La condizione delle donne è oggi un argomento centrale per tutte le grandi religioni. Il privilegio maschile che in maniere diverse attraversa e caratterizza le varie tradizioni è sempre più in contrasto con il modo di vivere del nostro mondo. Ma è necessario che le cose stiano proprio così? Non vi è modo di cambiare i termini di una contraddizione così stridente? L'ebraismo non può trovare una sua strada per superare questo limite? In questo libro Haim Fabrizio Cipriani mostra che l'ebraismo può aprirsi al mondo femminile molto più di quanto accada oggi e ne indica le ragioni. La sua, però, non vuole rappresentare una rottura della catena della tradizione ebraica o di un suo astratto adeguamento alla modernità, bensì la proposta di una rilettura della stessa tradizione che ne attualizzi le posizioni più aperte ed accoglienti, perché "l'ebraismo ha bisogno delle donne, delle loro menti, dei loro cuori, per ascoltare voci e prospettive diverse che gli uomini non potrebbero fornire".
"Ma, nel momento del cheshbon hanefesh, facendo il bilancio della mia vita, devo riconoscere che i miei veri maestri, per guidarmi e per spingermi avanti, mi attendono non in luoghi prestigiosi e lontani ma nelle piccole aule piene d'ombre e di canti dove un ragazzo al quale assomigliavo studia ancora oggi la prima pagina del primo trattato del Talmud, sicuro di trovarvi tutte le risposte a tutte le domande. Meglio: tutte le risposte e tutte le domande. Perciò, spesso per me l'atto di scrivere non è altro che il desiderio inconfessato o cosciente di incidere alcune parole su una pietra tombale: alla memoria di una città scomparsa, di un'infanzia esiliata e di tutti coloro che ho amato e che se ne sono andati prima che abbia potuto dirglielo."
"Nessun libro può sostituire il diario tragico di Klemperer: in esso è l'esperienza della distruzione a parlare, la violenza quotidiana della predicazione di morte. I lemmi, che egli sceglie per l'illustrazione del processo di formazione di una nuova lingua del potere, sono offerti alla sua intelligenza di filologo dalla sua vita quotidiana di perseguitato e si confrontano con la progressiva riduzione della sua esistenza a quella di un testimone. È un libro dal vero, che ci riconduce, con la meticolosa pedanteria di un cronista, a una storia aberrante come fosse ancora un presente." (dalla Prefazione di Michele Ranchetti)
Cinque donne stanno nell'elenco maschile delle generazioni tra Abramo e Ieshu/Gesù. Cinque casi unici forzano la legge, confondono gli uomini e impongono eccezioni. Le donne qui fanno saltare il banco, riempite di grazia che in loro diventa forza di combattimento.
Lo Zòhar è un commento alla Torà, il Pentateuco, scritto sotto forma di romanzo mistico. L'eroe è Rabbi Shim'on figlio di Yochai, un saggio che visse nel secondo secolo in terra d'Israele. Nello Zòhar Rabbi Shim'on e i suoi compagni vagano attraverso le colline della Galilea scoprendo e condividendo i segreti della Torà. A un certo livello di lettura, figure bibliche come Abramo e Sara sono i personaggi principali, e i mistici compagni interpretano le loro parole, le loro azioni e le loro personalità. A un livello più profondo, il testo della Bibbia è semplicemente un punto di partenza, un trampolino per l'immaginazione. Per esempio, quando Dio intima ad Abramo Lekh Lekhà ("Vattene ... verso la terra che Io ti indicherò"), lo Zòhar insiste nel leggere le parole ebraiche in senso iperletterale: "Va' verso di te", cerca profondamente al tuo interno e scopri là il divino.
Descrizione
In questo libro fondamentale Yosef H. Yerushalmi risponde a una domanda decisiva: che cosa gli ebrei hanno scelto di ricordare del loro passato e in che modo lo hanno, di volta in volta, preservato, trasmesso e rivissuto. In quattro capitoli che vanno dalle origini bibliche fino ai giorni nostri, Yerushalmi fornisce un quadro che è insieme brillante ricostruzione di fatti e riflessione generale su cosa significa fare e scrivere storia.
L'Autore
Yosef Hayim Yerushalmi (New York, 1932-2009) insegnò per molti anni Storia e cultura ebraica alla Columbia University. Fu autore di importanti libri, anche tradotti in italiano, fra cui per la Giuntina il fondamentale Zakhor. Storia ebraica e memoria ebraica, e Assimilazione e antisemitismo razziale: il modello iberico e tedesco.
Seguendo la lunga riflessione operata dai Maestri sull'atto creatore, questo saggio di Catherine Chalier si iscrive nella linea di una meditazione sulla funzione delle lettere in una creazione che deve tutto alla parola. Una meditazione che si ispira alla grafia delle lettere e, quanto al loro significato, alle suggestioni del Talmud e dello Zohar. Essa tenta di mostrare al lettore moderno, senza dubbio poco incline a soffermarsi sulla poesia delle lettere ebraiche, che lo sforzo per decifrare l'enigma delle nostre vite avvalendosi di queste lettere è un cammino di speranza.
