In Italia, i giornalisti sono arrivati quasi a 110.000, cui si sommano gli oltre 21.000, tra comunicatori e addetti stampa in imprese, associazioni, enti pubblici. I social media manager si stanno ora associando per il riconoscimento di questa nuova professione, già molto diffusa, così come gli influencer che chiedono di essere tutelati e riconosciuti come comunicatori digitali. Il numero dei "comunicatori" è in continuo e costante aumento e dall'antica Grecia ad oggi, è una professione che si è sempre evoluta e mai estinta. Allora, è bene chiedersi cosa distingue i "comunicatori" tra di loro: se è vero che lo siamo un po' tutti, esiste ancora il discrimine tra chi fa comunicazione e chi informazione? Oppure, come aveva già profetizzato nel '68 un'artista visionario come Andy Warhol, "Nel futuro ognuno sarà famoso per 15 minuti" e nell'era dei Social a decretare il successo sono più i numeri che i contenuti? A queste domande cercherà di rispondere questo libro attraverso il contributo di chi ha fatto della comunicazione una professione, di chi tutti i giorni si occupa di parlare agli altri, di informarli, di convincerli, di intrattenerli e persuaderli. Ringraziamo per questo e per gli indispensabili contenuti forniti: Simona Agnes, Claudio Baglioni, Carlo Bartoli, Novella Calligaris, Gianni Canova, Piero Chiambretti, Andrea Delogu, Nino Di Matteo, Romana Liuzzo, Alessandro Paolucci (in arte @Dio), Filippo Patroni Griffi, Lorenza Pigozzi, Fabrizio Pregliasco, Andrea Purgatori, Monica Setta e, per la prefazione, Giovanni Grasso.
Correva l'anno 2020. L'anno del virus. Viaggiavano in Tv, in Rete, sugli smartphone, le immagini di morte, sofferenze, crisi economica e relazioni sospese. Impotenti apparivano i grandi della Terra di fronte alle incognite di una pandemia che ridisegnava confini, potenze, certezze. Lo spirito laico che aveva investito nella supremazia di finanza, mercato e tecnologia, vacillava rispetto alle domande dello Spirito che, poste nella notte del mondo da un uomo vestito di bianco, interrogava la classe politica, appellandosi a «uomini e donne che hanno la vocazione politica e i partiti politici di diversi Paesi affinché cerchino il bene comune del Paese e non il bene del proprio partito». Ma lo slancio solidale dei cattolici, vissuto nei giorni difficili, potrebbe più che mai "servire" al Paese durante la più grande operazione di ricostruzione morale ed economica dal dopoguerra ad oggi.
Un amarcord napoletano in cui Rosanna Oliva de Conciliis ripercorre, partendo dagli anni della sua infanzia prima della seconda guerra mondiale, l'intenso rapporto che ancora la lega alla città della sirena Partenope. L'accenno alla favola che introduce ogni capitolo, tra le quali molte arrivate a lei per tradizione orale da "Lo cunto de li cunti" di Giambattista Basile, aggiunge una nota di colore e ci riporta al tempo magico dell'infanzia. Un racconto venato di nostalgia di famiglie, di nonne, nonni, zie, zii, cugine e cugini, in un intricato albero genealogico ricco di tanti rami. I piccoli, grandi fatti scandiscono i tempi della loro vita, i luoghi, le case di famiglia, la vecchia Napoli di un mondo ormai scomparso, ma non per questo meno vivo e presente nel ricordo, con freschezza di immagini, partecipazione affettuosa. Un sorriso arguto e indulgente alle manie e alle debolezze che rendono veri e vicini persone e eventi.
