La prima edizione di questo libro uscì nel 1964 ("L'antisemitismo moderno", Universale Cappelli), quando il tema era appena tornato alla ribalta con il processo ad Adolf Eichmann, con le innovative decisioni del Concilio Vaticano II e con le nuove ricerche di Renzo De Felice, che ne scrisse la prefazione (qui riprodotta). Il libro voleva rispondere al bisogno di una più diffusa informazione sul tema e contribuire a sradicare le argomentazioni dell'antisemitismo; per questo fu strutturato in modo da legare un'ampia introduzione a una antologia delle voci più significative dell'antisemitismo.
Il volume raccoglie gli Atti del Convegno su Levinas, organizzato dai curatori e patrocinato, oltre che dalle Università romane "La Sapienza", "Tor Vergata", "Roma Tre", da varie istituzioni finalizzate alla promozione della cultura francese ("Bureau de Cooperation linguistique et artistique de PAmbassade de France en Italie") e della cultura ebraica ("Hanadiv Charitable Foundation", "Leopold Zunz Zentrurn", "Centro Judaica Goren-Goldstein"), tenutosi a Roma, 24-27 maggio 2006, in occasione del Centenario delia nascita del filosofo. Il Convegno è stato parte delle celebrazioni che hanno avuto luogo nell'anno 2006 in vari paesi europei, negli Stati Uniti, in America Latina, in Asia. Obiettivo del Convegno, cui hanno partecipato i maggiori studiosi del pensiero levinasiano italiani (S. Petrosino, G. Ferretti, G. Lissa, P. F. Ciglia) e stranieri (tra i quali: A. Peperzak, B. Casper, R. Burggraeve, D. Banon, G. Bensussan), è stato quello di chiarire il rapporto in Levinas tra la fenomenologia e la tradizione ebraica, ovvero tra le fonti dell'ebraismo e le fonti filosofiche, tra l'ispirazione ebraica o profetica, rinviante all'immediatezza del rapporto del sé con l'Altro - e la filosofia avente origine nella cultura greca, rinviante alla ragione, riflessione o argomentazione. A questo tema, centrale nel pensiero levinasiano, sono dedicati i ventisei contributi pubblicati nel volume, i quali lo affrontano secondo approcci e punti di vista diversi.
In Bucovina, provincia orientale dell'ex impero austro-ungarico, nacque nel 1920 Paul Celan, poeta ebreo di lingua tedesca, considerato uno dei massimi lirici del XX secolo. A Czernowitz, capitale della Bucovina, divenuta romena nel 1919, trascorse l'infanzia e gran parte della giovinezza. Durante l'occupazione nazista subì l'internamento in un ghetto e in un campo di lavoro, ma la ferita insanabile fu la deportazione e l'assassinio dei genitori. Con la fine del conflitto mondiale e l'annessione della Bucovina settentrionale all'Ucraina le condizioni di vita degli ebrei sotto il regime comunista s'inasprirono nuovamente. Trasferitosi nel 1945 a Bucarest, vi rimase due anni, tra i più felici e fecondi della sua turbolenta esistenza. Giunto clandestinamente in Austria, soggiornò alcuni mesi a Vienna. Nel luglio del 1948 emigrò a Parigi, dove morì suicida nel 1970. Sulla base di un lavoro di ricerca e di documentazione durato vari anni, Israel Chalfen ripercorre con rigore e fedeltà la prima metà della vita di Celan, la sua dolorosa vicenda umana e intellettuale, risalendo alle radici culturali che ispirarono e permearono la sua densa produzione lirica.
Una lettura del pensiero di Emmanuel Lévinas alla luce del confronto con Kant, su un tema quanto mai classico: il male radicale. Non solo assumono nuovi significati i temi fondamentali della filosofia levinasiana, etica come filosofia prima, primato dell'altro, ma la stessa meditazione sulla tragedia della Shoa è riletta alla luce del concetto kantiano di male, come disposizione inscritta nell'animo umano. Disposizione di cui si è sempre responsabili.