I costruttori della torre di Babele volevano assicurarsi fama eterna, garantirsi eternità, farsi un nome. Ma dovevano rivelarsi tanto poco padroni del tempo quanto del linguaggio. Come finirà allora la sfida del loro nome contro il Nome di Dio? Potrà la diaspora delle lingue trovare nei tempi messianici la via della redenzione? Seguendo il filo dell'ermeneutica ebraica questo libro ricostruisce, con il ritmo avvincente di un racconto, le profezie sull'istante messianico che segnerà la fine. Nell'unisono con cui verrà invocato, sarà il Nome di Dio a irrompere nella storia per sovvertirla, a invertire il tempo nell'eternità. Nel doppio futuro di Dio - "Sarò colui che sarò" (Es 3, 14) - affiora il nesso tra linguaggio e redenzione. Vocativo assoluto, Parola dell'incontro, Nome della speranza messianica, il Tetragramma è la possibilità di oltrepassare il tempo nel tempo, di fare della memoria l'inizio della redenzione. Sarà il Nome a porre il sigillo della fine.
A parlare della “propria” Shoah sono oltre 700 testimoni romani che hanno fatto richiesta di supporto nell’ambito del progetto per la distribuzione del “Fondo Svizzero per vittime della Shoah in stato di bisogno”. Proprio l’obiettivo ‘altro’ di queste testimonianze rispetto a interviste programmate per fini espliciti di ricostruzione storica costituisce motivo di fascino. Si dà voce non solo a chi non aveva mai raccontato, ma soprattutto a chi non ha storie particolarmente significative o eroiche e si limita a includere la sua personale esperienza nel destino generale “delle difficoltà e disagi avuti da tutti gli ebrei vissuti in quel periodo”. Le voci narranti si inseriscono progressivamente nella storia della presenza degli ebrei a Roma, fino a diventare preminenti e a trasformarsi in un vero e proprio coro a più voci dai toni sempre più drammatici. Ne scaturisce l’immagine di un gruppo di famiglie uscite a stento dal ghetto prima e dalle persecuzioni fasciste e naziste poi, con effetti che perdurano fino ad oggi. Le vicende degli ebrei romani, per la loro antica e ininterrotta presenza sul territorio e per le problematiche con cui si sono dovuti confrontare, acquistano un valore paradigmatico, utile a capire non solo la storia della diaspora ebraica, ma anche generali dinamiche di convivenza tra gruppi di maggioranza e di minoranza. Questo libro, nato da un progetto di ricerca ideato da Raffaella Di Castro, vuole avere il valore di un risarcimento morale a chi ha offerto di affidare ad altri la propria storia, portandola fuori dall’ambito privato. La liberazione della parola e il bisogno di essere ascoltati, a lungo censurato, hanno contribuito alla presa di coscienza del danno indelebile subito da più generazioni. Il lavoro di raccolta delle testimonianze si è svolto tra il 1999 e il 2001 e si è poi esteso fino al 2005, presso la Deputazione Ebraica di Assistenza e Servizio Sociale di Roma, fondata nel 1885 per aiutare i più bisognosi della Comunità.
Sette autori e un fotografo in viaggio dentro l’Italia di oggi alla scoperta di alcuni luoghi della persecuzione e dello sterminio durante il fascismo e il nazismo.
Non ‘libro della memoria’ per addetti ai lavori ma racconti di autori contemporanei; reportage che aggiungono alla memoria collettiva anche lo sguardo soggettivo, le riflessioni e le domande, le emozioni e i malesseri della singola vicenda intellettuale e umana.
Sette luoghi simbolo di destini segnati nell’Italia di allora: ebrei, zingari, omosessuali, antifascisti e gente qualsiasi. Oggi un libro che è insieme un itinerario nella storia e nella geografia del belpaese, uno sguardo sul presente e sul passato, una riflessione sul futuro.
Ferramonti, le Isole Tremiti, Agnone, Via Tasso e le Fosse Ardeatine a Roma, Fossoli, Meina e la Risiera di San Sabba a Trieste: luoghi che descrivono il percorso tragico che conduce dall’esclusione al concentramento, alla deportazione, alla strage, allo sterminio: situazioni diverse che non avrebbero potuto sussistere se non concatenate. L’una meticolosamente preceduta dall’altra.
Un viaggio anche dentro i rischi del presente.
«La sera la mamma mi domandò che cosa avevo fatto durante il giorno. Le raccontai che ero stato insieme ai ragazzi più grandi. Mi domandò se mi prendevano così senz'altro con loro e io le spiegai che ora sì, mi prendevano con loro, perché avevo superato al prova. Ero stato all'osservatorio. Lei mi domandò che cos'era, un osservatorio. Risposi che lo sapeva benissimo, che lì c'erano i cadaveri e che sapeva anche benissimo che mio padre era stato gettato sopra gli altri cadaveri e che non aveva neppure un lenzuolo e io avevo detto ai bambini che ne aveva sì uno, mentre avevo visto benissimo che non ne aveva. Mi misi a strillare che lei era matta a lasciare che lo buttassero così sugli altri cadaveri senza lenzuolo e che non mi aveva neppure raccontato che era stato portato via dalla baracca dell'infermeria e che io volevo andare almeno a salutarlo un'ultima volta e che lei era stata cattiva e che era colpa sua se era lì così nudo sopra i cadaveri».
Un bugiardo, un imbroglione, un ladro e una sgualdrina. Da loro non ti aspetteresti certo la virtù. Eppure sono alcuni dei trentasei Giusti nascosti (a sé e agli altri) che secondo una suggestiva leggenda ebraica permettono al nostro basso mondo di continuare a esistere. Convivida immaginazione e grande sagacia Jonathon Keats rielabora questa leggenda indodici sorprendenti racconti creando personaggi tanto improbabili quanto indimenticabili.