"'Questo mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione. La bellezza, come la verità, è ciò che infonde gioia al cuore degli uomini, è quel frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell'ammirazione. E questo grazie alle vostre mani'. Sono le parole di Paolo VI, al secolo Giovanni Battista Montini, nel suo messaggio agli artisti al termine dei lavori del Concilio Vaticano II, chiuso l'8 dicembre 1965. Parole che ribadivano l'impegno montiniano a favore di poeti, pittori, scultori e musicisti per l'alto valore tributato dallo stesso Pontefice all'arte e a quel suo ruolo di avvicinamento, per il tramite delle cose create, dell'esperienza sensibile allo spirito divino. È un cammino articolato e complesso, caratterizzato nei secoli dall'alternarsi di aspri conflitti a timide aperture che investivano, e condizionavano, usi e costumi dei tempi, del vivere quotidiano come dell'arte. Cambiamenti radicali, nella storia della Chiesa, sia sotto il profilo teologico-dottrinale, che artistico, sono stati determinati dagli ultimi tre Concili dell'era moderna, di cui questa mostra ripercorre la storia attraverso la figura dei Pontefici che li hanno indetti e officiati. Dipinti, sculture e cimeli a essi appartenuti alimentano un percorso espositivo per illustrare tre momenti salienti nella storia del gusto, sia sul piano artistico che su quello liturgico-devozionale, abbracciando quell'arco di tempo che dal 1545, anno in cui Paolo III Farnese apre il Concilio di Trento, passa per il Concilio Vaticano I, indetto da Pio IX Mastai Ferretti nel 1869, e arriva al Concilio Vaticano II, voluto da Giovanni XXIII nel 1962 e chiuso da Paolo VI nel 1965. 'Bisogna ristabilire l'amicizia tra la Chiesa e gli artisti' ebbe a dire Papa Montini solo un anno prima, il 7 maggio 1964, agli artisti riuniti nella magica sfera della Cappella Sistina. Era un auspicio, e un intento, volto a rinsaldare un antico sodalizio, forza necessaria alla Chiesa per assolvere al suo magistero di 'far vedere' il fascino del Vangelo, e a proseguire sul cammino della innovazione nei rapporti tra mondo laico e fede cattolica." (Claudio Parisi Presicce)
Due uomini del fare. Un Papa piceno venuto dalla povertà e un architetto originario dell'operosa terra ticinese. Due abbaglianti comete che sullo spirare del cinquecento solcarono i cieli di Roma imprimendo alla città dei Papi segni grandiosi e indelebili: i chilometrici rettifili che scavalcano alture e crinali; le piazze immense popolate di svettanti obelischi e di grandiosi gruppi scultorei; i palazzi solenni, le colonne istoriate romane, eccetera. Due uomini che coi loro interventi trasformarono Roma in una moderna città percorribile in carrozza. E che infine, a suggello del loro operare realizzarono anche la Cupola di S.Pietro. La Cupola più audace e più ardita dell'antichità, alla quale, da che 25 anni prima era morto Michelangelo, nessuno aveva più avuto animo di metter mano; ma che i nostri due protagonisti realizzarono invece nello sbalorditivo termine di soli 22 mesi, a fronte dei 192 occorsi per la - meno alta - cupola di S.Maria del Fiore a Firenze. Due uomini che oltre a tutto ciò, diedero vita a innumerevoli opere di industria e utilità sociale: quali acquedotti, opifici, ospizi, biblioteche, università, ecc.
La mostra "Giovanni XXIII pellegrino a Loreto e Assisi", allestita nelle Cantine del Bramante del Palazzo Apostolico di Loreto, nei suggestivi spazi progettati dall'architetto del Rinascimento, è l'omaggio che la Delegazione Pontificia per il Santuario della Santa Casa di Loreto offre alla memoria di Giovanni XXIII nel cinquantesimo del suo pellegrinaggio a Loreto e Assisi. Quel 4 ottobre 1962 papa Roncalli mosse col treno da Stazione San Pietro verso le Marche e l'Umbria per chiedere alla Madonna e a San Francesco la protezione sul Concilio che si sarebbe aperto da lì a pochi giorni. Era dal 1857, da quando Pio IX aveva compiuto il suo ultimo viaggio nelle terre pontificie, che un papa non usciva dal Lazio. L'intento della mostra è quello di ridare vita ai momenti salienti di quel viaggio-pellegrinaggio papale attraverso l'esposizione di oggetti liturgici, paramenti, foto, resoconti giornalistici, testimonianze, proiezione di filmati. Adeguato rilievo sarà dato alla figura di Giovanni XXIII, la cui personalità verrà riletta anche attraverso gli occhi di alcuni artisti che l'hanno scelto come soggetto per il loro creare.
"Protagonista del libro è Papa Pio XII il cui operato risulta essere chiave nel far decifrare alcuni passaggi emblematici di un secolo che ha visto momenti di abissale crisi dell'umanità. In questi momenti di tenebre il Papa più di ogni altro rappresentante del potere politico doveva adoperarsi per riuscire a far superare indenni la cecità della violenza della guerra e del genocidio. La storia sembra essersi impigliata nella definizione di questo Papa Pacelli tanto amato e tanto odiato, tanto criticato e poco conosciuto da farne un caso denso di inesplorati significati e messaggi ancora da decodificare in modo compiuto e definitivo." (Dalla prefazione di Laura Villani)
"A Boston, nel primo viaggio, chiesi all'autista di un taxi se fosse cattolico, vista la sua gioia nell'attesa del Papa. Mi rispose di no. Ma allora chi è per lei il Papa? Rimase un po' a combattere con le parole che non venivano, poi pronunziò tutto d'un fiato: The Pope is the Vicepresident of God! Il Papa è il Vicepresidente di Dio! Una stupenda definizione, teologicamente ineccepibile. Andare in giro per il mondo a svolgere il lavoro di inviato mi ha dato la possibilità di guardare con i miei occhi, ascoltare con le mie orecchie quello che accade."
La città di Roma ha rappresentato una delle presenze più significative all'interno del percorso di vita di Giovanni Paolo Il: dagli anni della formazione di Karol Wojtyla presso 1'Angelicum (1946-1948) fino alla partecipazione al Concilio Vaticano 11, dalla elezione al pontificato fino alla sua morte. Durante gli anni del suo pontificato la missione pastorale di Giovanni Paolo II ci racconta la sua città e la sua chiesa attraverso le oltre trecento visite alle parrocchie romane all'incontro con la comunità ebraica; attraverso la ricorrenze tradizionali della chiesa. La storia dell'incontro del pontefice con Roma viene raccontata in questo volume con foto, cimeli e documenti e brani dei suoi scritti e dei suoi discorsi.