cultura e nell'arte europee. L'edizione è accompagnata da un saggio di guida bibliografica sulle vite e sulle passioni di santi martiri o confessori dell'epoca di Giuliano.
L'epistolario riunisce la corrispondenza inviata e ricevuta da monsignor Pio Paschini (Tolmezzo, 2 marzo 1878 - Roma, 14 dicembre 1962), storico della Chiesa, insegnante nel Seminario di Udine dal 1901, dal 1913 docente di Storia ecclesiastica presso il Pontificio Seminario Romano Maggiore e dal 1932 al 1957 magnifico rettore della Pontificia Università Lateranense. Le testimonianze epistolari fino ad oggi reperite in diversi Archivi e Fondi archivistici sono 5.029, i cui regesti sono consultabili nel cd-rom allegato ai due volumi. Per l'edizione cartacea sono stati trascritti 922 testi, 491 selezionati tra quelli inviati da oltre millecinquecento corrispondenti e 431 fra missive e responsive intercorse con il friulano Giuseppe Vale (1877-1950), confratello, amico e confidente. Nell'epistolario è possibile ripercorrere sessant'anni di attività di Paschini, nelle cui vicende biografiche si riverberano gli eventi più significativi del secolo scorso: le due guerre mondiali, il fascismo; il dopoguerra, la ricostituzione dell'Italia, fino a comprendere gli anni della prima Repubblica. Tra i suoi interlocutori in ambito locale, fra gli altri, vi sono: Giuseppe Ellero, Antonio Anastasio Rossi, Giuseppe Nogara, Giovanni Battista Brusin, Pier Silverio Leicht, Vigilio De Grassi; tra quelli italiani ed europei: Angelo Giuseppe Roncalli, Giovanni Battista Montini, Agostino Gemelli, Louis Duchesne, Hippolyte Delehaye, Hubert Jedin.
Consapevole di vivere nel pieno autunno della polifonia sacra, il musicologo Siro Cisilino (1903-1987) fece della sua esistenza una grande, unica opera di recupero del passato: raccolse con passione e trascrisse molti volumi di musica antica, creando un consistente lascito per interpreti e musicologi che oggi si accingono a studiare alcuni dei più importanti autori del cinque-seicento sacro e profano. Il volume raccoglie parte delle lettere che Cisilino ha inviato in più di un quarantennio ad amici, studiosi, superiori ecclesiastici, direttori di biblioteche e persone legate a vario titolo agli enti con cui era in contatto. Le missive rivelano un affascinante percorso tra biblioteche, stampe e manoscritti, sempre teso alla ricostruzione di un passato musicale percepito come assolutamente vivo e indispensabile per l'attualità.
Questo volume presenta una sintesi delle ricerche di don Gilberto Pressacco sulle origini e le peculiarità del cristianesimo aquileiese. Coniugando competenze di teologia, pratica corale, storia della musica e della danza, lo storico friulano ha dato un importante contributo alla comprensione dei meccanismi di evangelizzazione dell'alto adriatico. Proprio a partire dai risultati di tali ricerche, il libro offre una chiave preziosa per rileggere quel tratto di identità mediterranea, frutto di una particolare mediazione tra il cristianesimo e l'ebraismo, che per secoli è rimasto sepolto nei rituali arcani delle campagne friulane.
Sullo sfondo del passaggio dal regime borbonico a quello piemontese, le lettere che un padre gesuita invia al fratello, farmacista in Melfi. Partito da Napoli nel 1855 poco più che ventenne, esercita il suo ministero di insegnante e sacerdote in varie città della Spagna, dopo aver rinunciato ai propri beni secondo i precetti della sua religione. Inviato in missione in Argentina, vi rimarrà per quasi trent'anni e sarà amato dal popolo fino alla morte, avvenuta a Cordova nel 1900. Onorato per il suo apostolato, per la dedizione verso gli orfani e i bisognosi, padre Carlucci sarà ricordato come fondatore della comunità dei Giuseppini. La scrittura, non sempre assidua, è il suo legame indissolubile con la famiglia e con la patria: molto è l'interesse per la salute dei suoi cari, per le «domestiche cose», per i fatti politici, e sempre raccomanda preghiere, devozione e prudenza.