È possibile una filosofia cristiana dopo Heidegger? La fenomenologia di Jean-Luc Marion può essere una risposta a questa domanda. La fortuna di questo filosofo contemporaneo ha ampiamente valicato le Alpi. In Italia sono già apparse raccolte degne di nota sui suoi scritti e sulla sua visione filosofica. Dal filosofo parigino sono state recepite le indagini sull'indolo e l'icona, le categorie della fenomenologia della donazione, le analisi del fenomeno erotico, gli studi sui grandi nomi della fenomenologia. Sono rimasti però in sordina l'impianto generale e il punto cardinale della sua ricerca filosofica: la ricerca su Dio attraverso un radicale rinnovamento dell'apologetica. A tale compito si presta il presente volume. Esso si offre come uno strumento di equipaggiamento: non pretende di sostituire la lettura di Marion, ma vuole suscitarla, incoraggiarla e sostenerla. Presentando la sua ricerca bibliografica, la sua idea innovativa di filosofia (cristiana), il suo dialogo poliedrico con le fonti e offrendo un glossario dei termini principali, vuole aiutare ogni lettore ad attraversare la sapiente architettura della meditazione di Marion cogliendone la ricchezza e la profondità, alla scoperta di una filosofia che - meditando sulla soglia - costruisce un'apologetica volta non più a dimostrare l'esistenza di Dio ma a suscitare il grato riconoscimento della sua donazione discreta e generosa. Perché in lui tutti noi già viviamo, ci muoviamo ed esistiamo.
Il volume indaga sul contributo che la narratività può offrire alla teologia morale. Le domande che accompagnano la riflessione sono le seguenti: quale relazione intercorre tra narratività e discernimento morale? Qual è la ricaduta della pratica narrativa sul discernimento morale? La prospettiva da cui sono considerate tali questioni è quella del pensiero filosofico di P. Ricoeur. Punto di approdo dell'intero percorso è l'individuazione di un metodo narrativo di discernimento.
Gli interrogativi sollevati da una rilettura della tradizione fenomenologica ed ermeneutica del Novecento, da alcuni elevata a paradigma filosofico, sono numerosi e non riassumibili in un singolo testo. L'intento è soprattutto quello di ricostruire l'unità del pensiero fenomenologico-ermeneutico, restituendo legami in grado di suggerire una direzione ad un panorama filosofico frastagliato e prospettico. Viene così affrontata nei diversi autori l'ispirazione fenomenologica che, sia pure in nuce con esiti teorici alquanto differenziati, ha comunque caratterizzato unitariamente e originalmente una grande stagione filosofica, annettendo nuovi motivi al tradizionale quadro teorico (Husserl - Heidegger - Gadamer), come il rapporto tra Gadamer e Derrida e il debito fenomenologico di autori quali Lévinas e lo stesso Derrida. Le indagini svolte e gli spunti provocati vorrebbero dimostrare l'importanza e l'attualità di una impostazione di pensiero che ha dovuto fare i conti, fino a considerarsi superata, con le nuove tendenze filosofiche impegnate a ribattere in modo parassitario i risultati delle scienze positive.
Il presente volume inaugura una nuova collana dell'editore dedicata ad offrire strumenti per la scuola, il dibattito e l'aggiornamento culturale. A cominciare dal tema del male che è l'oggetto del primo numero. Ogni commento alle tragedie moderne è misurato dall'orrore di Auschwitz, vero spartiacque della nostra storia, evento che sembra rifiutarsi ad ogni spiegazione, destinata ad apparire una consolazione a poco prezzo e dunque un'ulteriore ingiustizia nei confronti delle vittime. L'impossibilità di spiegare il male ha tuttavia condotto ad atteggiamenti di rassegnazione, assuefazione, finanche di complicità, che l'autore si incarica di analizzare per contrapporli alla domanda di Giobbe, il personaggio biblico vittima delle peggiori disgrazie che pure non rinuncia ad invocare giustizia per l'uomo. La sua è una protesta contro il silenzio di Dio di fronte alle vittime, ma proprio percorrendo quel silenzio l'autore vi troverà un appello alla libertà dell'uomo affinché diventi responsabile verso l'altro uomo. Appello che conduce l'uomo ad un più intimo e sofferto colloquio con Dio. La protesta di Giobbe ci consegna così una nuova immagine di Dio, disponibile ad accogliere le domande e i dubbi più inquietanti dell'uomo moderno.