Onorio "di Autun", vissuto in un periodo imprecisato a cavallo fra XI e XII secolo, è un personaggio alquanto misterioso per noi (non conosciamo neppure il luogo di nascita), ma molto fecondo e celebratissimo al suo tempo. Il Sigillum Beatae Virginis Mariae è la sua seconda opera: un breve trattato per spiegare a una comunità di monaci benedettini come mai il Cantico dei Cantici era stato scelto come lettura liturgica per la solennità dell'Assunzione di Maria, recentemente introdotta. Sotto l'aspetto didattico, l'autore - con tutta probabilità monaco a sua volta - ne approfitta per proporre una attualissima lezione di spiritualità, tutta centrata sull'Incarnazione di Cristo e sulla valorizzazione delle realtà create.
L'inno "Dulcis Iesu memoria" gode ancora di una certa notorietà, nonostante ci sia pervenuto in una versione molto ridotta e modificata rispetto al testo originale. Il carattere poetico del testo nulla toglie alla chiarezza del messaggio, anzi lo rende più affascinante e tale da toccare le fibre più intime del cuore.
I "Trattati" e le lettere, delle quali viene offerto un saggio con testo, permettono di accostare un momento significativo della storia della spiritualità italiana.
Opera postuma di taglio teologico-spirituale, i "Dialogues sur l'éloquence" riflettono una preoccupazione diffusa circa il tema dell'eloquenza in generale e della predicazione in particolare.
L'indagine di Moioli sulla piccola carmelitana di Lisieux mette ripetutamente in evidenza la correlazione tra dottrina e vissuto e induce a prendere le distanza da qualsiasi interpretazione agiografica, per rileggere la vocazione cristiana di Teresa nell'orizzonte della fede. L'attualità della santa sta indubbiamente in questo cammino di fede, messo a dura prova in un contesto storico di ateismo che la rende comunque solidale con la sofferenza di chi non crede.