Una novella di Giovanni Boccaccio idealmente dedicata a Giovanni Bovara, studioso del "Decamerone", che poco prima di morire (1916) a causa delle ferite riportate durante la Prima guerra mondiale, scoprì fortunosamente uno scritto sconosciuto del Boccaccio. Questa novella fu poi nuovamente dimenticata per essere poi pubblicata, per la prima volta. È altamente probabile che la novella fosse stata portata al Nord dallo stesso Boccaccio per donarla a qualcuno quando, nel 1351, fu inviato in Tirolo come "ambaxiator solemnis" di Firenze. Qui, Camilleri racconta non solo come venne in possesso di una copia manoscritta dell'originale autografo, ma chiarisce anche le probabili ragioni che spinsero Boccaccio a escludere questa novella sia dalla Giornata Terza del Decamerone, a cui era originariamente destinata, che dalla raccolta definitiva.
Questo volume presenta due testi inediti di Platone, a lungo dimenticati poiché considerati apocrifi: il libro XI (nonché ultimo) della Repubblica, e la Lettera XIV agli amici d'Italia sulla giustizia. Entrambi i testi suscitano uno straordinario interesse perché documentano una svolta imprevista nel pensiero del grande filosofo: l'incontro di Socrate con l'enigmatica figura dello "straniero di Treviri", nel quale è forse possibile riconoscere un antico precursore di Karl Marx. Questo incontro è drammaticamente descritto nel libro XI della Repubblica. La Lettera invece documenta un episodio della storia d'Italia finora sconosciuto: un piccolo avventuriero, demagogo spregiatore della giustizia, esercita la tirannide con l'appoggio di alcune selvagge tribù di barbari del Nord. Entrambi gli scritti platonici sono accompagnati da ampi commenti critici e filologici.
La globalizzazione impone rinnovati strumenti di analisi per cogliere e interpretare le «forze profonde» operanti nella comunità internazionale. Il terzo millennio, cioè, rappresenta una svolta epocale persino in un'area contrassegnata dalla ricerca di nuovi equilibri, circa i quali la lezione dell'on. Alessandro Duce è esemplare. L'Estremo Oriente è uno scenario privilegiato volto a contenere ogni tentativo di riaffermare un certo eurocentrismo, ma anche Olimpia Niglio, durante i due convegni tenuti presso il Dipartimento di scienze politiche dell'Università degli studi Federico II di Napoli il 7 e l'8 marzo 2018, ha dato prova di una conoscenza approfondita del Sol Levante e della Colombia, non tralasciando l'influsso dell'Italia.
Eventi straordinari, quali un'epidemia di peste, potevano ripetersi con una certa frequenza in una società di antico regime. Essi mettevano a dura prova le autorità di governo, costringendole ad assumere provvedimenti drastici ma, nella maggior parte dei casi, scarsamente risolutivi. Per combattere la peste bisognava infatti prevenirla, bloccarla alle porte di un centro, impedire che essa dilagasse. Era soprattutto la prevenzione alla base della lotta impari contro la malattia. Una prevenzione che le autorità erano tenute ad adottare in maniera rigorosa, senza eccezioni di sorta; tuttavia, nella realtà altre erano le logiche che spesso prevalevano. Con conseguenze disastrose per intere popolazioni. Alla luce di tali osservazioni, il ruolo delle istituzioni, le scelte e le "politiche" da esse adottate, a livello centrale e locale, emergono quali fattori chiave per leggere la storia delle epidemie di età moderna e, non ultima, della terribile pandemia scoppiata nel 1656 nel regno di Napoli. Fattori in grado di chiarirci successi e insuccessi, diffusione e controllo.
Scomparsi o quasi dalle rotte della politica, marginali nell'elaborazione di proposte culturali e nel governo di vecchi e nuovi media, fragili nel sistema economico-finanziario, i cattolici rischiano di vivere, nella società italiana e in particolare in quella meridionale, una stagione priva di visione, prospettive, responsabilità. Eppure non manca la spinta profetica e missionaria, in un contesto di globalizzazione, della Chiesa di Francesco. Eppure non manca la costante attenzione della Chiesa italiana che, proprio a Napoli, ritorna a riflettere su giovani e lavoro guardando alla prossima Settimana Sociale. Eppure non mancano, nel Mezzogiorno, isole di intelligenza, imprenditorialità, progettualità, innovazione, unitamente ad una ragnatela viva di volontariato ed associazionismo, per ritornare nuovamente ad essere "servitori" propositivi per il paese.