L'Ispettorato generale per la razza venne creato da Mussolini nel marzo 1944, col compito di intensificare le campagne antiebraica, razzista in genere, antimassonica. Il dittatore nominò Ispettore generale per la razza Giovanni Preziosi, decano degli antisemiti italiani. L'Ispettorato ebbe sede nel comune di Desenzano del Carda e fu attivo fino all'aprile 1945. Questo volume contiene le relazioni presentate all'omonimo Convegno di studi, tenutosi a Desenzano il 27 gennaio 2007, "Giorno della Memoria", e organizzato dal Comune di Desenzano del Garda e dalla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea Cdec di Milano, mossi dal desiderio di conservare memoria e sviluppare le conoscenze sull'Ispettorato e su Preziosi. Il volume contiene saggi di Gaetano Agnini, Francesco Cassata, Francesco Germinano, Liliana Picciotto, Mauro Raspanti, Marino Ruzzenenti e Michele Sarfatti, che trattano temi quali la politica antiebraica della Repubblica sociale italiana, l'attuazione in provincia di Brescia, l'attività dell'Ispettorato generale per la razza nel 1944-1945, il pensiero e gli scritti antisemiti di Preziosi, la sua collocazione nel contesto dell'antisemitismo italiano. Per oltre dodici mesi Preziosi e l'Ispettorato incrementarono la propaganda e l'elaborazione antiebraica della Repubblica sociale italiana, fornendo un retroterra importante e necessario alle parallele azioni di arresto e deportazione degli ebrei.
In questo volume si raccolgono studi e riflessioni concernenti la galassia della Shoah considerata sia dal punto di vista del ritorno alla vita dei deportati, sia dal punto di vista della testimonianza di questa drammatica esperienza. La testimonianza è così indagata nei suoi molteplici aspetti: come fonte per la ricostruzione storica, documentazione di un'esperienza esistenziale estrema, strumento per la conoscenza e lo studio della Shoah. Indagando questi diversi aspetti emerge il rapporto profondo, ma anche conflittuale, che può instaurarsi tra la memoria e la storia, nella convinzione che dai vissuti occorra poi pervenire ad un approfondimento critico della conoscenza storica. In secondo luogo, il volume affronta il problema del ritorno alla vita dei sopravvissuti alla Shoah, prendendo in considerazione, in particolare, alcuni casi nazionali: dall'Unione Sovietica alla Polonia, dalla Germania all'Italia, precisando anche il ruolo dei sopravvissuti nella nascita di Israele. La considerazione di questi diversi temi consente di enucleare una serie di problemi aperti sui quali la riflessione storica, culturale e filosofica contemporanea sta approfondendo la percezione del paradigma dell'annientamento nazista.
L'opera contiene scritti, lettere e interventi a carattere prevalentemente ma non esclusivamente politico di Martin Buber, che vanno dal 1918 agli anni Sessanta. Si tratta di lettere ad amici e persone attive nel mondo sionista tedesco, di relazioni e interventi svolti dal filosofo in occasione di congressi del movimento sionista, di scritti contenenti riflessioni di carattere politico ma spesso interessanti analisi sui problemi dei rapporti tra nazioni, popoli e culture diverse. Dalla ricchezza delle argomentazioni è possibile trarre un quadro articolato del mondo culturale sionista ed ebraico in rapporto anche all'evoluzione della situazione politica in Palestina durante il ventesimo secolo. Il testo originale tedesco, tradotto finora soltanto in inglese nell'edizione curata da Paul Mendes-Flohr, viene tradotto per la prima volta in italiano.
Salomone Rubinstein, un ricco ebreo polacco che in Francia è diventato il re della confezione in serie di pantaloni, si ritira dagli affari e fonda la S.O.S. Benevoli. Si tratta di un'associazione umanitaria per alleviare le sofferenze del prossimo e che accoglie anche gli appelli telefonici di quanti hanno urgente bisogno di aiuto: perché versano in ristrettezze finanziarie o sono malati o si trovano in difficoltà di ordine morale. All'inizio gli angosciati sono due: il vecchio Salomone Rubinstein e il giovane Jean, dalla faccia, ma solo, poco raccomandabile, che si arrangia come può aggiustando di tutto. L'incontro tra i due è "storico": Jean viene assunto da Salomone per recarsi "sui luoghi", cioè in casa di coloro che, per i motivi più disparati, si rivolgono alla S.O.S. Benevoli. Ed ecco, tra costoro comparire Coro Lamenaire, un ex cantante di canzoni "realiste", e un tempo amica di Salomon; una signora sessantacinquenne, ma ancora pimpante, che non riesce a dimenticare il suo passato di donna amata e applaudita. Su questo triangolo, tra Salomone, Jean e Coro, si costruisce la storia fatta di umorismo e angoscia ma che tuttavia, nel finale, si apre a un dolce sorriso di speranza.
