L'autore studia nel dettaglio la recezione cattolica e ortodossa dell'appello di Giovanni Paolo II contenuto in Ut Unum Sint 95-96, là dove il Papa domanda ai teologi e ai rappresentanti delle confessioni cristiane di cercare insieme una forma nuova dell'esercizio del primato petrino che non contraddica la sua natura. Lo studio comparato di alcune autorevoli voci cattoliche e ortodosse che si sono espresse nel ventennio 1995-2016 diventa un esercizio fecondo di ecumenismo recettivo, attraverso cui cattolici e ortodossi possono imparare nuovamente a comprendersi e a camminare insieme. Prefazione di Michelina Tenace.
La finitezza, che costituisce l'orizzonte irrinunciabile dell'esistere dell'uomo, non lo sottrae al desiderio di vedere la propria vita caratterizzata da un compimento che ne dica l'autenticità. Questo desiderio tuttavia appare tanto fragile da essere costantemente esposto al fallimento: alle prese con la forza distruttiva dell'inautentico, l'uomo vede ben presto il suo sguardo sul futuro spegnersi sul pre-sente, il suo affidarsi spontaneo assumere la forma di una profonda diffidenza, il suo dischiudersi all'altro involversi in ripiegamento su di sé. E a negare all'uomo il suo compimento sembra essere la sua stessa vita, il cui tratto oscuro pare inesorabil-mente prevalere. Inaspettatamente tuttavia il cammino dell'autenticità torna a profilarsi come percor-ribile per l'uomo a partire dalla sconfitta stessa della notte operata dal farsi carne di Dio, il cui vivere radicalmente la finitezza restituisce a quest'ultima la possibilità di vedere adeguata in pienezza la positività del desiderio da cui l'esistenza stessa è profondamente pervasa.