Dagli anni Ottanta la presenza di buddhisti "indigeni" in Italia è diventata una componente stabile nel panorama sociale italiano. Una religione sempre meno "straniera", che non "fa paura", rispetto ad altre vissute come più inquietanti per la presenza numericamente più evidente e per le complesse vicende internazionali di questa stagione. Maria Angela Falà approfondisce i temi legati al passaggio e al radicamento del buddhismo in Occidente e, nello specifico, in Italia. Ne scaturisce un libro ricco e complesso che implica diversi livelli di ricerca, dall'identificazione delle tradizioni buddhiste originarie presenti oggi nel territorio al loro stabilizzarsi in centri di attività, monasteri ed istituzioni, per giungere a una riflessione sull'incontro tra la sensibilità religiosa orientale, inclusiva e sistemica, e la cultura europea, cartesiana, scientifica e tecnologica.
Hildegard von Bingen, una delle figure femminili più straordinarie del Medioevo, non era solo badessa, compositrice e autrice di un'opera teologica tra le più significative del suo tempo, ma si occupò anche di medicina naturale, tema oggi di grande attualità, descrivendo le proprietà curative degli alimenti. In Hildegard von Bingen, Ricette per il Corpo e per l'Anima vengono descritte oltre 60 ricette inedite che si basano sull'opera di Hildegard e ne mantengono intatto lo spirito raccogliendo il numero più alto possibile degli ingredienti che la religiosa usava consigliare ai sani. L'autrice ci offre anche un'affascinante panoramica sulle consuetudini culinarie dei conventi medioevali, sia nel periodo di digiuno sia in quello di festa. Lo scopo di questo libro è quello di presentare solo quei cibi che Hildegard considerava sani: "Quelli che la giusta carne / E il giusto sangue / E uno spirito allegro / E la gioia nell'animo vi mettono" Questo non è solo un manuale di cucina ma anche una lettura piacevole con ricette, illustrazioni medioevali e numerose citazioni tratte dalle opere di Hildegard che riguardano i pasti, le bevande e la vita sana. Nel volume Eve Landis dimostra che seguendo le regole di Hildegard si può mangiare in modo sano ma con gusto, perché: "Sono i cinque sensi che danno all'uomo la sua completezza."
L'Italia sconta un passato difficile da trent'anni. Precisamente dal 1992, quando Giuliano Amato e Carlo Azeglio Ciampi affrontarono una schiacciante svalutazione della moneta e una grande stretta fiscale, per tamponare la crisi economica emergente. Poi vennero Mani Pulite e la scomparsa dei partiti. Dal 1992 ad oggi le regioni hanno mostrato mediocri performance delle politiche locali; la produttività delle imprese ha sviluppato un percorso decrescente; l'entrata nell'euro ci ha temporaneamente salvato ma la crisi del 2009 ci ha coinvolto in una recessione complicata e difficile. Il Mezzogiorno non si è ancora ripreso dal clima recessivo e ha accentuato i tratti degradati della sua economia e della sua società. Il resto dell'Italia si sta riprendendo ma, da sola, non riuscirebbe a tenere testa ai problemi che bisogna affrontare nell'Unione Europea.
"Una lettera, seppur scritta con il cuore, non può esaurire problemi, timori, speranze. Ma una cosa devo dirLe Santità. E glielo dirà Napoli. Qui guardiamo ancora avanti con fiducia e speranza, ci sentiamo ancora fortemente impegnati a disegnare nella concretezza il nostro futuro, a costruire e realizzare lo sviluppo, a lavorare per una pacifica convivenza sociale, attraverso l'esaltazione della centralità e della dignità dell'uomo. Contro ogni forma di degrado, sopraffazione, violenza. Qui vogliamo recuperare i parametri fondamentali dell'etica che sono il presupposto per la rinascita civile e sociale."