Il volume presenta gli atti del IX Convegno internazionale "Donne nella storia degli ebrei d'Italia", tenutosi a Lucca dal 6 al 9 giugno 2005 e organizzato dal Centro interdipartimentale di studi ebraici dell'Università di Pisa e dell'archivio di Stato di Lucca, nell'ambito della serie "Italia Giudaica". Nella prospettiva della convergenza di storia degli ebrei d'Italia e di gender history, il filo conduttore del volume è costituito dall'analisi della condizione e del ruolo delle donne nel mondo ebraico italiano nell'arco degli ultimi dieci secoli. Il volume copre un vero e proprio "vuoto" storiografico: sebbene siano infatti ormai numerose, anche in Italia, le ricerche sulle donne ebree, si è finalmente data l'occasione, per studiosi italiani e stranieri, di un incontro e di un confronto tra quanti si occupano di storia delle donne (e in particolare quelle ebree) e di storia dell'ebraismo italiano. Dando per scontata la peculiarità della posizione della donna nell'ambito della tradizione religiosa ebraica, si sono individuate le modificazioni e gli adattamenti nel tempo verificatisi in Italia e si è indagata la storia delle ebree d'Italia a partire da quattro temi in particolare: il matrimonio e la relazione coniugale, la vita comunitaria, la conversione e i rapporti con la società cristiana e, infine, la peculiarità dell'esperienza femminile negli eventi delle persecuzioni e della Shoah.
Lo yiddish è stata la principale lingua degli ebrei europei e l'espressione più autentica del carattere essenzialmente europeo dell'ebraismo degli ultimi duemila anni. Pur nascendo come lingua neo-germanica, lo yiddish si è caratterizzato immediatamente anche come lingua ebraica: è scritta infatti in caratteri ebraici e dalla tradizione religiosa deriva la sua importante componente ebraico-aramaica. Queste due caratteristiche, l'essere contemporaneamente europea ed ebraica, sono l'emblema dell'ebraismo fino al XX secolo. Parlato in Europa orientale da dodici milioni di persone prima della seconda guerra mondiale, oggi lo yiddish è scomparso dall'Europa insieme a coloro che lo parlavano. Lo yiddish non è più la lingua di un popolo, ma molti ancora lo parlano. Nei circoli ultraortodossi di New York e Gerusalemme un milione circa di persone parlano lo yiddish come prima lingua.
I saggi raccolti in questo volume prendono in esame i molteplici aspetti dell'opera di Heinrich Heine: i lavori in versi e in prosa, i contributi alla critica della letteratura, l'attività di giornalista e polemista. Marcel Reich-Ranicki individua in lui il modernizzatore della lirica tedesca sia sotto il profilo tematico che lessicale, evidenzia la vena polemica che ne caratterizza sovente la produzione saggistica e ne mette in risalto l'indipendenza intellettuale. Fondamentale per la comprensione di Heine è inoltre secondo il critico l'analisi dell'enorme influenza esercitata sul poeta dall'origine ebraica: l'amore non corrisposto cantato in particolare nelle liriche giovanili simboleggia a suo parere la condizione dell'ebreo nel contesto della società tedesca, l'avversione di cui si è sentito vittima, il senso di non appartenenza provocato dalla mancata emancipazione e dalla persistente discriminazione.
"Materia giudaica" è la rivista semestrale dell'Associazione Italiana per lo Studio del Giudaismo, di cui fan parte docenti universitari italiani e stranieri e chiunque sia interessato allo studio dell'ebraismo in tutti i suoi variegati aspetti. Vi appaiono, presentati con tempestività, i resoconti più aggiornati delle scoperte e delle ricerche condotte in Italia nel campo del giudaismo antico, medievale, moderno e contemporaneo. Il volume raccoglie interventi di: Michael Segal, Piero Capelli, Saverio Campanini, Mauro Zonta, Valerio Marchetti.